
Se è vero che oggi sono le aziende ad avere il potere di guidare il cambiamento, mi auguro che i manager che le governano abbiano in famiglia uno zio Ben.
L’osservatorio sulla salute e il benessere che Sana conduce ormai da un triennio con un survey su un campione rappresentativo della popolazione mostra con chiarezza quanto le nuove sensibilità ambientali stiano profondamente contagiando le scelte di consumo degli italiani. Prefigurando ormai un green package di consumi che sta divenendo patrimonio condiviso di un segmento consistente della popolazione italiana.
Estremamente diverso da quello radical, rigoroso e integralista, che ha da sempre interessato le frange verdi più politicizzate della popolazione. 44% della popolazione dichiara che l’attenzione dell’impatto ambientale dei consumi e della vita quotidiana è aumentata (11%molto,33% abbastanza, 1% abbastanza o molto diminuita) rispetto ad un anno fa : quasi un italiano su due quindi, un dato davvero clamoroso. Se si considera che non si tratta di una generica affermazione ma una verificata traduzione in comportamenti congruenti in tutti i settori espositivi di Sana : l’alimentazione, il corpo, l’ambiente.
La sensibilità alle problematiche ambientali è in larga misura indotta da un dibattito che ormai è divenuto ricorrente sui media ma anche nei discorsi della quotidianità che sempre più spesso vertono su questi temi. Ridurre l’impronta ambientale significa tutelare la natura e l’ambiente ma anche garantire la propria salute e sicurezza. La salute da variabile indipendente, mi ammalo perché è toccato in sorte proprio a me, sta divenendo una variabile dipendente : entro certi limiti, seguendo certe regole, adottando certi comportamenti e astenendomi da altri, posso influire sul mio stato di salute.
Sono due ordini di motivazioni, che vanno divenendo strettamente interconnesse tra loro, alla base del consumo di prodotti naturali : motivazioni ego riferite che fanno perno principalmente sulla salute, sugli effetti negativi del degrado di questa sul proprio benessere e motivazioni etero riferite che vertono principalmente sulla responsabilizzazione anche individuale per la ecosostenibilità dei consumi e dell’imperativo etico di consegnare alle future generazioni un pianeta ancora vivibile.
Alimentazione ed esercizio fisico sono le due aree privilegiate per questa strategia : l’attenzione a ciò che si mangia esce dall’ambito abituale e depressivo a connotazione ipocondriaca per rivolgersi a scelte vitalistiche che hanno il loro perno proprio in una naturalità reale e non da claim pubblicitario. Quindi anzitutto prodotti biologici – il consumo che si era assestato lo scorso anno dopo i forti incrementi del passato ha ripreso a crescere – indicati come consumo abituale da oltre ¼ degli italiani, una forte ostilità nei confronti degli OGM, una preferenza per i prodotti del territorio. Perché sono più freschi, consumano meno CO2, e si ritengono ( in larga misura a ragione) rispettosi della stagionalità e della biodiversità. Una qualche ombra invece sulla dieta mediterranea probabilmente perché da tempo ignorata nella comunicazione di grandi imprese che pure sono i grandi protagonisti e beneficiari del suo goodwill ( per tutti : i produttori di pasta). Lo spreco alimentare, non solo per la congiuntura economica ma anche perché considerato il più socialmente offensivi tra le forme di spreco, praticamente azzerato.
Infine un riferimento ai comportamenti ecocompatibili: circa un italiano su tre (73%) ha messo in atto almeo un acquisto all’insegna dell’ecocompatibilità ambientale: un trend in impetuoso aumento 54% nel 2007 (primo anno dell’Osservatorio), 61% nel 2008, 72% nel 2009.
(fonte: www.societingblog.com)
RWN, utility che si occupa della generazione, trasmissione e del commercio di luce e gas e che presidia anche il business dell’acqua, che conta oltre 63.000 dipendenti, ci dice che le dimensioni contano.
Io non credo: conta l'etica, la creatività, la capacità di innovare, le dimensioni aiutano, ma non bastano.
LO STILE DI GUIDA
1. Dopo l'avviamento del motore è consigliabile partire subito e lentamente, evitando di portare il motore a regimi di rotazione elevati. Non far riscaldare il motore a veicolo fermo, né al regime minimo né a regime elevato: in queste condizioni infatti il motore si scalda più lentamente, aumentando consumi, emissioni ed usura degli organi meccanici.
2. Evitare manovre inutili quali colpi di acceleratore quando si è fermi al semaforo o prima di spegnere il motore. Questo tipo di manovre, infatti, provoca un aumento dei consumi e dell'inquinamento.
3. Spegnere il motore in caso di sosta o di fermata.
4. Selezione delle marce: passare il più presto possibile alla marcia più alta (compatibilmente alla regolarità di funzionamento del motore ed alle condizioni di traffico) senza spingere il motore ad elevati regimi sui rapporti intermedi. Utilizzare marce basse ad elevati regimi per ottenere accelerazioni brillanti comporta un sensibile aumento dei consumi, delle emissioni inquinanti e dell'usura del motore.
5. Velocità del veicolo: il consumo di carburante aumenta esponenzialmente all'aumentare della velocità. Si rende, pertanto, necessario mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme, evitando frenate e riprese superflue che provocano un incremento del consumo di carburante e delle emissioni. Il mantenimento di un'adeguata distanza di sicurezza dal veicolo che precede favorisce un'andatura regolare.
6. Accelerazione: accelerare violentemente bruscamente penalizza notevolmente i consumi e le emissioni. Si consiglia, pertanto, qualora le condizioni di marcia lo consentano, di accelerare con gradualità.
7. Decelerazione: decelerare, preferibilmente, rilasciando il pedale dell'acceleratore e tenendo la marcia innestata, facendo attenzione ad evitare il fuori giri per non danneggiare il motore (in questa modalità il motore non consuma combustibile, se dotato del dispositivo "cut-off").
Il mio impegno è quello di postare tutto ciò che troverò di utile e stimolante non solo per chi, come me, si occupa di branding.
Articoli, ricerche, riflessioni e suggestioni da condividere con chi pensa che oggi il mondo si aspetta dalle aziende delle "risposte sociali" perchè di prodotti e servizi ne abbiamo a sufficienza.
L'ascolto è inderogabile.
Marketing e Comunicazione debbono abbassare la voce e prestare più attenzione.