martedì 29 gennaio 2008

value for me



E' stata presentata oggi a Roma una ricerca commissionata da Consumers' Forum su "Evoluzione e scenari della cultura della marca e del consumo".

Dalla ricerca emerge chiaramente che il prezzo e il valore perdono gradatamente la loro dimensione strettamente economica: mentre il prezzo diventa un corollario dei concetti valore e qualità, il valore supera la dimensione meramente economica per abbracciare significati individuali e soggettivi, che variano di volta in volta.


L'87,7% degli intervistati ha dichiarato di condividere l'idea che tra le principali aspettative nei confronti della marca ci sia il rispetto dell'ambiente. Il 76% che la marca sia impegnata nel sociale.

sabato 26 gennaio 2008

venerdì 25 gennaio 2008

air jordan in green

Nike ha presentato la XXIII edizione delle mitiche Air Jordan dichiarando che si tratta del primo dei prodotti premium che saranno realizzati nel rispetto degli standard di sostenibilità dell'azienda. Nike ha dichiarato al New York Post di aver modificato la progettazione e la realizzazione per ridurre gli sprechi, usare materiali amici dell'ambiente e eliminare colle a base di solventi. Un vero salto in avanti.

mercoledì 23 gennaio 2008

essere permette di apparire

Wal-Mart, la multinazionale che rappresenta la più grande catena di supermarket del mondo, prima sia per fatturato che per numero di dipendenti, ha avviato un processo che coinvolge produttori, distributori e fornitori per ridurre l’impatto ambientale su tutta la filiera.

Queste sono le 5 regole che guideranno il processo per rendere l'azienda una green brand leader.

Essere Responsabili: le questioni ambientali, come i cambiamenti cliematici, sono reali e le aziende, essendo parte del problema, debbono divenire parte della soluzione. Se c'è mai stato un momento per ammettere che in futuro le cose saranno diverse è ora!

Essere Trasparenti: sempre più le aziende dovranno aprirsi alle verifiche esterne in materia di impatto ambientale, aderendo a programmi di reporting e certificazione da parte di organi indipendenti.

Essere Credibili: sono sempre più numerosi i casi di greenwashing smascherati dai consumatori, sempre più critici e meno fiduciosi, compromettendo la credibilità anche delle aziende più serie. Per essere credibili occorre prima rendere green le procedure interne, poi i prodotti e infine, mai prima, la comunicazione.

Essere Promotori: non basta che l'azienda abbia un modello di azione sostenibile, occorre che metta i consumatori in condizione di essere a loro volta parte attiva della soluzione grazie all'acquisto e al consumo.

Essere Visionari: occorre il coraggio di prendere decisioni che impattano nel profondo delle strategie aziendali. La ricerca della sostenibilità è un onere nel breve che garantirà il valore futuro del brand.

sabato 19 gennaio 2008

equivalenza

"I 19 milioni di persone che vivono nello Stato di New York hanno lo stesso impatto sull’ambiente di 766 milioni di persone che vivono nei 50 paesi più poveri del mondo" (da un rapporto delle Nazioni Unite).

lato B

Sempre più non conta tanto il prodotto in se, viviamo in un mondo di commodity, ma ciò che sta dietro: l'imballo, il trasporto, la tutela dei lavoratori, lo smaltimento. Per questo motivo aziende fino a pochi anni fa prive di visibilità nei confronti dei consumatori, perchè tipicamente BtoB, stanno diventando brand noti al grande pubblico.

Succede così che per alcune marche risulta importante rendere evidente le caratteristiche dei loro fornitori, vero e proprio lato B del proprio brand, arrivando così a poter vantare e garantire una completa sostenibilità su tutta la filiera.


Jordans Cereals, azienda inglese leader nella produzione dei cereali provenienti da agricoltura biologica, sceglie il Mater-Bi®, la bioplastica completamente biodegradabile e compostabile in modo assolutamente naturale, sviluppata da Novamont, per il packaging dei propri prodotti.

Le tradizionali buste interne dei cereali biologici di Jordans Cereals saranno sostituite con nuovi sacchetti biodegradabili, composti da uno strato in “NatureFlex” di Innovia e da uno in Mater-Bi. Il tempo di decomposizione di questi sacchetti varierà così da 6 a 12 settimane, riducendo così notevolmente l’impatto sull’ambiente.


Il Mater-Bi infatti garantisce resistenza e tenuta del tutto simili alle plastiche tradizionali, ma nasce da risorse rinnovabili di origine agricola (amido), diminuendo le emissioni di gas ad effetto serra e riducendo il consumo di energia e di risorse non rinnovabili.
Le materie prime di origine agricola tornano quindi alla terra attraverso processi di biodegradazione o compostaggio senza il rilascio di sostanze inquinanti.


giovedì 17 gennaio 2008

think different (green)

Ieri è stato presentato il nuovo MacBook Air, un oggetto bellissimo con una qualità in più: MacBook Air è frutto dei progressi compiuti in campo ambientale. Consuma meno di qualsiasi altro Mac ed è stato progettato con le seguenti caratteristiche per ridurre l’impatto sull’ambiente: chassis in alluminio altamente riciclabile, schermo LCD privo di mercurio, con vetro privo di arsenico, cavi interni privi di PVC, imballaggio ridotto altamente riciclabile. Conforme a ENERGY STAR , ha ottenuto la classificazione Silver da EPEAT.
Tutto ciò è frutto anche di quanto successo nel 2007.

Probabilmente è stato uno dei casi più clamorosi degli ultimi anni. Nel 2007, per oltre 9 mesi, Apple è stata sottoposta ad una incredibile pressione da parte di Greenpeace affinche desse inizio ad un programma di sostenibilità ambientale, ad iniziare dalla progressiva e totale eliminazione degli agenti chimici pericolosi (come ad esempio additivi ignifughi tossici, e PVC).

Quando vengono dismessi, normalmente finiscono nelle mani di bambini in Cina, India e altri paesi in via di sviluppo. Loro li smontano per recuperarne i pezzi, e sono di conseguenza esposti a un cocktail pericoloso e tossico che mette in serio pericolo la loro salute e l'ambiente.

L'approccio è stato particolarmente efficace perchè non si è trattato di danneggiare l’immagine di Apple, ma di far diventare Apple un leader attento all’ambiente.

Coinvolgendo migliaia di fan del brand è stato chiesto (ed ottenuto) che Apple fosse in prima linea nello sviluppo di tecnologie “green” e che mostrasse chiaramente alle altre aziende come farlo nel modo giusto. Stavolta niente azioni spettacolari, dice Greenpeace, perché Jobs ascolta il cliente, ed è il motivo per cui si amano i suoi prodotti. Il valore aggiunto della campagna consiste nel farsi da parte dell’organizzazione ambientalista, lasciando che siano i singoli ad agire in prima persona, attraverso le possibilità offerte dalla Rete.

Si cala nel mondo di Mac accanto ai fan, non protestando ma esortando l’impresa al miglioramento. L’approccio si fonda sulla condivisione e la conversazione.

Attraverso il sito appositamente creato e chiaramente ispirato al sito ufficiale Apple, si rendono possibili molteplici azioni che richiediedono un grado di impegno differente, ognuna è alla portata di chiunque, ed è uno splendido esempio di esercizio del personale potere di incidere oggettivamente, in quanto parti interessate, sulla responsabilità dell’impresa.

La Corporate Shared Responsibility intesa quale fluida realtà che contagia la tradizione della Corporate Social Responsibility.

Green my Apple si è rivolta alle parti interessate di Apple, i Mac user, adattandosi e unendosi ad essi, parlando e condividendone le passioni, facilitando l’emergere di una sensibilità green che l’azienda destinataria non ha potuto ignorare.

Ha trovato una via alternativa vincente per gestire, insieme alle persone, il controllo del brand, decidendone un parte importante dell'identità.

mercoledì 16 gennaio 2008

domenica 13 gennaio 2008

i sei peccati del greenwashing

Greenwashing è un neologismo indicante l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Il termine è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell'ambientalismo) e washing (lavare) e potrebbe essere tradotto con "lavare col verde" o, più ironicamente, con "il verde lava più bianco". Fu probabilmente coniato in un articolo del 1991 della rivista indipendente statunitense Mother Jones. (Wikipedia)

TerraChoise Enviromental Marketing Inc ha condotto una ricerca negli USA per descrivere, capire e quantificare la crescita del fenomeno, analizzando 1018 prodotti per un totale di 1753 claim… solo uno si è dimostrato corretto! TerraChoise ha classificato in sei diverse categorie i peccati compiuti dalle aziende:
1 – NASCONDERE LE VERITA’ – suggerendo che un prodotto è green basando la comunicazione su di una singola caratteristica (es.: il contenuto di carta riciclata) ignorando aspetti di impatto ambientale ben più significativi. Non sono claim falsi ma cercano di rendere green prodotti che, di fatto, non lo sono o lo sono ben poco.
E’ risultata, ovviamente, la pratica più usata, riscontrata nel 57% dei casi analizzati.
2 – NON DIMOSTRARLO – dichiarando caratteristiche che non sono sostenute da sufficienti informazioni o da certificati di terze parti. Non è dimostrato se le informazioni necessarie non sono reperibili ne sul punto vendita ne sul sito web.
E’ il secondo peccato per numerosità di peccatori, pari al 26% del totale.
3 – ESSERE VAGHI – utilizzando claim così imprecisi, ampi e poco chiari da “garantire” equivoci e malintesi con i consumatori. E’ al terzo posto in virtù di una quota del 11%.

4 – ESSERE IRRILEVANTI – utilizzando claim che descrivono caratteristiche green ma che risultano assolutamente inutili e ininfluenti per una scelta consapevole, classico esempio è la dichiarazione “CFC free”: sono illegali, non si possono utilizzare, dove è il valore? Rappresentano il 4% dei casi.

5 – SCEGLIERE IL MINORE TRA DUE MALI – utilizzando un claim che non mente, ma la caratteristica vantata dal prodotto non ne risolve l’impatto ambientale della categoria (tabacco biologico…). Fortunatamente rappresentano solo l’1% dei casi studiati.

6 – MENTIRE – utilizzando claim che possono essere definiti in un unico modo: falsi. Rappresentano l’1% dei casi, comunque troppi.


Cosa possiamo imparare da tutto ciò? Il Green marketing è un potentissimo collante tra consumatori consapevoli e aziende. Numerosissime persone sono alla ricerca di risposte dalle aziende che consentano loro di manifestare il proprio coinvolgimento sulle questioni ambientali.
Raggiungere “onestamente” una leadership ambientale nel mercato permette di aumentare la propria quota di mercato, sostenere un pricing elevato, aumentare la propria visibilità e rafforzare la propria reputation.

martedì 8 gennaio 2008

air car!

Muoversi a bordo di un'auto ad aria compressa? Secondo la BBC sarà possibile farlo entro la fine dell'anno. Volete quest'auto?

lunedì 7 gennaio 2008

green TV

Mainstream Green è un programma del network Onnetworks, che va in onda esclusivamente on-line, fornendo ispirazione e informazione su come coinvolgersi su questioni ambientali, incoraggiando gli spettatori a migliorare la loro vita e rendere il mondo un poco migliore. Guarda ora.

domenica 6 gennaio 2008

nulla da aggungere

Spesso ci troviamo di fronte a casi di "greenwashing": brand che si nascondono dietro progetti di image branding per celare la loro "greenness".

I progetti di cause related marketing sono spesso esempio di "greenwashing", in alcuni casi no.

Innocent smoothies è un brand estremamente "cool but nice", ormai già da alcuni anni affermato su diversi mercati nord europei. Fenomeno nato in Inghilterra (quota di mercato ora al 62%), esportazioni in Irlanda, Francia Olanda, Belgio.

Promessa del brand - che ha riscosso un
successo enorme - sono la naturalità 100% frutta della composizione, l’innovazione di prodotto e lo sviluppo di un pack assolutamente originale, fun e eco - friendly (PLA bottle). Nel periodo invernale, prossimo alle vacanze natalizie, un certo numero di bottiglie vengono vendute con un cappellino di lana sul tappo in negozi selezionati: per ogni bottiglia venduta vengono donati 50p al Age Concern "the UK's largest charity working with and for older people". I consumatori sono inoltre invitati a realizzare e donare cappellini fatti con le loro mani.

E' evidente come molte aziende potrebbero ripetere operazioni simili ma sarà sempre e solo "greenwashing" se non sono aziende con un posizionamento così strategicamente rilevante come è
innocent.

green banking

Il quartier generale è a Londra ma HSBC è uno dei principali gruppi bancari e finanziari del mondo, con oltre 10.000 uffici in 83 paesi.

Coerentemente alla sua strategia di CSR nel 2007 ha dato inizio al progetto "Climate Confidence Index", ricerca progettata per capire e misurare l'attitudine e le risposte dei consumatori, nel mondo e nel tempo.

L'indice misura l'attitudine dei consumatori su quattro concetti (statement)rilevando il grado di accordo/disaccordo con gli stessi.

I quattro statement sono:
- Coinvolgimento - "il clima cambia e come rispondere a ciò è la mia principale preoccupazione".
- Fiducia - "le persone e le organizzazioni che possono fare qualcosa per i cambiamenti climatici stanno facendo quello che è necessario".
- Impegno - "personalmente sto facendo uno sforzo, per ridurre il cambiamento del clima,attraverso le mie azioni quotidiane".
- Ottimismo - "credo che riusciremo a fermare il cambiamento climatico".

La ricerca è stata condotta in 9 paesi - Brasile, Cina, Francia, Germania, Hong Kong, India, Messico, GB e USA.

In sintesi ciò che emerge dalla ricerca è estremamente sfidante sia per i governi che per le aziende, entrambi ritenuti responsabili di non fare abbastanza. Allo stesso tempo, quando agiscono, non vengono ritenuti credibili.

Cosa si impara da tutto ciò? Leggi ora.

sabato 5 gennaio 2008

green blogger

Umbria è una società di ricerche di mercato che "scandaglia" numerosi social media, incluso i blog e i siti di dicussione sui prodotti.Umbria non produce solo dati ma anche rilevanti insight relativi ad aziende, prodotti e target.

Nell'ottobre 2007 ha pubblicato una ricerca sul tema della sostenibilità ambientale, monitorando 100.000 nuovi post nell'arco degli ultimi 12 mesi (solo da blog in lingua inglese, purtroppo!).

Il primo dato interessante riguarda la segmentazione dei blogger. Il tema è discusso in modo significativo dagli appartenenti alla generazione X e Y, mentre i boomers sono solo il 20% ma in ogni caso una percentuale superiore alle media.

Alcuni degli insight più significativi.
- Individui e Corporate Responsibility: il 43% dei blogger attribuisce al singolo la responsabilità della sostenibilità ambientale.
- Broadcast media: la televisione è citata, come fonte d'informazione, solo nel 2,4% dei post analizzati.
- Brand associati alla sostenibilità: esiste un ristretto numero di brand associate più frequentemente al tema della sostenibilità, non tutte citate come esempio virtuoso... (i 5 brand più citati son Toyota, Google, General Motor, Exxon e GE).

Dalla ricerca emerge anche l'attitudine dei diversi segmenti di target:
- i blogger discutono del tema con una elevata frequenza, confermando come sia ormai sedimentato nelle coscenze sociali,
- la genX, i maschi in particolare, rappresentano il segmento più ampio,
- il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sono citati nel 62% dei post,
- più del 25% dei post discutono della crescente richiesta di energia,
- un'ampia schiera di blogger si dichiara frustrata dalla mancanza/scarsità di informazioni sul tema,
- fondamentalmente i consumatori ritengono il tema una sfida estremamente impegnativa e sono alla ricerca di aziende/prodotti che li aiutino nelle loro scelte.

Il percorso verso uno stile di vita sostenibile.
1) awareness: "esistono questioni ambientali come il riscaldamento globale".
2) understanding: "ne comprendo le cause e le conseguenze".
3) importance: "credo che siano importanti, per me e per la mia famiglia".
4) acceptance: "accetto il fatto che qualcosa deve essere fatto".
5) innovation: "devo trovare strade nuove per fare le cose in modo differente".
6) action: "sono impegnato nel modificare le mie abitudini".

design can change 2

Leggete le 10 cose da fare direttamente dal sito di Thomas Mathews.

Con grande semplicità e sensibilità propone regole molto efficaci con brillanti esempi tratti da casi concreti del suo lavoro.

L’agenzia che porta il suo nome ha il duplice obiettivo di realizzare progetti di design creativi e sostenibili allo stesso tempo. L’intelligente scelta dei materiali e il corretto uso degli stessi permette di realizzare oggetti meritevoli di attenzione ma l’obiettivo ultimo è ri-disegnare la vita delle persone con idee capaci di catturare nel profondo la loro attenzione. Leggi ora.

design can change

Sito-manifesto per sensibilizzare il mondo del design sul tema della sostenibilità. Leggi ora.

venerdì 4 gennaio 2008

lasciategli mangiare la torta

Clownfish è un’agenzia londinese specializzata in progetti di comunicazione basati su di un approccio CSR. Per il WWF ha condotto una ricerca tra i professionisti del marketing per verificarne la sensibilità sui temi legati alla sostenibilità.

La ricerca, condotta nel 2006, rileva una significativa difficoltà nel sostenere valori legati alla sostenibilità, sia per mancanza d’informazioni che di formazione ma anche per un ancora basso livello di interesse a livello aziendale.

Il trend rilevato segnala in ogni caso un interesse crescente delle aziende nel selezionare i propri consulenti di marketing e comunicazione tra agenzie in grado di sostenerli nelle loro pratiche di CSR e green marketing.

giovedì 3 gennaio 2008

bio-check

Ora si può capire in pochi istanti, da casa, il grado di naturalità di creme, shampoo e saponi (ma anche di prodotti alimentari). Basta collegarsi al sito ICEA (il principale ente certificatore italiano del biologico) e, on line, inserire gli ingredienti riportati sulla confezione e attendere la risposta: quali sono rispettosi dell'ambiente, della salute, privi di Ogm e sostanze chimiche di sintesi. Leggi ora.

ecolabel

Ecolabel è il marchio di qualità ecologica, rappresentato da una margherita a 12 stelle, valido in tutti i paesi membri dell’unione Europea. Il sistema Ecolabel è stato istituito con il Regolamento CEE n. 880/92 (revisionato da un nuovo Regolamento CE, n. 1980/2000), con l’obiettivo di promuovere la diffusione di prodotti e servizi a minore impatto sull’ambiente. L’etichetta ecologica europea attesta la conformità di prodotti e servizi a criteri ecologici fissati a livello europeo attraverso accurati studi scientifici che si basano sull’analisi degli impatti nell’intero ciclo di vita del bene/servizio. Oltre alla qualità ecologica è garantita anche una qualità di prestazioni d’uso equivalente ai prodotti dello stesso tipo presenti sul mercato. La margherita europea fornisce in modo immediato ai consumatori un’informazione sulla qualità ambientale, garantita da un Organismo nazionale (Comitato Ecolabel), che ne concede l’uso a seguito di una valutazione delle proprietà ecologiche generali del prodotto e della verifica della rispondenza ai criteri previsti. Il sistema Ecolabel consente alle imprese di distinguersi sul mercato con prodotti più rispettosi dell’ambiente e offre la possibilità di attirare i consumatori sensibili alle tematiche ambientali. Il marchio Ecolabel è valido per un’ampia gamma di gruppi di prodotti/servizi, per ciascuno dei quali sono definiti precisi criteri ecologici. I gruppi di prodotti sono scelti tenendo conto di queste caratteristiche:

· volume significativo di vendite nel mercato interno e concorrenza elevata, tali da indurre miglioramenti ambientali attraverso le scelte del consumatore;

· impatti ambientali significativi in una o più fasi della vita del prodotto, su scala globale o regionale;

· fattibilità tecnica ed economica degli adattamenti necessari alle imprese per poter ridurre i propri impatti.

Sono esclusi dall’Ecolabel:

· prodotti alimentari;

· bevande;

· prodotti farmaceutici;

· sostanze e preparati pericolosi;

· prodotti fabbricati con processi che possono nuocere all'uomo o all'ambiente.

Ad oggi sono stati definiti criteri ecologici per 23 gruppi di prodotti/servizi e per altri 4 tali criteri sono in corso di elaborazione. Nel complesso i prodotti etichettabili coprono il 30% circa dei tipi di prodotto presenti sul mercato

kick ass

I 10 luoghi più inquinati del pianeta, censiti dal Blacksmith Institute. Leggi ora.

mercoledì 2 gennaio 2008

PSR: personal social responsibility

Spesso troverete riferimenti agli "Evangelisti", con questo termine intendo descrivere coloro che, spendendosi in prima persona, hanno saputo trasferire le proprie idee con un entusiasmo tale da creare una fortissima collusione con il proprio target.

La capacità di queste persone risiede nell'abilità di contestualizzare perfettamente(to frame)l'elemento di positività a cui propongono di aderire e l'elemento di negatività contro cui combattere.

Nella mia personale visione vedo in Jamie Oliver un perfetto evangelista del concetto di cucina essenziale (less is more), fatto di amore per la tradizione e passione per la scoperta.

Grazie alla sua abilità comunicativa e alla coerenza al proprio credo, ha trasformato se stesso in un brand molto cool&nice, noto e apprezzato in tutto il mondo. Protagonista di numerosi show televisivi trasmessi in oltre 50 paesi, ha pubblicato 7 libri di cucina, tutti bestsellers che hanno venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo.

Ma ciò che lo rende "PSR", facendo apparire del tutto normale ciò che è riuscito a fare, è il suo impegno sociale: ogni anno nel suo ristorante londinese Fifteen insegna ad un gruppo di disoccupati il mestiere di cuoco.

Si è impegnato in prima persona per la riforma delle mense scolastiche inglesi, ottenendo che il governo stanziasse 280 milioni di sterline.

Definisce se stesso The Naked Chef. Bravissimo.

martedì 1 gennaio 2008

la reputazione di Narciso

Narciso è il nome che Treebrand e TomorrowSWG hanno dato ad un progetto di ricerca e analisi sulla sensibilità del management italiano in tema di comunicazione e di reputazione delle organizzazioni italiane, siano esse imprese private o amministrazioni pubbliche.

La ricerca di base è stata realizzata somministrando on-line un questionario (96 diversi items) a cui hanno risposto più di 800 manager di aziende italiane di ogni dimensione e settore e ha permesso di evidenziare le debolezze comunicative delle imprese e il loro bisogno di recuperare certezze come la cultura, i valori, la reputazione.

La ricerca ha permesso di approfondire diverse tematiche - il rapporto tra aziende e propri collaboratori, il punto di vista dei manager italiani, il nuovo ruolo dei consumatori, la questione della responsabilità sociale delle imprese e i rischi e le potenzialità dei nuovi media - tutte tematiche riconducibili a quella che è ormai riconosciuta come la vera sfida del mercato: la corporate reputation.

Tutti questi risultati, già pubblicati e ripresi anche dalla stampa nazionale, "rimbalzano" anche in questa pagina per stimolare ulteriori riflessioni.

Ciò che emerge dalla ricerca Treebrand – TomorrowSWG in tema di rapporto tra azienda e propri dipendenti è estremamente chiaro: timore e distacco.

Il timore è quello di guardarsi dentro, interrogando i propri dipendenti, per capire cosa realmente pensano (e sanno) della struttura in cui lavorano (ad ogni livello e grado). Due terzi degli intervistati, infatti, afferma che nelle aziende italiane non si realizzano analisi di clima interno per paura della negatività dei risultati. Questo, nonostante, la maggioranza (il 69%) sia sicuro che l’opinione dei dipendenti sia determinante nella costruzione della reputazione di una azienda. Leggi ora.

La ricerca ha dato risultati estremamente interessanti anche dal punto di vista del rapporto tra aziende e consumatori, aspetto che sarà sempre più al centro delle strategie comunicative del prossimo futuro.

E lo sarà perché ciò che si evince dalla ricerca è un profilo di consumatore particolarmente esigente e consapevole che non subisce passivamente le scelte dell’impresa in tema di prodotti e di offerta, ma le direziona. Un consumatore potente, quindi, con il quale occorre, da parte delle aziende, creare collusione e non solo comunicare: quasi il 60% dei manager vede così il rapporto con i destinatari dei propri messaggi. Leggi ora.

Quando si parla di immagine della propria azienda, quando si deve lavorare sulla corporate reputation, la grande diffusione di internet deve necessariamente essere considerata.
Si tratta di un ulteriore canale, che può essere uno sbocco se preso nella giusta maniera oppure un’insidia se si opta per un approccio negativo o peggio ancora se si decide di non considerarlo.
La sensazione che si ha leggendo qunto emerge dalla ricerca è che la tecnologia, internet in particolare, riesca ancora ad incutere un po’ di timore, nonostante sia ormai strumento ben conosciuto da chiunque. Leggi ora.

Per risultare competitive, per riuscire a sopravvivere, o addirittura per emergere, le aziende devono avere dei manager in grado di rimboccarsi le maniche: si tratta anzitutto di pensare in altro modo alle strategie di marketing per farel funzionare al meglio.

8 manager su 10 si dicono assolutamente convinti che sia troppo rischioso stare fermi in un contesto di competizione globale come quello vissuto dalle aziende oggi. Leggi ora.

Se è ormai avviato il processo di presa di coscienza dell’importanza della responsabilità sociale e ambientale delle aziende e del valore di principi come etica e trasparenza agli occhi dei nuovi consumatori, è però ancora tenue la consapevolezza che questi aspetti sono le leve strategiche dell'immediato futuro.
È questo quanto emerge dalla ricerca nella parte dedicata alla CSR. Leggi ora