sabato 31 gennaio 2009

pochi, troppo pochi

Si parla sempre più spesso di responsabilità sociale delle imprese, a rimarcare l’impegno che le organizzazioni devono tenere nei confronti degli stakeholder (es. collettività, risorse umane, consumatori, ambiente e generazioni future, fornitori, Istituzioni) per essere sostenibili.

Ma quali sono invece i comportamenti responsabili degli stakeholder?

Se esiste la necessità di rendere responsabili le organizzazioni produttive, esiste un’ altrettanto importante priorità: informare gli stakeholder stessi, sensibilizzarli alle tematiche della responsabilità sociale d’impresa, in modo da creare un circolo virtuoso di spinta reciproca (cittadini ed imprese) verso comportamenti sostenibili.

Facendo riferimento alla figura del singolo consumatore, è lecito porci alcune domande: è attento al proprio impatto ambientale in termini per esempio di realizzazione di una raccolta differenziata, di acquisto di prodotti eco compatibili, di mobilità sostenibile?

Una ricerca commissionata da Henkel Italia e realizzata da Target Research, analizza proprio la propensione dei singoli cittadini italiani alla sostenibilità dei propri comportamenti, individuandone 4 diversi profili: scettico, indifferente, risparmiatore, sostenibile.

La ricerca ha intervistato 2.000 consumatori appartenenti ad 8 tra le principali città italiane: Milano, Genova, Treviso, Firenze, Bologna, Ancona, Bari e Catania.

Le interviste sono state strutturate mediante la creazione di domande inerenti diversi campi nei quali si esplicita la sostenibilità dei singoli cittadini: mobilità (il mezzo usato per andare a fare la spesa), criteri di consumo (gli accorgimenti seguiti per favorire l’utilizzo più razionale delle risorse), smaltimento dei rifiuti (conoscenza di iniziative di raccolta differenziata promosse nei Comuni di appartenenza).

Una prima analisi dimostra che sono i soggetti più anziani ad avere maggiormente a cuore le tematiche della sostenibilità, legata ad una diminuzione delle spese, poiché essere sostenibili dal punto di vista ambientale significa non solo risparmiare energia ma anche soldi.

I soggetti più giovani appartenenti al campione invece si dimostrano per la gran parte disinteressati a questo genere di tematica.

Analizzando il campione inoltre si evince che il 30,8% dei soggetti intervistati si dimostra informato e sensibile ai problemi ambientali, rispetta la natura, utilizza criteri di acquisto responsabili, evitando di comprare prodotti da aziende non sostenibili, risparmia acqua ed energia per salvaguardare il pianeta piuttosto che per risparmiare denaro: il vero “cittadino sostenibile”.

Il “cittadino risparmiatore”, invece, è quello che non ha una particolare coscienza sostenibile ma adotta spesso un comportamento orientato alla sostenibilità. Alla base di questo atteggiamento c’è il beneficio personale: se spegnere la luce o utilizzare la lavatrice a basse temperature significa risparmiare sulla bolletta. A questo secondo gruppo, composto in prevalenza da anziani con un livello di istruzione medio - basso, appartiene il 27,8% degli italiani.

Se sommiamo queste due categorie, che per differenti ragioni è orientata ad atteggiamenti responsabili verso l’ambiente, allora si deduce che più della metà degli italiani ha quindi un occhio di riguardo per la sostenibilità e, quando deve scegliere un prodotto ne valuta anche l’impatto ambientale, in parte spinto dall’etica in parte dal portafoglio.

Altri dati lasciano più perplessi: se più della metà dei consumatori sceglie anche in base a criteri di acquisto ambientali, il 72% però utilizza ancora sacchetti di plastica per prelevare la spesa, senza ricorrere invece a soluzioni più ecologiche come le borse in tela o i trolley.

Il terzo gruppo individuato è quello del “cittadino scettico”, pari al 13,6% del campione intervistato, che ritiene che il suo contributo non sia di nessuna utilità: per questo motivo non ripone nessuno sforzo in quei piccoli gesti quotidiani a favore dell’ambiente e compie i suoi acquisti senza valutare l’impatto ambientale del prodotto scelto.

Altri consumatori, invece, sono consapevoli delle problematiche ambientali e delle soluzioni che ognuno nel suo piccolo può adottare per arginarle, ma disinteressati ad attuarle: questi sono i cittadini indifferenti, il 27,8% del campione. A tale categoria appartiene nella maggior parte dei casi una persona giovane con un livello di istruzione medio - alto, che basa le proprie scelte di acquisto più sulla presenza di una marca che sull’impatto del prodotto sull’ambiente.

Unitamente ai criteri di acquisto la ricerca mira ad indagare come gli italiani pensano di contribuire alla salvaguardia del pianeta, investigando le azioni sostenibili per raggiungere questo obiettivo.

L’81% dichiara di attuare regolarmente la raccolta differenziata, strumento principe, secondo gli intervistati, per contribuire alla sostenibilità. Il 33% però non crede che il proprio sforzo possa andare a buon fine forse anche per la scarsa fiducia che nutre nei servizi praticati dal proprio comune o nell’impegno degli altri concittadini.

Inoltre anche la limitazione del consumo di acqua è un’azione praticata dal 40% degli intervistati per contribuire alla sostenibilità ambientale. Sono ancora in molti a porre attenzione al risparmio energetico, utilizzando gli elettrodomestici solo a pieno carico ( 29%) o a basso consumo ( 28,7%).

Pochissimi invece, solo il 2%, sono quelli che dichiarano di non buttare carta o rifiuti piccoli per strada, in assenza di un cestino.

Sulle tematiche della mobilita sostenibile, infine, questi i risultati: gli italiani vanno al supermercato almeno una volta alla settimana (oltre il 96%) e scelgono quello più vicino a casa. Per questa ragione, in molti casi il 45,5% ci va a piedi, mentre il 39,5% del campione utilizza l’auto.

L’indagine effettuata è parte integrate del progetto “Differénziati!” un’iniziativa di sensibilizzazione ambientale promossa da Henkel in collaborazione con LifeGate, con l’obiettivo di incoraggiare i consumatori ad adottare un comportamento responsabile e contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta.

Grazie a questa iniziativa verranno riforestati 119.900 mq di aree verdi in Costa Rica.

(Fonte: La Stampa.it)

giovedì 15 gennaio 2009

eco-mobility4

In California le auto dal primo gennaio devono esporre sul parabrezza la classe di emissioni inquinanti di cui fanno parte.

Una classificazione a dire il vero un po’ più complicata della semplice “AA” a cui noi siamo abituati per condizionatori & Co., ma di grande precisione perché per l’auto in California il legislatore vuole che si denunci non solo le “prestazioni ambientali” relativamente alle sostanze inquinanti emesse, ma anche l’impatto della vettura sul riscaldamento globale.

In pratica tutte le macchine, grazie alla combinazione di questi due risultati avranno un punteggio su una scala da 1 a 10 e gli acquirenti avranno subito chiaro se un’auto è rispettosa dell’ambiente o no.

Ma come si arriva a semplificare dati così complessi, soprattutto per quanto riguarda l’effetto serra?

Gli americani in questo sono maestri perché le auto in California riportano il tasso di emissioni già dal 1998. Così oggi arrivano a determinare le emissioni di gas serra in base alla quantità di emissioni di gas serra per ogni miglio. Un punteggio di 1 è per le auto con emissioni superiori a 323 grammi di CO2 per chilometro, mentre il punteggio di 10 è assegnato a quelle con emissioni inferiori a meno di 124 grammi di CO2/km.

Semplice. Non solo. I calcoli delle emissioni includono anche la produzione dell’automobile e la distribuzione del carburante utilizzato. E in Europa?

Da noi è un mezzo disastro. “Da noi - spiega Daniel Monetti di ‘Terra!’, la nuova organizzazione ambientalista che promuove una campagna per l'efficienza energetica nel settore dell’auto - la Direttiva 1999/94/CE adottata in Italia con il D.P.R. 17-2-2003 n. 84, non ha avuto fortuna, sebbene obbligasse a esporre chiaramente sulla pubblicità le indicazioni sul consumo di carburante e le emissioni di CO2 devono essere. Infatti queste indicazioni sono assenti o riportate in caratteri minuscoli, ma - almeno in Italia - nessuno fa applicare la legge”.

L’America, insomma, ancora una volta è lontana…

(fonte Repubblica.it)

martedì 13 gennaio 2009

hondaverde

Dedicato a che ama navigare sul web e divertirsi a scoprire cosa può voler dire rispetto dell'ambiente Honda ha lanciato in rete un sito battezzato www. hondaeco. eu.

Concepito interamente intorno a questo fondamentale argomento, troppo spesso annunciato e altrettanto spesso disatteso.

Per conoscere tutte le sezioni del sito non basta qualche minuto, dal momento che sono tante e ciascuna di esse ha un contenuto piuttosto articolato, ma la grafica è semplice ed intuitiva al punto da invogliare la navigazione.
(fonte: Repubblica.it)

lunedì 12 gennaio 2009

origami

Basta poco, veramente poco.

sabato 10 gennaio 2009

venerdì 9 gennaio 2009

lowcost (la ricerca)

Questa è la ricerca di cui ho parlato nel precedente post del 11.12.08. Buona lettura.

mercoledì 7 gennaio 2009

clone

Questa è l'immagine della Panda clonata da una azienda cinese (per essere venduta nei mercati asiatici).

Un giudice dell’alta corte della provincia cinese del Hebei ha respinto il ricorso con cui il Lingotto accusava il costruttore cinese di aver copiato spudoratamente la Fiat Panda per realizzare il suo modello GW Peri.

La cosa ha destato tanto scandalo e mi stupisco per due cose:

- l'eccellenza italiana, se passa solo attraverso il design, non può poi indignarsi per il fatto che venga quotidianamente copiata; se passasse attraverso l'innovazione e la tecnologia sarebbe più tutelata (investiamo in ricerca scientifica?);

- copiare il design di un'auto mi sembra assai meno grave che produrre auto violando i diritti dei lavoratori e delle regole di mercato, ma di questo nessuno si scandalizza (facciamolo insieme?).

Mi farebbe piacere, se qualcuno legge questo post, sapere cosa pensate. Grazie.

martedì 6 gennaio 2009

country brand 2008

Future Brand ha pubblicato, sempre puntuale, il report, sempre più utile, per leggere lo stato dell'arte delle singole "country brand".

L'Italia è al 4° posto (non male), ma non mancano elementi per rifletere ancora una volta su quelle che sono le reali, altissime, potenzialità del nostro paese e di come sia sempre più urgente un nuovo Rinascimento.

"Italy is suffering from a well-documented malaise. While Italians are proud of their culture and la dolce vita is admired by many other countries, Italians express less satisfaction with life compared to citizens of other Western countries. Italians are also less optimistic and more unhappy about their national conditions. A new tourism website has been in development for five years, and is still incomplete, due to political disputes and technological issues.
In addition, a country logo developed in 2006 was rejected by the Italian design community and subsequently dropped by the government."