venerdì 31 luglio 2009

se...

Se a tutti gli abitanti del pianeta che vogliono e possono comprarsi un'auto venisse detto che non è più possibile, il nostro stile di vita risulterebbe compromesso. Ma mettendo al bando le auto che superano un certo peso o una certa potenza, fissare il limite massimo di velocità a 90 chilometri orari o vietare i taxi non ibridi, sono provvedimenti che, mi pare, non implicherebbero essenziali limitazioni per lo stile di vita di nessuno.

Se alla gente venisse detto che d'ora in avanti dovrà razionare l'elettricità, il nostro stile di vita risulterebbe senza dubbio compromesso. Ma vietare per legge che al termine dell'orario di lavoro negli uffici si lascino accese le luci, abitudine diffusa nelle grandi città, mi pare che non implicherebbe essenziali limitazioni per lo stile di vita di nessuno.

Se alla gente venisse detto che non può avere un iPod o un portatile, il nostro stile di vita risulterebbe senza dubbio compromesso, Ma chiedere che tutti gli iPod e i portatili siano costruiti con materiali facilmente riciclabili mi pare che non implicherebbe essenziali limitazioni per lo stile di vita di nessuno.


(Thomas L. Friedman - Caldo, piatto e affollato)

martedì 28 luglio 2009

global warming vs food


Il Barilla Center for Food and Nutrition sul problema del cambiamento climatico e sulle sfide ambientali e alimentari dei prossimi decenni ha recentemente pubblicato un documento d'indirizzo che affronta in particolare il nesso fra global warming e settore agroalimentare.

Dal documento emerge una inadeguata consapevolezza della sfida che i cambiamenti climatici rappresentano e delle implicazioni che comporta, sia da parte degli operatori nazionali che internazionali, sia dei consumatori di prodotti agroalimentari.


Per arrivare ad una consapevolezza condivisa a tutti i livelli sono 6 le raccomandazioni contenute nel report.


1. PROMUOVERE E DIFFONDERE L’IMPIEGO DI INDICATORI DI IMPATTO AMBIENTALE OGGETTIVI, SEMPLICI E COMUNICABILI

Si fa riferimento a tutte le attività individuali, sociali ed economiche, per promuovere una crescente consapevolezza degli impatti sull’ecosistema e favorire l’emergere di comportamenti
virtuosi.

2. INCORAGGIARE POLITICHE ECONOMICHE E SISTEMI DI INCENTIVI / DISINCENTIVI EQUI ED EFFICACI
A fronte di un’ampia condivisione del principio a livello teorico, la ricerca di soluzioni condivise e accettate appare – come è ovvio – più difficile. Oggi il dibattito registra posizioni diverse relativamente a temi quali: l’efficacia del mercato dei certificati di scambio delle emissioni di anidride carbonica; l’uso della leva fiscale; l’introduzione di incentivi verso l’acquisto di beni e servizi a maggiore sostenibilità ambientale.

3. RI-LOCALIZZARE LE COLTURE, RIDURRE L’INCIDENZA DELL’ALLEVAMENTO, SALVAGUARDARE IL PATRIMONIO FORESTALE
Occorre prendere atto dei probabili effetti del cambiamento climatico, sia in termini di impatti sulla produttività agricola (impoverimento di alcune aree geografiche), sia delle strategie
di prevenzione oggi indispensabili (riduzione dell’impatto ecologico delle attività di zootecnia), al fine di gestire attivamente i processi in atto e attutirne gli inevitabili impatti economici e sociali.

4. FAVORIRE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E PROMUOVERE TECNICHE DI COLTIVAZIONE SOSTENIBILI (BEST PRACTICE)

Al riguardo l’IPCC ha prodotto linee guida che raccolgono un elevato livello di consenso scientifico, e che possono essere efficacemente implementate. Del resto, non si può rispondere
a una sfida come quella del climate change con strumenti del passato: occorre investire sull’innovazione tecnologica e sul trasferimento di conoscenza dal mondo della ricerca a quello delle imprese.

5. PROMUOVERE POLITICHE DI COMUNICAZIONE TRASPARENTE (FINO AL GREEN LABELLING)

Si tratta di promuovere una comunicazione maggiormente trasparente relativamente agli impatti ambientali dei singoli prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita.
Una corretta informazione ai consumatori e ai vari operatori economici lungo tutta la supply chain è il prerequisito per l’adozione di stili di consumo più responsabili in termini di utilizzo delle risorse naturali da parte dei cittadini.

6. PROMUOVERE STILI DI VITA ED ALIMENTARI ECOSOSTENIBILI

Su questo versante vari temi meritano di venire citati: dall’eccesso del consumo di carne a livello mondiale (alla luce dell’Ecological Footprint connesso alle attività zootecniche), all’esigenza di ripensare il sistema dei trasporti dei prodotti agricoli per favorire un consumo maggiormente di prossimità, laddove possibile, a un consumo più orientato al rispetto dei cicli
stagionali.

Per scaricare il report clicca
qui

venerdì 17 luglio 2009

watermap

WATERMAP è il primo strumento informativo cartaceo che segnala con semplicità dove trovare le sorgenti idriche per dissetarsi gratuitamente nella città di Roma.

La campagna di promozione è patrocinata dal Municipio XIII del Comune di Roma, dalla Presidenza del Consiglio della Regione Lazio e dalla Provincia di Roma.

Anche in questo caso, come molte iniziative che stanno nascendo, l'obiettivo è quello di ridurre l'inquinamento ambientale prodotto dal PET utilizzato per la conservazione delle acque minerali, formulando un sistema di equilibrio tra uso e ripristino delle risorse naturali.

WATERMAP, utile per trovare le fontane che erogano acqua potabile, per muoversi con facilità per visitare musei e attrazioni; contiene informazioni in più lingue e verrà distribuita gratuitamente nei punti di maggior raccolta: aeroporti, stazioni, metropolitane, alberghi, siti archeologici.

WATERMAP a breve sarà disponibile in formato PDF per il download, in seguito sarà disponibile anche su Google Maps e sotto forma di applicazione per iPhone.

(fonte: watermap.it)

giovedì 16 luglio 2009

coccodè


Tratto da www.societingblog.com

"Quando mi si chiede, succede sovente, una esemplificazione pratica della transizione dal marketing al societing - una profonda rivisitazione di questa disciplina alla luce dei nuovi scenari , delle nuove consapevolezze del consumatore - sarei tentato di indicare questo volume come una summa preziosa, una fedele interpretazione dell’auspicato new deal del marketing.

Un libro quindi sulla pubblicità ma anche, l’ autore ne sia o meno consapevole, il più illuminante esercizio di nuovo marketing.

Dove il consumatore non è visto come soggetto da colpire, da catturare ma come coproduttore, interlocutore con cui intessere realmente un dialogo, con cui stabilire quella relazione tanto teorizzata dal marketing ma in realtà così poco praticata. Svolgendo in maniera ironica, divertente, garbatamente trasgressiva una funzione pedagogica, didattica senza mai la tentazione del paternalismo, in una delle aree cruciali per il nostro benessere come il mangiare.

Una pubblicità che si rinnova ogni giorno e sempre basata su reason why, su evidenze immediatamente riscontrabili all’interno di Eataly. La pubblicità che diviene cassa di risonanza dell’ininterrotto fuoco di artificio di eventi e di innovazioni che si succedono ad Eataly praticamente ogni giorno.

Mai spettacolo fine a se stesso ma sempre coerenti ed esemplificativi della filosofia e della vocazione dell’azienda. Il fil rouge? Valori veri, alti, non enunciati ma concretamente testimoniati . Che illustrano la filosofia, forse la mission, di Eataly : svolgere un ruolo di talent scout nel raccogliere e rendere accessibile, a prezzi ragionevoli, il meglio della produzione enogastronomica del nostro Paese.

Eataly è aperto 364 giorni l’anno : chiude per festa un unico giorno l’anno. Il 25 aprile. A buon intenditore…"

lunedì 13 luglio 2009

sabato 11 luglio 2009

venerdì 10 luglio 2009

green economy

Vi riporto l'intervento di Gianpaolo Fabris al workshop Aspen di Venezia "Nuovi consumatori, nuovi stili d vita" - I protagonisti della green economy.

Tante imprese oggi dimostrano una lungimiranza ambientale maggiore rispetto all’operare degli Stati. Attivissimi questi in proclami sull’urgenza di promuovere le energie alternative, ridurre le emissioni, la dipendenza energetica, contrastare il riscaldamento del pianeta quanto poi inadempienti nelle realizzazioni. Latitano ampiamente, nonostante la drammaticità dei problemi, efficaci strategie pubbliche di intervento.

L’alibi a cui si fa più spesso ricorso, così come del resto per i ritardi sulle riforme, è la crisi che indurrebbe a rinviare al “dopo”. C’è da chiedersi come mai, invece, nel Paese in cui la crisi si è abbattuta con maggiore virulenza si stiano progettando ed attuando interventi significativi proprio in questa direzione. Ma anche, in una nazione povera e di prima industrializzazione come la Cina, il presidente Wen Jiabao stia insegnando al mondo come si coniuga economia di mercato con il più ambizioso programma di energie rinnovabili ed efficienza energetica.

Nel nostro Paese, ma non soltanto nel nostro, sta nascendo uno zoccolo di imprese che hanno fatto della sensibilità ambientale e di interventi d’avanguardia il loro modus operandi conseguendo risultati davvero importanti.

Accanto a queste ce ne sono certamente tante altre che usano lo stesso alibi/giustificazione degli Stati, adottano la politica dello struzzo, non vedono l’urgenza del problema, prosperano sull’indeterminatezza o assenza delle normative al proposito. Le tante da cui prende spunto poi l’ambientalismo radicale a testimonianza dell’impossibilità di salvare il pianeta in presenza dell’odiato capitalismo. Dimenticando, come dice Giorgio Ruffolo nel titolo di un bel recente libro, che il capitalismo ha i secoli contati.

Sono invece imprese, minoritarie come numero ma esemplari nelle loro realizzazioni, a svolgere una funzione di supplenza, ad assumere responsabilità per alcune delle funzioni che dovrebbero essere dello Stato.

Imprese che non debbono miopemente confrontarsi con scadenze elettorali, che possono guardare lontano, elaborare un pensiero strategico ispirato all’ambiente che diviene, nei fatti e non a parole, parte significativa della loro mission.

Imprese che hanno rinunciato a considerare il profitto soltanto a breve o la sua massimizzazione come un feticcio. Si tratta, in molti casi, di una sorta di silenziosa rivoluzione produttiva e di mercato che non ha niente a che vedere con operazioni di green washing per millantare un credito o da strumentalizzare in termini di relazioni pubbliche.

Fare i nomi di alcune di queste significherebbe non dare il giusto riconoscimento alle tante che sono impegnate in quest’area. Che costituiscono oggi la vera locomotiva del sistema paese sul fronte dell’ambiente.

Alcune hanno realizzato un business con l’ambiente, molte altre effettuano grossi investimenti senza ricevere un ritorno nell’immediato ma nella consapevolezza, realistica ed etica insieme, della doverosità del loro operare.

Gli ambiti in cui si muovono sono tanti e complessi, a cominciare dal risparmio energetico e la sostituzione di impianti che non lo consentono. Il ricorso ad energie rinnovabili con incisivi processi di riconversione: dai pannelli solari, il fotovoltaico, la geotermia.

Eliminazione di qualsiasi componente che sia anche solo sospetta di pericolo per la salute.

Drastica riduzione delle emissioni di CO2 con l’obiettivo di azzerarle e compensazione del proprio impatto ambientale mediante il ricorso alla riforestazione.

Forte ispirazione della produzione in termini di sostenibilità nel reperimento di materie prime e di rispetto per Paesi che le producono.

Attenzione ad una risorsa preziosa come l’acqua, al suo consumo moderato, ad evitare il suo inquinamento anche a livello delle falde.

Impegno a valorizzare risorse del territorio circostante sia in termini di capitale umano ma anche di prodotti/strutture che provengono da più immediato milieu geografico.

Consapevolezza del problema dei rifiuti, ecocompatibilità e biodegradabilità delle confezioni, in alcuni casi l’assunzione di ritirare o riciclare i prodotto in disuso, con una forte tensione alla riduzione del packaging. Che ritorna alla sua funzione ontologica di protezione e non all’effetto matrioska che il marketing gli aveva attribuito dilatando, a spese dell’ambiente, la sua funzione di vendita.

Sono molte inoltre le imprese attive nello svolgere una funzione didattica/di sensibilizzazione ambientale nei confronti dei propri consumatori.

Addirittura - come alcune multiutility - si promuovono campagne per insegnare all’utenza come limitare i consumi degli stessi prodotti che vendono.

mercoledì 8 luglio 2009

homeless



Orsi polari senza-tetto si aggirano per Roma alla ricerca di cibo e riparo.

Alcuni disorientati in mezzo al traffico, altri sfiniti a terra mostrano un cartello con scritto "Vittima del riscaldamento globale".

E' l'ultima provocazione di Greenpeace alla vigilia del G8, perché i leader mondiali riuniti all'Aquila prendano provvedimenti utili a frenare il cambiamento climatico in atto. In estate i ghiacci della calotta polare vanno rapidamente riducendosi e gli orsi stanno letteralmente perdendo la loro casa.

Eccoli quindi a zonzo per la città eterna; numerosi gli avvistamenti al Circo Massimo, in via della Conciliazione, a Castel Sant'Angelo e davanti al Colosseo.


(fonte: Repubblica.it)

martedì 7 luglio 2009

seven

The Seven Sins of Greenwashing
Un Nuovo peccato è stato individuato: la falsa etichetta. Peccato commesso dai prodotti che danno l'impressione di aver ricevuto la certificazione da una terza parte... che non esiste.
Dalla ricerca condotta da Terrachoice (nel mercato nordamericano) emerge anche che giocattoli, prodotti per bambini in genere, cosmetici e prodotti per la pulizia sono i principali peccatori.

Cliccare sull'immagine per saperne di più.

lunedì 6 luglio 2009

venditori di fumo

VIETATO CALPESTARE IL PIANETA, è il messaggio lanciato da 30 attivisti di Terra!, che ha presentato un nuovo rapporto sulle pubblicità illegali delle auto, nell'ambito della campagna sull'efficienza energetica nel settore dell'auto. “VENDITORI DI FUMO”, questo il titolo del rapporto, ha evidenziato la dilagante illegalità delle pubblicità del settore automobilistico. Pubblicità che non rispettano i requisiti di legge per le informazioni da fornire ai consumatori, su consumi di carburante ed emissioni di CO2.

Il 91% delle pubblicità analizzate dal rapporto è illegale, perché non conforme alla legislazione vigente, non riporta alcuna informazione sulle emissioni di CO2 o le riporta in forma scarsamente visibile.
“L'illegalità sembra essere più la norma che l'eccezione.

L'industria automobilistica continua a farsi beffa della salute di cittadini e ambiente, negando ai consumatori la possibilità e il diritto di fare una scelta oculata e sostenibile, per il portafoglio e per l'ambiente.” - afferma Daniel Monetti di Terra!
Su un campione di 492 inserzioni pubblicitarie esaminate, solo il 9% può essere considerato conforme alla normativa, riportando in maniera corretta le informazioni sui consumi e sulle emissioni di CO2 dei veicoli reclamizzati.

Il 5,68% delle pubblicità analizzate non riporta alcuna informazione su emissioni e consumi, mentre la stragrande maggioranza, l'85,6%, le riporta in dimensioni ben lontano dall'essere di facile lettura o della stessa evidenza rispetto alle informazioni principali fornite nel materiale.

Assieme, il 91% delle pubblicità analizzate, risulta non conforme alla legislazione vigente, in quanto non riporta alcuna informazione sulle emissioni di CO2, o le riporta in forma illeggibile o scarsamente evidente.


A seguito dell'indagine sulle pubblicità illegali, Terra! ha trasmesso un esposto all'Istituto della Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), all'Unioncamere e le Camere di Commercio delle città sede dell'indagine (autorità indicata quale responsabile dell'attuazione della legge sulla pubblicità dell'auto), per denunciare 96 differenti pubblicità illegali facenti riferimento ad altrettanti modelli di automobili, censite nel rapporto. Terra! ha proposto diverse integrazioni al DPR che regola le pubblicità dell'auto, suggerendo una formulazione più chiara, basata sulla scala graduata a colori già usata per indicare l'efficienza energetica degli elettrodomestici.
In Italia, le emissioni di gas serra sono aumentate del 7,1%, invece di diminuire come è avvenuto nella maggioranza dei paesi europei.

Il dato preoccupante è rappresentato proprio dai trasporti su strada, responsabili di quasi il 70% dell'aumento di emissioni di gas a effetto serra tra il 1990 e il 2007. In questo modo il nostro paese si allontana sempre di più dagli obiettivi di Kyoto.
Fonte: www.terraonlus.it Per maggiori informazioni leggete il rapporto Venditori di fumo

giovedì 2 luglio 2009

stepbystep


Interessante intervista a Eric Ezechieli, presidente della sede italiana di The Natural Step, pubblicata da YouMark. Per ascoltarla cliccare
qui.

mercoledì 1 luglio 2009

la pagella dei G8

Repubblica, in collaborazione con WWF, ha pubblicato una interessante pagella interattiva a una settimana dal summit.

L'associazione ambientalista dà i voti alle politiche dei paesi del G8 contro l'effetto serra.

Promosse (per aver rispettato gli impegni a ridurre) solo Germania, Gran Bretagna e Francia. Ferme Italia e Giappone. Salgono Usa e Russia.