mercoledì 31 dicembre 2008

andare oltre


WBCSD (World Business Council for Sustainable Development) ha recente pubblicato una interessante ricerca (download .pdf) che segnala come (negli USA) sia arrivato il momento di passare dalla fase dell’introduzione di prodotti “sostenibili” alla fase del sostanziale rinnovamento del modello di business.


Essere green è necessario ma non basta più, occorre andare oltre, ponendosi tre nuovi obiettivi.

INNOVAZIONE nei processi produttivi, nel design e nella filiera di fornitura per massimizzare il valore sociale del prodotto/servizio minimizzandone l’impatto ambientale.

CONDIVISIONE del modello di busines, con i clienti e gli altri stakeholder, usando il marketing e la comunicazione con un approccio 2.0

ELIMINAZIONE di tutto ciò che non è più sostenibile, coinvolgendo distribuzione e istituzioni.

Sembra quindi esserci lo spazio per un modo nuovo di pensare al business, al consumo e alla responsabilità sociale.

Qualche idea?

lunedì 29 dicembre 2008

qb


QB, consumo quanto basta.
La campagna è dell'ottobre 2004 ma quanto mai attuale. Obiettivo del progetto era la realizzazione una
campagna di comunicazione rivolta ai cittadini del Veneto in qualità di consumatori, basata sul concetto di “frugalità”.

La frugalità è intesa come necessità di orientare gli attuali modelli di comportamento e di consumo del singolo individuo verso una logica di ecosostenibilità dei comportamenti quotidiani e di contenimento degli sprechi.

I contenuti del messaggio riguardano i rifiuti, l’uso dell’acqua e l’inquinamento dell’aria che rappresentano alcuni dei problemi ambientali individuati come prioritari nel Veneto.


Realizzata da
ARPAV si spera che venga ripetuta al più presto e condivisa su tutto il territorio nazionale. Oltre che pagine stampa e affissione era stato realizzato uno spot geniale nella sua semplicita e coerenza tra trattamento, contenuti e messaggio.

sabato 20 dicembre 2008

Pino ringrazia

Piccoli alberi di natale (alti circa 15cm) ricavati da pezzi di schede madre riciclate da pc, con led luminosi: Pino ringrazia. Li trovate su internet, ad esempio su dcigift.com.

giovedì 18 dicembre 2008

eco-mobility3


"E' Parma la città italiana dove ci si sposta in maniera più eco-sostenibile."

Lo certifica la seconda edizione della ricerca "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborata da Euromobility e Kyoto Club in collaborazione con Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del ministero dell'Ambiente.

Lo studio tiene conto soprattutto della qualità dell'offerta di alternative all'utilizzo individuale dell'auto privata, quindi della diffusione del car e bike sharing, dei taxi collettivi, delle piattaforme logistiche per i mezzi, dei mobility manager, della quantità e qualità delle piste ciclabili e delle corsie preferenziali. Elementi che vengono poi incrociati con i dati sullo stato di salute dell'aria.

A elevare Parma al di sopra degli altri comuni è la qualità del trasporto pubblico, la gestione della mobilità e la diffusione delle auto a basso impatto. (fonte: repubblica.it)

Abitandoci mi sorprendo e poi, rileggendo il report, comprendo l'equivoco: la ricerca guarda all'offerta di alternative, non al loro effettivo utilizzo. Creare alternative forse non basta, quello che serve, e manca, è la capacità delle amministrazioni pubbliche di fare cultura, di creare consapevolezza e adesione ad un progetto.

La crisi della politica è anche questo e così aumentano le opportunità per le aziende che fanno della sostenibilità la loro mission.

mercoledì 17 dicembre 2008

plan A

Circa 2 anni fa Mark&Spencer ha lanciato il proprio piano di sostenibilità, denominato Plan A, suddiviso in 100 eco-obiettivi da raggiungere in 5 anni. L’azienda, cercando costantemente la collaborazione con i propri clienti e fornitori, ha intrapreso la tortuosa strada per combattere il cambiamento climatico, ridurre i rifiuti, salvaguardare le risorse naturali, promuovere un commercio equo e solidale, tutelare la salute.

Questo video illustra i risultati raggiunti fino ad ora.

Non esiste un Plan B.

lunedì 15 dicembre 2008

sabato 13 dicembre 2008

eco-Simply


Consumi ridotti e utilizzo di energia rinnovabile, riciclo di materiali e rifiuti, offerta di prodotti ecocompatibili ed equosolidali, attenzione al territorio: sono queste le peculiarità del supermercato Simply Sma inaugurato il 4 dicembre in quel di Botticino alle porte di Brescia.


La formula commerciale Simply Sma, appartenente a Sma spa (Gruppo Auchan), da oggi può far leva sul nuovo concetto di spesa ecologica annoverando in questo progetto pilota molteplici attività che toccano i temi dell’energia, dei rifiuti, dei prodotti e del sociale.

Sviluppato su una superficie di 1.200 mq, il punto di vendita vede al suo interno molte soluzioni e interventi tecnici volti a ridurre al minimo i consumi sfruttando al meglio il valore energetico prodotto quali, per esempio, gestione automatica dell’illuminazione con fotocellule, utilizzo di ampie vetrate per sfruttare la luce naturale, l’installazione di impianti di condizionamento a basso consumo, l’inserimento di coperture sui banchi surgelati, l’utilizzo del calore prodotto dalla centrale frigorifera reimpiegato per il riscaldamento dell’acqua.

Ma l’impegno si misura anche all’esterno del supermercato dove la struttura è stata completamente isolata al fine di ridurre il fabbisogno energetico per il suo condizionamento oltre all’installazione di lampioni fotovoltaici con fonte luminosa a led per l’illuminazione del parcheggio.


Dal 2009 il tetto del punto di vendita sarà dotato, inoltre, di un impianto fotovoltaico che produrrà 44.000 kwh annui. Punto fondamentale del progetto Simply Sma è anche il recupero e il riutilizzo dei materiali al fine di evitare l’accumulo eccessivo dei rifiuti.

Questa sensibilità la si evince sin dalle attrezzature: il legno utilizzato per la realizzazione dei banchi gastronomia e del pane così come la plastica dei carrelli, dei cestini e dei separatori dei banchi gastronomia e panetteria sono di materiale riciclato; le piastrelle sono rivestite da vetro ricavato da neon esausti: gli shopper sono biodegradabili.


L’obiettivo principale resta in ogni caso la sensibilizzazione dei clienti alle tematiche sociali e ambientali.

Per questo Simply Sma offre al consumatore “prodotti ecoattenti” contrassegnati da una comunicazione in store efficace. L’offerta ecoattenta comprende prodotti bio, a km zero, equosolidali e sfusi (detersivi liquidi, caramelle, cereali, frutta secca).

Simply Sma ha portato a termine, inoltre, un accordo con Cauto, onlus locale, per il ritiro di tutti i prodotti invenduti ma ancora consumabili affinché siano fonte di alimentazione per le persone meno abbienti della zona. Non ultima la collaborazione con Legambiente per la valorizzazione di una parte del territorio che circonda il punto di vendita.


Ecco le novità

Investimento:
15% in più rispetto a un punto di vendita tradizionale Risparmio energetico complessivo 220.000 kwh annui equivalenti a 28.000 euro ovvero il consumo di 20-25 famiglie

Involucro edilizio:
La struttura è stata isolata al fine di ridurre il fabbisogno energetico per il suo condizionamento attraverso una migliore coibentazione

Impianto di condizionamento:
Sistema roof-top avanzato che recupera l’aria calda o fredda all’interno del pdv facendola transitare nelle batterie di condensazione per risparmiare energia

Impianto di riscaldamento:
Recuperatori di calore della centrale frigo alimentare

Impianto freddo alimentare:
Elettrovalvole avanzate a commutazione elettronica in alternativa a quelle meccaniche convenzionali a poli schermate, Lampade con reattori elettronici in alternativa ai ferromagnetici per l’illuminazione dei banchi, condensatori assiali con ventole per regolare la velocità delle ventole; centrali frigorifere ottimizzate con accorgimenti tecnici che ne migliorano il rendimento; banchi surgelati con vetri di copertura a scorrimento verticale; Ventilatori ottimizzati per gli estrattori della sala macchine.

Impianto elettrico:
Parzializzazione dei filari mediante relè crepuscolari per l’illuminazione nell'area vendita standard;
Regolatore di flusso luminoso per i faretti dell’illuminazione nell’area vendita specialistica per la riduzione dei consumi; Lampioni fotovoltaici con fonte luminosa a led per l’illuminazione del parcheggio.

Energie rinnovabili:
Impianto fotovoltaico da 40 kW per un complessivo da 44.000 kwh annui

Materiale riciclato:
Pannelli truciolari con legno riciclato per la scaffalatura della gastronomia e della panetteria; carrelli e cestini realizzati con plastica riciclata dai tappi delle bottiglie; separatori banchi frigo realizzati con plastica riciclata; smalto delle piastrelle di rivestimento dei bagni ricavato dal vetro dei tubi neon esausti

Riutilizzo:
Shopper; vasche raccolta acqua piovana per irrigare il verde dei parcheggi; recupero dei prodotti inadatti alla vendita per la donazione ad associazioni di volontariato tramite accordo con Cauto Onlus; isola verde nel parcheggio per la raccolta e il riciclo di plastica, alluminio, pile e carta

Offerta ecoattenta:
Equosolidale
Biologico
Km zero
Sfusi (con un risparmio del 30% rispetto a prodotti similari già confezionati)
Ricariche

(fonte: Mark Up)

giovedì 11 dicembre 2008

lowcost

Dalla ricerca GPF commissionata da Dacia (Gruppo Renault) emerge un’inedita fotografia del nostro Paese di fronte alla crisi economica in atto: nei modelli di consumo crescono senso di responsabilità, frugalità consapevole e voglia di innovare. Diminuisce sensibilmente il desiderio di esibizione sociale.

Gli Italiani non vogliono più consumare ma poter scegliere con senso di consapevolezza, responsabilità e propensione alla sperimentazione.

Sembra questo il senso generale emerso dall’indagine GPF “Come cambiano gli Italiani: nuovi valori e nuovi paradigmi d’acquisto low-cost nell’era della crisi”, commissionata da Dacia. L’indagine qualitativa è stata condotta, a novembre 2008, attraverso interviste etnografiche e di gruppo.

I risultati delle indagini sono stati incrociati con il database GPF sulla società italiana (3SC) con l’obiettivo di verificare come i nuovi paradigmi di acquisto, in modo particolare quello low-cost, vengano interpretati dalle diverse categorie “sociologiche”.


Emerge la fotografia di una società in evidente trasformazione, all’interno della quale, dopo anni di immobilismo, aumenta sensibilmente la componente più aperta all’innovazione e al cambiamento che si orienta verso l’adozione di stili di vita e di consumo nuovi – primo tra tutti il low-cost. Nel Paese delle griffe, un segnale particolarmente rappresentativo dei “tempi che cambiano” è il calo dell’ansia di esibizione sociale e della seduzione degli status symbol, a fronte di un crescente desiderio di approfondimento, conoscenza ed arricchimento personale.


Sintesi dei risultati

La crisi e l’austerità volontaria
Il grave momento di crisi economica e di recessione rende il tema del low cost più che mai attuale. La situazione, tuttavia, era cambiata già prima della crisi: se, infatti, i segnali della crisi erano già evidenti e a luglio 2008 – data dell’ultima rilevazione 3SC – il 68,2% degli italiani dichiarava che si sarebbe orientato da lì in poi verso marche/ prodotti meno costosi, è anche vero che negli ultimi anni si è andata delineando una nuova sensibilità culturale che potremmo chiamare “austerità volontaria”.

Dal 2006 ad oggi è cresciuto di 4 punti percentuali (dal 44 al 48%) il numero di italiani che si dichiara d’accordo con l’affermazione “non mi interessa guadagnare di più per poter spendere di più”, mentre il 55% degli italiani afferma di riconoscersi nella filosofia della “semplicità volontaria”.

Ciò che sta accadendo è un vero e proprio cataclisma socioculturale: oggi, per la prima volta, si assiste ad una battuta d’arresto dei valori di edonismo e consumismo che avevano caratterizzato la società italiana sin dagli anni ’80. Negli ultimi due anni, infatti, è sceso di 5 punti percentuali il numero di coloro che si riconoscono nell’affermazione “In un momento come questo, bisogna badare soprattutto ai propri interessi personali”, passando dal 63 al 58%.

Al contrario, sono tornati a crescere valori come l’amore per l’arte e la cultura, il senso di comunità, l’impegno e l’attenzione verso l’ambiente. L’ambiente, infatti, risulta essere la prima preoccupazione per il 71% degli italiani.


L’austerità volontaria non come rinuncia ma come stile di vita
La sobrietà dei consumi si configura, dunque, non come una rinuncia ma piuttosto come la nuova “cifra culturale” del nostro tempo. Così, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa tendenza convive con un interesse per la moda, l’estetica, l’espressione di sé, che non sono affatto in crisi: negli ultimi due anni, al contrario, l’interesse per la moda è cresciuto lievemente, di 1 punto percentuale. È in crisi, invece, l’interesse per l’apparenza in quanto tale, esemplificato dall’adozione e l’esibizione di prodotti status symbol, che ha lasciato spazio alla voglia di autenticità.

Il low cost è “il” consumo contemporaneo
In un contesto di liberazione dagli stereotipi e di ricerca di semplicità, il low cost è divenuto non “una” ma “la” modalità di consumo della società contemporanea, quella più capace di catturare lo spirito del tempo.

Il consumatore è divenuto lucido, competente, esigente, autonomo, refrattario a farsi manipolare dal marketing e dalla pubblicità. Il 71% degli Italiani, infatti, si dichiara d’accordo con l’affermazione che “Il prezzo basso, conveniente, oggi non è più sinonimo di bassa qualità ma di correttezza da parte del produttore”.


I marchi dichiaratamente low cost sono ormai “sdoganati” e non creano alcun “complesso” di immagine: il 78,7% degli italiani dichiara infatti che “aziende come Ryanair, Ikea, Dacia etc. hanno dimostrato che non sempre a prezzi bassi corrisponde bassa qualità”.


Low cost si dice in molti modi…
La pervasività è l’attualità del low cost come modalità di consumo è dimostrata dal fatto che non si può più parlare “del low cost” ma “dei low cost”: tutti (o quasi) gli Italiani, con modalità e declinazioni valoriali diverse, praticano oggi modalità di consumo low cost. Si va dal low cost vissuto come risparmio subìto e rinuncia del “piccolo borghese”, al low cost “residuale” di chi ancora si riconosce nei valori di apparenza e consumismo degli anni ’80 ma che non disdegna di affidarsi a marchi “sdoganati “ e oramai “ecumenici” come Ikea o Ryanair.

Si arriva ai cosiddetti “radical chic”, che fanno del low cost la loro strategia di affermazione ideologica e di differenziazione, e ai giovani della “net society” che ne fanno strumento di liberazione dall’etichetta e dagli stereotipi, fino a quanti fanno del low cost una scelta di etica e di responsabilità sociale.


L’auto low cost
In questo contesto non sorprende che siano sempre più gli italiani aperti all’idea di acquistare un’auto low cost, sebbene l’auto resti in questo Paese lo status symbol per eccellenza. Infatti, il 62,8% degli italiani dichiara “È essenziale che l’auto faccia fare anche una bella figura”.
La propensione generica per un’auto “no frills”, in Italia si attesta a circa due italiani su tre (il 65.1%), con una propensione massima che sfiora un terzo degli intervistati (30,2%).

Tuttavia, in un clima socio-culturale in cui l’austerità volontaria sta diventando sempre più rilevante e “trendy” – anche e soprattutto nei settori più avanzati della società – l’auto low cost va configurandosi non più solo come una scelta di ripiego, un risparmio subìto, ma come una scelta “furba”, “intelligente”, differenziante che, prima di tutto, fa star bene con sé stessi.

Sempre più, dunque, l’auto low cost si sta trasformando da scelta razionale e obbligata – risparmio subìto e rinuncia - a scelta di cuore e di espressione dell’identità personale, in cui i valori di anticonformismo da una parte (l’auto low cost “radical chic”) e di autenticità dall’altra (l’auto low cost della semplicità e dell’etica del risparmio) sono i driver motivazionali più forti che spingono all’acquisto di questo prodotto.

lunedì 8 dicembre 2008

ecopallet

Fino ad ora ho dedicato pochi post citando esplicitamente aziende che hanno saputo dare un segnale forte nell'ambito della sostenibilità, sicuramente uno spazio merita PALM S.p.A.,

La sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale d’impresa sono passate, in pochi anni, da opzione strategica a emergenza, ancora più pressante oggi a causa delle crisi economiche, finanziarie ed etiche che caratterizzano le principali economie del mondo, non solo occidentale.

Non è più un’opinione, ma una certezza, il fatto che solo le imprese che sapranno maggiormente impegnarsi nelle pratiche di responsabilità sociale e di sostenibilità ambientale usciranno prima e rafforzate dall’attuale crisi, garantendosi crescita e sviluppo.

In questo contesto tutto il comparto produttivo e distributivo deve maturare la consapevolezza della necessità di nuove linee guida da seguire in tutte le operazioni di acquisto, sia dirette che indirette, per un controllo efficace della catena di fornitura.

Ecco quindi che le professionalità presenti in azienda debbono darsi come priorità quella di ridurre l’impatto ambientale del ciclo produttivo, con una visione a largo spettro, obbligandosi a richiedere prodotti e servizi a basso impatto, puntando su materie prime di origine certificata, facilmente riutilizzabili, riciclabili e smaltibili.

La Green Supply Chain diviene quindi un obiettivo strategico, raggiungibile solo ragionando in termini di eco-efficienza fin dalla progettazione del prodotto, con un approccio “from cradle to grave” che garantisca un alto livello di eco-compatibilità del prodotto per tutto il suo ciclo di vita (Life Cycle Thinking).

Pedina fondamentale, se non chiave di volta, del sistema produttivo e distributivo, diventa allora il pallet, supporto concreto e metafora perfetta, dello sviluppo sostenibile.

Tutti i professionisti della logistica e degli acquisti sanno quale ruolo svolga oggi il pallet, divenuto indispensabile strumento di lavoro nella movimentazione delle merci.

Consapevole del ruolo di questo strumento, in una logica di Green Supply Chain, PALM S.p.A. già da diversi anni ha sviluppato un processo virtuoso di produzione che le ha consentito il raggiungimento di una posizione di leadership.

E’ nato così Green Pallet (www.greenpallet.it), un prodotto 100% sostenibile in virtù della sua progettazione e realizzazione, basata sul rispetto dei principi di eco-design (riduzione del peso e del volume delle materie prime impiegate), uso esclusivo di legname certificato FSC o PEFC (per combattere il taglio illegale e sostenere la corretta gestione di boschi e foreste), uso di energia da fonti rinnovabili nello stabilimento di produzione.

Ulteriore sviluppo del Green Pallet è poi divenuto il Pallet a km0, prodotto che alle caratteristiche di cui sopra, somma la provenienza del legname, reperito nel territorio, con conseguente abbattimento dell’impatto dei trasporti e sviluppo dell’economia locale.

PALM S.p.A. è però consapevole che essere virtuosi non è sufficiente se non si è in grado di interagire con gli altri operatori del mercato.

Per questa ragione PALM S.p.A. ha promosso, ed è attore principale, di network di imprese che hanno nella sostenibilità la loro mission condivisa, network che sono diventati veri “social network d’impresa” e che promuovono il livello 2.0 della sostenibilità.

Imprese amiche dell’Ambiente: raggruppa aziende sensibili alla sostenibilità ambientale, definisce linee guida da seguire e diffonde le best practices (fare rete).

AssoSCAI (Associazione per lo Sviluppo della Competitività Ambientale d’Impresa): ha la mission di sviluppare una nuova cultura imprenditoriale e promuove la corretta gestione ambientale attraverso il rilascio dell’etichetta ambientale che certifica il rispetto degli standard ISO 14021:2002 (fare sistema).

Acquisti&Sostenibilità: associazione no-profit, per creare valore sociale in campo economico e ambientale, attraverso il controllo della catena di fornitura (fare valore).

PALM S.p.A. non si limita quindi ad offrire un prodotto, ma mette a disposizione di imprese e distribuzione risposte sociali rilevanti per il consumatore finale, che con sempre maggior forza e capacità di controllo, richiede prodotti e servizi che sappiano essere vettori di sviluppo sostenibile oggi e per le generazioni future, in termini di impatto ambientale, sicurezza, salute ed etica.

domenica 7 dicembre 2008

eco-mobility2


Trendwatching.com ha pubblicato un assaggio dei trend 2009, tra questi "econcierges" cioè le aziende, i servizi e i prodotti dedicati alle persone per aiutarle ad essere più verdi e, sopratutto, risparmiare o fare soldi attraverso l'essere verdi.

Tra i diversi esempi citati "eco:Drive", innovativa applicazione di FIAT che ha l'obiettivo di migliorare l'efficacia della guida fino al 15%.

Ridotto impatto ambientale e risparmio di carburante: attraverso la porta USB posta sull'autovettura si scaricano i dati di guida, il software fa una valutazione e suggerisce i miglioramenti da apportare al proprio stile di guida.

venerdì 5 dicembre 2008

ethical leader


Ethical Corporation ha pubblicato l'elenco delle persone che nel 2008 hanno fatto fare un balzo in avanti alla responsabilità sociale d'impresa.

Il primo della lista è un certo Obama, poi trovate anche Jessica Sansom, CSR manager di innocent drink, inserita per i risultati ottenuti nella sostenibilità della supply chain.

Ancora una volta la dimostrazione che le piccole aziende sono le prime a poter fare grandi cose.

giovedì 4 dicembre 2008

eco-mobility


Al Motor Show è stato presentato il progetto "e-mobility", partnership tra Enel e Smart.


A Roma, Pisa e Milano verranno messe a disposizione 100 vetture elettriche che potranno fare il pieno di energia in oltre 400 punti di ricarica dedicati. L'energia erogata sarà tutta certificata R
ECS.

Evidenti i vantagg
i in termini di abbattimento delle emissioni e di risparmio per gli utenti (con 10€ di benzina si possono percorrere 120km, con la stessa cifra in energia elettrica circa 280km).

Nella cartella stampa distribuita manca però un dato fondamentale: la footprint della produzione delle auto e dei punti di ricarica.

Difficile credere che aziende con un marketing così sofisticato, ignorino il fatto che non basta più proporre prodotti e servizi che "scaricano" sui clienti la responsabilità della salvaguardia dell'ambiente, quello stesso ambiente che dalla produzione di quegli stessi beni e servizi che si propongono come soluzione ne esce, forse, ulteriormente danneggiato.

Prima di acquistare un prodotto o servizio "ecologico" ci si dovrebbe chiedere quale impatto ambientale ha avuto la produzione e la distribuzione dello stesso, perchè spesso la soluzione serve solo ad aggravare il problema.

venerdì 28 novembre 2008

enciclopedia verde

Wikipedia si è tinto di verde e da qualche mese punta a diventare il punto di riferimento per le community che si occupano di ecologia e ambiente.

Green Wikia funziona in tutto e per tutto come l'applicazione di cui è emanazione: un portale con una selezione di argomenti vetrina, la suddivisione in canali e aree tematiche e l'elenco dei servizi disponibili; e la possibilità da parte degli utenti registrati di aggiungere pagine e di modificare quelle esistenti, secondo la logica del social network che ha fatto la fortuna della più nota library del web. Non si tratta però di un doppione, le tematiche sono trattate da un punto di vista assolutamente verde. La versione verde di Wiki punta a coinvolgere l'utente in azioni concrete che, nella vita di tutti i giorni, chiunque può mettere in atto per cercare di dare un contributo alla salvaguardia ambientale e allo sviluppo sostenibile.


Le definizioni vengono inoltre presentate con un linguaggio e con contenuti che possano risultare accessibili ad un numero maggiore di lettori, anche non specializzati. Green Wikia, integrata con video e mappe, è stata concepita come uno strumento di ricerca internazionale, con spiegazioni fornite in almeno 70 lingue diverse. Uno spazio particolarmente significativo è quello del Village Pump, una sorta di cuore pulsante del sistema, in cui la comunità che ruota attorno al portale può avviare spazi di discussione e di organizzazione di iniziative e nuovi servizi. (corriere.it)

YouImpact, prossimo all'apertura, si propone invece di diventare una nuova comunità online dove scambiarsi, video, foto, idee, dare eco-consigli e soprattutto organizzare eventi in nome dell'eco-sostenibilità e grazie ad Impatto Zero più utenti ci saranno maggiore sarà l'area protetta di foresta tropicale in Costa Rica.


mercoledì 26 novembre 2008

no pack!


Per sensibilizzare i produttori è necessario partire dai consumatori, che ancora una volta avranno la possibilità di dimostrare di essere consumATTORI.

No Pack! È un concorso fotografico promosso da Legambiente e Dnews per sensibilizzare gli operatori alla riduzione degli sprechi di materiale per imballaggi.

Dal 12 novembre al 16 dicembre le foto degli imballaggi inutili, che ogni giorno troviamo sugli scaffali, verranno pubblicati su Dnews e riceveranno un voto.

L’immagine a cui verrà riconosciuto l’indesiderabile titolo di IMBALLAGGIO SPRECONE procurerà all’autore dell’immagine una bici in alluminio riciclato realizzata da CiAl (Consorzio Imballaggi Alluminio) e al produttore onta e vergogna.

Sul sito di Legambiente le istruzioni per partecipare.

lunedì 24 novembre 2008

face (footprint) book

Fonti interne di Facebook hanno annunciato che il social network ora ospita 10 miliardi (non è un errore!) di immagini fotografiche e per numero di iscritti, se fosse una nazione, sarebbe la dodicesima per popolazione.

Viene quindi spontaneo chiedersi se e quanto questo villaggio globale sia sostenibile.
E’ stato calcolato, per difetto, che i server e i sistemi di raffreddamento degli stessi consumino circa 1124 KWh/anno, equivalenti all’emissione di 0,75 tonnellate di CO2, che è la metà della carbon footprint della città di NY.

sabato 22 novembre 2008

fango


Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo

sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l'odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

la città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

e mi fondo con il cielo e con il fango
e mi fondo con il cielo e con il fango

(jovanotti)

giovedì 20 novembre 2008

greentarget2

View SlideShare presentation or Upload your own. (tags: economy recession)


mercoledì 19 novembre 2008

lunedì 17 novembre 2008

do the green thing

Completamente rivisto nella grafica, ricco di nuovi contenuti, da consultare.

mercoledì 12 novembre 2008

ecogrill


In Italia, entro la fine del 2008 sarà realizzato il primo autogrill eco-sostenibile con caratteristiche assolutamente innovative.

Involucro
• L’involucro sarà realizzato da una collina in blocchi di polistirene espanso modellati in opera con funzione di riempimento e di isolamento;
• La copertura sarà in terreno piantumato con edera avente funzione di isolante e termostabilizzante;
• I serramenti in ferro a taglio termico con vetrazioni dotate di camera d’aria da 12 mm altamente isolanti (trasmittanza 1,1 – 1,5)) e antisfondamento.

Struttura
• Il solaio sarà realizzato mediante casseri a perdere in cemento polistirene con funzione isolante e di passaggio degli impianti elettrici.

Finiture interne
• Il pavimento sarà in resina naturale nella zona vendita;
• La realizzazione di nicchie nelle murature perimetrali permetterà di costruire scaffalature in arredo.

Illuminazione
• Sarà utilizzata la luce naturale. La regolazione della luminosità avverrà grazie all’installazione di sensori e di un sistema di regolazione;
• Saranno utilizzati corpi illuminanti LED a basso consumo energetico (nella zona vendite).

Condizionamento
• Impianto geotermico per la produzione del caldo e del freddo;
• Sistema di diffusione dell’aria ad alta induzione a garantire l’uniformità delle condizioni termo igrometriche in tutta la zona di vendita del locale;

Sistema idrico
• Utilizzo del calore prodotto per il preriscaldamento dell’acqua sanitaria e di lavaggio;
• Utilizzo di un sistema di accumulo delle acque bianche della pensilina del tetto verde.

venerdì 7 novembre 2008

mercoledì 5 novembre 2008

change can happen


Bye bye George.

giovedì 30 ottobre 2008

ecofoot

Secondo il Living Planet Report 2008 l’impronta ecologica dell’Italia rispetto ai dati disponibili al 2005 è di 4,8 ettari globali pro capite, biocapacità 1,2 ettari pro capite (popolazione 58 milioni). L’Italia è al 24° posto nella lista delle maggiori impronte ecologiche del mondo.

Ecco alcuni dei dati più significativi sulle impronte ecologiche di alcuni paesi resi noti dal Living Planet
Report 2008:
- Cina, impronta ecologica, ettari globali pro capite 2,1 - biocapacità 0,9 (popolazione 1 miliardo 323 milioni)
- India, impronta ecologica 0,9 - biocapacità 0,4 (popolazione 1 miliardo 103 milioni)
- Australia, impronta ecologica 7,8 - biocapacità 15,4 (popolazione 20 milioni)

- Stati Uniti, impronta ecologica 9,4 - biocapacità 5,0 (popolazione al 2005, 298 milioni, oggi hanno sorpassato i 300 milioni)
- Brasile, impronta ecologica 2,4 - biocapacità 7,3 (popolazione 186 milioni)
- Germania, impronta ecologica 4,2 - biocapacità 1,9 (popolazione quasi 83 milioni)
- Regno Unito, impronta ecologica 5,3 - biocapacità 1,6 (popolazione quasi 60 milioni)
- Etiopia, impronta ecologica 1,4 - biocapacità 1,0 (popolazione 77,4 milioni).

È evidente che se continuiamo imperterriti ad incrementare la nostra impronta ecologica a livello
mondiale, non faremo altro che aumentare il nostro debito ecologico, inficiando significativamente le nostre stesse probabilità di sopravvivenza.

Se infatti dovesse persistere il trend in uno scenario BAU
(Business as Usual) che ci ha condotto ad un livello di “sorpasso”, rispetto alle capacità bioproduttive dei nostri sistemi naturali, paragonabile al 30% nel 2005, raggiungeremo il 100% nel decennio del 2030.

L’impronta idrica del nostro paese

Per quanto riguarda l’impronta idrica, l’Italia si trova al 4° posto nella classifica mondiale riguardante l’impronta idrica del consumo, che costituisce il volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti della nazione stessa (questo indicatore è costituito da due componenti e cioè l’impronta idrica interna, che è composta dalla quantità di acqua necessaria per produrre beni e servizi realizzati e consumati internamente al paese, e dall’impronta idrica esterna, che deriva dal consumo delle merci importate e calcola, quindi, l’acqua utilizzata per le produzioni delle merci dal paese esportatore).

L’Italia è quindi al 4° posto con un consumo di 2.332 metri cubi pro capite annui (dei quali 1.142 interni
e 1.190 esterni). Davanti a noi abbiamo, nell’ordine, USA, Grecia e Malesia, dietro di noi, Spagna, Portogallo, Canada ecc.

Emissioni di gas che incrementano l’effetto serra naturale
Nel 2005 le emissioni di gas che incrementano l’effetto serra naturale hanno raggiunto oltre 580 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, tanto da trasformare l’Italia nel terzo paese europeo per emissioni (eravamo il 5° nel 1990 e il 4° nel 2000). Nel 2006 il dato è salito a 567,9 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Tra il 1990 e il 2005 le emissioni di gas serra in Italia sono cresciute complessivamente di 62,70 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nel 2006 le emissioni sono ancora cresciute dello 0,3% rispetto ad una riduzione dello 0,8% su scala europea. L’Italia è uno dei pochi paesi europei (insieme ad Austria, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) che ha registrato un incremento delle emissioni rispetto ai valori del 1990.

A causa della crescita delle emissioni delle industrie energetiche e dei trasporti, l’Italia non sarà
prevedibilmente in condizione di raggiungere l’obiettivo di Kyoto con sole misure domestiche.

Flussi di materia

Grazie ai puntuali lavori della contabilità ambientale dell’ISTAT anche il nostro paese comincia ad avere dati sui flussi di materia prodotti dalla nostra economia. L’applicazione al nostro paese dei metodi di calcolo, standardizzati da EUROSTAT, relativi al Fabbisogno Materiale Totale (Total Material Requirements) ha consentito di avere i primi dati su tutti i flussi di materia, utilizzati e non, che nei periodi contabili presi in considerazione hanno reso possibile direttamente o indirettamente il funzionamento dell’economia italiana.

Nel periodo dal 1980 al 2004 il Fabbisogno Materiale Totale (FMT) è cresciuto del 31,8 %. Tale
crescita è dovuta ai flussi relativi alle importazioni. Infatti le estrazioni interne, di materiali utilizzati e non, hanno segnato nel 2004 una diminuzione del 13% rispetto al 1980.

In particolare la
crescita del FMT è dovuta soprattutto ai flussi indiretti associati alle importazioni, che sono aumentati del 79,5%, passando dal 38% a circa il 52% del FMT. Ciò indica come le attività economiche del nostro paese, pur non coinvolgendo una crescente quantità di materia, abbiano richiesto il prelievo di sempre maggiori quantità di materia vergine dai sistemi naturali del resto del mondo.

Tenendo conto di altri indicatori utilizzati nei metodi standardizzati EUROSTAT (Economy-wide
Material Flows Accounts, vedasi Eurostat, 2001 “Economy-wide material flow accounts and derived indicators. A methodological guide”), come il Consumo Materiale Interno, l’Estrazione Interna Totale e il Consumo Materiale Totale, si può affermare che nel periodo 1980-2004 è cresciuta l’efficienza globale al cui terminale vi sono i bisogni degli italiani (espressa dal rapporto tra il Consumo Materiale Totale e le risorse economiche disponibili per usi interni), è diminuita la quantità di materiale direttamente prelevata dal territorio nazionale (espressa dall’indicatore dell’Estrazione Interna Totale), sono rimaste sostanzialmente stabili le pressioni sul territorio nazionale (espresse dal Consumo Materiale Interno anche se con un incremento a partire dal 1990), ma è cresciuta la domanda di risorse naturali e servizi ambientali a carico dei sistemi naturali globali implicita nei modelli di consumo e investimento degli italiani.

Ciclo dei rifiuti
Dal 1997 al 2004 è stato registrato un incremento di quasi il 60% della produzione totale di rifiuti nel nostro paese. Tale produzione è passata da circa 87,5 milioni di tonnellate del 1997 a poco meno di 140 milioni di tonnellate nel 2004. Il tasso medio di crescita annua è stato di circa il 7%. Anche per i rifiuti urbani, dopo una fase di crescita contenuta, si è assistito ad un’accelerazione della produzione con un incremento percentuale, tra il 2003 ed il 2005, del 5,5% raggiungendo una quantità di circa 31,7 milioni di tonnellate. Nel 2006 i rifiuti urbani hanno raggiunto i 32,5 milioni di tonnellate. Il valore pro capite è di 539 kg abitante l’anno.

La situazione e lo scenario prevedibile sono in contrasto con gli indirizzi strategici e regolamentari
dell’Unione Europea che pone come priorità assoluta la prevenzione quantitativa e qualitativa dei rifiuti.

Fragilità territoriale

Attualmente circa il 10% del nostro Paese è classificato a elevato rischio a causa di alluvioni, frane e valanghe, interessando totalmente o in parte il territorio di oltre 6.600 comuni italiani.

Il
censimento aggiornato nel gennaio 2006 indica che su circa 30.000 kmq di aree ad alta criticità, il 58% di esse appartiene ad aree in frana, mentre il 42% ad aree esondabili. I risultati evidenziano una situazione di assoluta fragilità del territorio italiano aggravata dal fatto che più dei 2/3 delle aree esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive strettamente connesse con lo sviluppo economico e sociale del Paese. Le attività di pressione antropica sul nostro territorio così come gli effetti del mutamento climatico, intervengono su ambienti già naturalmente fragili o delicati; diventa quindi per questo sempre più urgente un’azione concreta e puntuale di ripristino ecologico del nostro territorio.


(fonte WWF)

martedì 21 ottobre 2008

l'organizzazione perfetta

I monasteri benedettini sono da 1500 anni un esempio illuminante di che cosa significhi vivere e lavorare in un contesto dove tutti abbiano chiari finalità e obiettivi, ruoli e mansioni e sappiano fare della comunità il proprio punto di forza.

Un'organizzazione perfetta che ha attraversato i secoli e che molte cose può dire al mondo manageriale, grazie alla corretta gestione di valori condivisi, a una leadership diffusa e alla capacità di far lavorare insieme persone motivate e consapevoli delle proprie responsabilità.

La Regola di San Benedetto è stata per secoli il faro di questi monasteri e ha saputo irradiare buon senso unito a un'estrema concretezza. Oggi rappresenta un richiamo forte alle radici comuni del vivere organizzato, alle sue regole di appartenenza può contribuire a ridare slancio alla vita aziendale e al governo delle imprese.

(L'organizzazione perfetta - Massimo Folador - Guerini e Associati Editore)

venerdì 17 ottobre 2008

societing

Gianpaolo Fabris_Affari & Finanza_luglio '08

“Societing non è una nuova etichetta per dire marketing. Sarebbe davvero ingenuo pensare che questo possa ritrovare il ruolo davvero cruciale che ha svolto in passato limitandosi ad un cambiamento lessicale.

Societing intende esprimere la nuova identità di cui il marketing deve appropriarsi per riacquisire competitività e funzione strategica che risultano in progressivo declino. Non è soltanto il ricorso alla vasta strumentazione che va sotto il nome di marketing non convenzionale o il saper cogliere le nuove straordinarie opportunità del web 2.0 che restituirà incisività ed efficacia al marketing.

Se contemporaneamente, come sembra, non si afferra il senso e la portata delle profonde trasformazioni che sono intervenute nel sociale, nel consumatore, nei mercati, nello scenario distributivo, nelle tecnologie.

Se non si comprende - non è enfasi retorica - che stiamo entrando in un’epoca nuova dove non si registra soltanto un’improvvisa accelerazione di tanti trend e l’emergere di nuovi protagonismi, ma in cui sovente fenomeni di discontinuità tendono a prevalere."

...

"Lo shift del marketing dalla sua funzione (nobile) di raccordare la produzione alla domanda espressa dai consumatori a quella, invece, di trovare consumatori in grado di assorbire una produzione crescente è il surrettizio ideologico che mina tutto il sistema. Rivedere lo statuto e le prassi del marketing in un’ottica di Societing è una scadenza che non può essere ignorata per poterlo rifondare su basi nuove, coerenti ai nuovi scenari. Per restituirgli efficacia e dignità sociale.

Il marketing è, e resterà, una disciplina aziendalistica e non c’è nessuna ingenua convinzione che l’impresa possa trasformarsi in una Fatina dai Capelli Turchini tutta amore ed oblatività. Soltanto per poter conseguire i suoi obiettivi, almeno sui mercati, deve prendere atto che le regole del gioco sono profondamente mutate.

Non è solo la congiuntura economica che stiamo attraversando, un impoverimento, questo sì di massa, a frenare i consumi. Contribuisce anche la perdita di incisività di una funzione dell’impresa che sarebbe deputata a promuoverli.”

sabato 11 ottobre 2008

ri-pensiamo


Cambiamenti climatici, emergenza ambientale, protocollo di Kyoto e risorse in esaurimento impongono nuovi paradigmi per il mondo degli affari.

Non è più un trend. Nel food è IL trend.

Prodotti, servizi, retail, packaging, marketing. Tutto sembra che stia per diventare green, ma non è così automatico per le aziende cogliere la filosofia verde e c’è il rischio di nausea e possibile rigetto da parte dei consumatori se non si saprà evitare l’effetto
greenwashing (dare una mano di verde in superficie).

Nei paesi anglosassoni per memorizzare gli attributi dell’eco-nomia si usa l’acronimo SEGOR: sostenibile, etica, green (verde), organica, responsabile.

Altra strada per non perdere la bussola è di ripensare il marketing e la comunicazione operando e declinando ogni azione con il prefisso ri: riciclare, riusare, ridurre, rinnovare, risparmiare, rispettare, eccetera.


Esempi virtuosi: Autogrill lancia il suo primo Ecogrill con sistema geotermico; Sant’Anna la prima acqua minerale in bottiglia di plastica vegetale biodegradabile al 100%; Tesco, oltre i supermercati a basso impatto, i prodotti con carbon label e la divisione Greener Living; Migros i prodotti “campioni CO2” con Climatop; Apple per iPhone il packaging biodegradabile a base di amido di patate; Visa e Mastercard le carte di credito che compensano la CO2 (Greencard e Earth Reward); Solar Roast Coffe i coffee shop con caffè tostato con energia solare; Wal-Mart l’eco packaging scorecard per i fornitori; Coop Svizzera l’etichetta By Air per i prodotti importati via aerea (obiettivo: privilegiare il trasporto su rotaia e via mare); P&G e Coca-Cola progetti per la misurazione e riduzione delle emissioni di gas serra; l’ECR all’ultimo forum di Berlino il sustainable shopping come nuovo paradigma vincolante; TerraCycle i prodotti fatti con scarti e spazzatura (fra i partner Coca-Cola e Kraft); Tchibo (colosso del caffé) la logistica eco-sostenibile; StoneGate le uova da aziende a energia eolica; Bio On il packaging biodegradabile in acqua; East Green la prima birra “carbon neutral” e DasEis il gelato.
(fonte http://www.nemolab.it/)

lunedì 6 ottobre 2008

riservato

Very Eco-Iconic

domenica 5 ottobre 2008

il fine giustifica i mezzi?


Clamorosa protesta di Greenpeace: nella notte alcuni funamboli-attivisti sono riusciti ad oscurare il gigantesco cartellone all'ingresso del salone dell'auto di Parigi. Sul logo della manifestazione è stato infatti calato un manifesto con un mondo schiacciato dal passaggio di un'auto. Il riferimento, fin troppo chiaro, è alla poca attenzione che il mondo dell'auto dedicherebbe ai temi ambientali. (www.repubblica.it)

sabato 4 ottobre 2008

buoni prodotti per brave persone


Scandali alimentari, provenienze incerte, ingredienti occultati, etichette criptate, certificazioni non certificate, qualità squalificate, promesse dimenticate e, più di ogni altra cosa, troppa avidità.

E' tempo di tornare all’età dell’innocenza e comunicarla. Come fa Innocent Drinks.

Perché torna inarrestabile, nel food più che altrove, la nostalgia per i valori di una volta: il cibo come verità, il cibo come fonte di bene-essere, il cibo come un amico da frequentare.


Cosa chiede il mercato? Moltissima trasparenza, verificabile possibilmente in rete.

C’è domanda di tracciabilità vera. C’è voglia di trasparenza estrema. In Germania già l’85% dei consumatori “pretende” la formula porte aperte per le aziende del food. Sapere da dove vengono effettivamente gli alimenti diventerà sempre più importante. Intanto è boom dei documentari e libri denuncia che smascherano le malefatte dei big player.

L’equazione è banale e per questo difficile: fai bene e dimostrerai di saper fare bene.

Il business del futuro, iniziato ieri, è la capacità di generare profitto economico, sociale e ambientale: chi riesce a garantire tutte e tre le cose (ri)conquisterà il consumatore scettico.


Esempi virtuosi: Migros punta sul vasto programma Engagement per ispirare fiducia e credibilità; Dole Organic sulla trasparenza e tracciabilità online tramite codici su ogni singolo prodotto (sul sito dedicato il consumatore può scoprire il dietro le quinte compreso il trattamento riservato ai lavoratori), lo stesso servizio viene offerto dalla giapponese Ishii Food (fin dal 2001) e dalla tedesca Iglo per gli spinaci surgelati (verifica esatta della provenienza); Ritter Sport e Bahlsen su opere di misericordia e beneficenza caritatevole (charity label: we care); Bionade (claim: bevanda uffi ciale per un mondo migliore) su fairness e sostenibilità (anche locale) a 360°; Katjies (dolciumi) e Wiltmann (salumi) sulla formula open factory che consente ai consumatori di seguire in ogni momento tutte le fasi di produzione (la stessa McDonald’s propone ora in molti paesi la formula porte aperte con visite tutto l’anno dietro prenotazione online); Heritage Foods su autenticità (i cosiddetti True Heritage Turkeys) tracciabilità (certificazione numerata) e trasparenza online (allevamento con web cam 24 ore su 24); Innocent Drinks (io li adoro) su un buonismo sincero ed etico.
(fonte http://www.nemolab.it/)

venerdì 3 ottobre 2008

green economy

Dopo oltre 14 anni di attività come consulente aziendale, Joel Makower, uno principali esperti americani di green marketing, ha pubblicato il suo primo libro.

Suddiviso in 40 brevi capitoli, il libro racconta semplici aneddoti e complete case history per comprendere le ragioni del successo, del fallimento, dei trend e delle assurdità di aziende poco note e brand internazionali.

Una lettura importante per comprendere meglio, se fosse necessario, quanta distanza ci separa dalle economie più vanzate.

giovedì 2 ottobre 2008

to relearn to walk to learn

Da bambini si impara a camminare, da adulti si dovrebbe camminare di più per non smettere di imparare.

martedì 30 settembre 2008

total warming

Qualcosa da aggiungere?

lunedì 29 settembre 2008

2050 è troppo tardi

Gli ecosistemi naturali si degradano esponenzialmente.

Consumiamo risorse più di quanto la Terra sia capace di rigenerare.

Se non verranno prese contromisure efficaci, il cambiamento climatico creerà effetti imprevedibili.

La IED Brigade lancia una sfida creativa: Personalizzate la lattina della IED Brigade.

Unite il vostro pensiero alla vostra creatività per esaltare la tematica ambientale 2050 È TROPPO TARDI.

sabato 27 settembre 2008

passaporto, prego

Con una campagna tutta on-line l’Unep, in collaborazione con il ministero francese dell'ecologia, sviluppo e pianificazione e il ministero dell'ambiente del Brasile, promuove il “viaggiare sostenibile. Ricco di suggerimenti per ridurre l’impatto ambientale del turismo rappresenta lo stimolo verso un passo importante nella presa di coscienza del problema da parte dei governi. (http://www.unep.fr/greenpassport/)

venerdì 26 settembre 2008

giovedì 25 settembre 2008

strana coppia


Nata in Germania nel 1995, la Bionade (http://www.bionade.com) è una bevanda gassata a base di materie prime biologiche che piace abbastanza: nel 2003 hanno venduto 2 milioni di bottiglie, l’anno prossimo si prevede di venderne 200 milioni. A produrla e’ un birrificio a conduzione familiare, che ha brevettato un sistema per trasformare lo zucchero non in alcool, ma in acido gluconico (E574, un regolatore di acidità).
La Bionade, ha colto l'attimo e ha accettato di essere distribuita da McDonald’s consapevole del fatto che se non puoi combatterli, devi farteli amici.

sabato 20 settembre 2008

domenica 14 settembre 2008

missing!

Immaginate il nostro pianeta senza la presenza dell’uomo. Il ritorno dell’Eden perduto, il trionfo della natura, la rivincita degli animali: sarebbero questi i risultati della scomparsa di tutti gli esseri umani dalla faccia della Terra?
Ce lo racconta Alain Weisman in questo libro, rimasto per mesi in vetta alle classifiche di vendita americane, che nasce da un’idea originale che solletica la curiosità: un mondo senza uomini.

Come tutte le altre creature viventi, siamo ospiti di questo pianeta in continua trasformazione. Un mondo senza uomini? La natura ha già affrontato perdite peggiori, e ha riempito le nicchie rimaste vuote. Un mondo senza uomini? Un opzione radicale per una rinnovata cultura ambientalista che ha capito che non è il pianeta che va salvato ma il suo ospite più ingombrante.

giovedì 11 settembre 2008

beecode


Della maggior parte delle cose che si acquistano si sa poco o nulla di come e dove sono fatte. Icebreaker (dalla Nuova Zelanda) si propone in modo diverso.

Dichiarando un profondo legame col benessere degli animali da cui traggono la materia prima (lana merinos) le persone che lavorano per l’azienda e l’ambiente, hanno creato una etichetta dotata di codice a barre che permette di risalire tutta la filiera della produzione, permettendo di creare un’esperienza di acquisto in grado di creare un forte legame con il brand: nulla da nascondere!