giovedì 26 marzo 2009

pensiero

Solo chi non vuole vedere non vede che abbiamo varcato la soglia di un’epoca nuova in cui prevarranno creatività, socialità e discontinuità.

Assisteremo ad un ritorno della crescita economica basata sui beni relazionali, culturali ed ambientali, vero motore dello sviluppo.

La sostenibilità costituisce oggi un tema di riflessione importante che porterà a modificare profondamente la nostra vita.

Non dobbiamo però pensare ai “sostenitori della sostenibilità” solo come strani individui che se ne vanno tra le foreste ad abbracciare alberi.

La sostenibilità è sempre più un concetto olistico che impatta sulla qualità della vita; una dimensione dell’eccellenza che ogni persona cerca nel suo percorso, non lineare, di vita e di consumo.

Eccellenza di un bene o di un servizio può essere la performance funzionale, l’estetica, l’innovazione, la visibilità, la socializzazione, oggi anche e soprattutto la sostenibilità.

La sostenibilità diventa dimensione dell’eccellenza nel momento in cui risponde ad un bisogno fisico ed emotivo dell’individuo, alla costante ricerca di ben-essere, in equilibrio tra il piacere derivante dal consumo - mai demonizzato ma sempre ponderato - e l’etica della consapevolezza degli effetti del proprio agire.

La sostenibilità è un concetto olistico perché passa trasversale a valori in forte crescita: socialità, emozionalità e sensorialità.

La città è sempre più il luogo privilegiato della socialità, anche se nata virtualmente in rete viene esercitata realmente negli spazi urbani, in cui si incrociano tecnologia ed estetica, etica e condivisione, creatività e dono.

Da qui l’esigenza di preservare l’ecosistema urbano.

Nella rinnovata attenzione ad una creatività responsabile e consapevole trovano poi spunto il design, la moda, la cultura e tutti quegli attori del mercato che fanno della loro capacità di suscitare emozioni la loro ragion d’essere.

Lo standard qualitativo di un bene o servizio sarà sempre più basato su un concetto di emozione sostenibile, capace di generare un punto di equilibrio tra il lusso e il basic, equilibrio che è già stato definito lusso necessario.

La sostenibilità è una dimensione di questo lusso necessario perché qualità irrinunciabile affinché il bene o servizio risponda alla domanda sempre più forte di gratificazione, comfort, in una sola espressione, già enunciata, qualità della vita.

La sostenibilità è anche un modello di vita e di consumo che si realizza attraverso una logica RI: riusare, riciclare, ridurre, rispettare, in una parola sola rinnovare.

Il mondo, il nostro paese, hanno bisogno di innovazione, ci sono enormi possibilità per fare cose nuove, la sostenibilità indica la direzione per nuovi percorsi.

mercoledì 25 marzo 2009

martedì 24 marzo 2009

il mondo ha sete

Ridurre il consumo e l’inquinamento dell’acqua impiegata, investendo allo stesso tempo in progetti che promuovano l’uso equo e sostenibile dell’acqua, per garantire l’accesso all’acqua nel mondo.

Ridistribuire la localizzazione delle coltivazioni, dare un valore economico all’acqua, ripensare gli stili di vita per limitare l’emergenza idrica nel mondo: sono queste alcune tra le raccomandazioni fatte oggi dal Barilla Center for Food & Nutrition, in occasione della sua presentazione ufficiale a Milano.


Sette le proposte:

1. Individuare politiche, modelli e strumenti di gestione integrati: sempre di più infatti, a pesare maggiormente sulla disponibilità d’acqua sono le scelte fatte da attori esterni al ciclo di approvvigionamento e distribuzione (tipicamente acquedotti, consorzi di bonifica…).
2. Ripensare la localizzazione su scala globale delle attività di produzione dei prodotti agricoli.

3. Puntare sul concetto di Water Neutrality, sull’esempio del più noto concetto di Carbon Neutrality.

4. Mettere a punto modelli economici in grado di definire il valore economico associato all’uso dell’acqua.

5. Orientare i comportamenti individuali e i modelli di consumo.
6. Promuovere innovazione e tecnologia per l’incremento della produttività agricola (l’utilizzo dell’irrigazione goccia a goccia può ridurre ad esempio dal 30 al 60% l’acqua necessaria per irrigare).

7. Favorire l’accesso all’acqua rimuovendo i vincoli di natura tecnica e politica.


Tre in particolare, le raccomandazioni evidenziate oggi:
La prima impone il ripensamento delle politiche agricole su scala globale. L’agricoltura impiega infatti il 70% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta (il 22% riguarda l’industria e l’8% gli usi domestici), e questo dato è destinato ad aumentare al crescere della popolazione.

Riallocare le colture in base alla disponibilità e alla produttività di acqua di ogni Paese, favorendo quindi la coltivazione nelle aree dove piove di più e quindi dove vi è minor necessità d’irrigare usando l’acqua di superficie o di pozzo, oppure favorire alcune colture che hanno bisogno di poca acqua anziché altre che ne necessitano di molta, diventano azioni indispensabili per intervenire sulla
disponibilità d’acqua.

In questo modo sarà possibile evitare conseguenze drammatiche per il pianeta, quali ad esempio la scomparsa del Mare di Aral, che ha perso più del 75% delle sue acque negli ultimi decenni a causa di coltivazioni di cotone in un’area arida.
La seconda è l’istituzione di un sistema di incentivi e disincentivi per orientare i consumi premiando i comportamenti più virtuosi.

Così come accade oggi per le emissioni di CO2, infatti, è necessario introdurre un sistema di “quote” che ponga un limite alla quantità di acqua utilizzabile dai vari settori produttivi rendendo obbligatorio per le imprese pagare l’acqua utilizzata in eccesso.
Infine, è necessario un approccio che coinvolga gli stili di vita della società promuovendo le buone pratiche di consumo con particolare attenzione all’alimentazione.

Grazie infatti all’introduzione del concetto di Acqua Virtuale (Virtual Water) è possibile analizzare l’acqua utilizzata per realizzare un prodotto, ma non contenuta fisicamente in esso.
In particolare, i prodotti da allevamento (carne, uova, latte…) presentano un contenuto di acqua virtuale molto elevato, poiché gli animali si nutrono di grande quantità di prodotti coltivati.

Con una dieta ricca di carne, infatti, ogni individuo consuma giornalmente 4.000 – 5.400 litri di acqua, necessari per nutrire e crescere gli animali fino al momento della macellazione. Al contrario, il consumo di acqua giornaliero in una dieta “a basso contenuto di acqua” (cereali, frutta, ortaggi e pesce) è di “soli” 1.500 – 2.600 litri.
Orientare i comportamenti individuali e i modelli di consumo verso stili di vita che implichino un impiego più attento dell’acqua, può rappresentare un fattore di grande importanza nella gestione di questa risorsa.

A livello complessivo, il nostro pianeta dispone di circa 1,4 miliardi di Km3 d’acqua, di cui soltanto il 2,5% circa è composto da acqua dolce. La maggior parte di questa presenta difficoltà di utilizzo, tant’è che poco meno di 45 mila Km3 di acqua (pari allo 0,003% del totale) risultano teoricamente fruibili.

Si stima però che solo 9-14 mila Km3 d’acqua (pari a circa lo 0,001% del totale) siano effettivamente disponibili per l’utilizzo da parte dell’uomo.


Il Barilla Center for Food & Nutrition è un centro di pensiero e proposte dall’approccio multidisciplinare che affronta il mondo della nutrizione e dell’alimentazione mettendolo in relazione con le tematiche ad esso correlate: economia, medicina, nutrizione, sociologia, ambiente.


Organismo garante dei lavori del Barilla Center for Food & Nutrition è l’Advisory Board, composto da: Barbara Buchner, ricercatrice presso l’International Energy Agency di Parigi (IEA), Mario Monti, economista, Gabriele Riccardi, endocrinologo, Camillo Ricordi, chirurgo e scienziato, Joseph Sassoon, sociologo, Umberto Veronesi, oncologo.


venerdì 20 marzo 2009

martedì 17 marzo 2009

martedì 10 marzo 2009

microcredito

"Qualcuno si sarà chiesto che cosa voleva dire il Ministro Giulio Tremonti quando alcuni giorni fa ha dichiarato in televisione che le soluzioni della crisi non stavano nelle leggi dell’economia ma nella Bibbia. Allora, esiste una cultura che orienta alle scelte socialmente responsabili? Noi siamo abituati, ad esempio, a sentire dire che investire nell’ambiente 'conviene', e gran parte di noi proverebbe disagio ad ammettere di aver realizzato guadagni investendo nel commercio di armi. Ma a questo pensano gli investitori nel momento delle loro decisioni?"

Così introduce l'argomento "etica e finanza" Arrigo Nano, presidente di Assonova, associazione dei promotori finanziari. "Stiamo vivendo tutti un momento epocale per l’economia e la finanza e ciò impone difficili scelte al mondo della politica, dell’imprenditoria, ma anche ai cittadini" continua Nano "Proprio come cittadini siamo chiamati dalle circostanze a riflettere quanto le nostre intuizioni o convinzioni di “finanza etica” possano indirizzarci nelle scelte come risparmiatori".

E’ evidente che l’argomento messo in luce da Arrigo Nano, e che sarà affrontato nel corso del convegno "Una cultura del risparmio per scelte socialmente responsabili", organizzato da Assonova e Pictet il prossimo 13 marzo presso l'Università di Alessandria (in allegato i dettagli dell'evento), riguarda ormai tutti i livelli del mondo finanziario italiano.

Non a caso negli ultimi giorni abbiamo assistito all'arrivo del microcredito in Italia, e non tramite Banca Etica, ma tramite l'UniCredit di Alessandro Profumo, che non ha mai nascosto il fatto che una banca può fare etica, ma non può non fare utili. Utili o no, Profumo ha stupito nuovamente il mercato intraprendendo un'iniziativa "etica" con Grameen, la struttura creata dal premio Nobel per la pace Muhammad Yunus in Bangladesh, dimostrando un'attenzione inattesa verso una cultura finanziaria "più etica".

"E’ chiaro che la società contemporanea ha bisogno di ristabilire un sano rapporto con la ricchezza" continua Nano. "Giovanni Paolo II auspicava 'una grande opera educativa e culturale, la quale comprenda l’educazione dei consumatori ad un uso responsabile del loro potere di scelta'. La scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale'. E’ evidente che l’argomento riguarda tutti gli operatori a tutti i livelli, compresi bancari, promotori, assicuratori, consulenti finanziari e mediatori creditizi".

"L’auspicio è che si giunga ad un maggior equilibrio nelle scelte dei risparmiatori" conclude il presidente di Assonova "a dimostrazione di una cultura più evoluta e matura a sostegno di scelte di investimento consapevoli. L’invito è rivolto a chi offre consulenza e ai promotori finanziari, canali capillari in cui scorre appunto cultura finanziaria. Ecco la via per una maggior consapevolezza dei clienti".

Ma davvero un risparmio consapevole è solo frutto di cultura finanziaria? "Forse l’aggettivo finanziaria è di troppo" risponde Nano "è necessaria una cultura più ancorata ai valori, e se i promotori finanziari sapranno farsene interpreti renderanno ai loro clienti un enorme valore aggiunto".


(fonte: Francesco D'Arco, http://new.bluerating.com)