lunedì 31 marzo 2008

falla semplice

Il fondamento della CSR risiede nella sostenibilità, che non va intesa solo come valore ambientalista ma, più in generale, come valore legato ad un equilibrato utilizzo delle risorse, naturali, finanziarie e umane che siano.

Le aziende (tutte le aziende) sono parte del problema e debbono quindi fare uno sforzo quotidiano per diventare parte della soluzione.

Ecco allora che la scelta di realizzare la propria comunicazione utilizzando quelle che, solo apparentemente, sembrano semplici animazioni, in motion graphic o 3D, diventa una scelta strategica, un media, con cui l’azienda comunica il proprio impegno nella sostenibilità anche nel momento e nelle modalità con cui lo fa.

Non si spostano persone e mezzi, non si brucia energia, non si spreca pellicola, costumi e scenografie, serve solo tanta creatività e la capacità di utilizzare al meglio ciò che la tecnologia offre.

L'animazione non è più solo un linguaggio è anche un messaggio.

L'animazione è il modo più semplice, creativo e sostenibile per parlare del proprio brand, con rispetto.

sabato 29 marzo 2008

earth hour 2008

Scatta l'ora della terra: l'evento mondiale patrocinato dal Wwf vede oltre 380 città spegnere i monumenti più importanti, uffici, scuole, edifici privati dalle 20 alle 21 ora locale. Un messaggio universale da lanciare a tutti i governi al fine di tagliare le emissioni di gas serra. Dal Colosseo al Golden Gate, dall'Opera House di Sydney alle cascate del Niagara oggi per un'ora si spengono le luci sui monumenti simbolo delle principali città del mondo. Oltre 30 milioni di cittadini possono scegliere di fare un gesto salva-clima. L'idea è quella di coinvolgere nello stesso giorno dell'anno quante più persone possibili ai capi opposti del mondo allo scopo di tagliare le emissioni inquinanti e agire per fermare i cambiamenti climatici.

Alle 20 tocca a Roma, che spegne il Colosseo, e a Venezia - la città simbolo della minaccia dei cambiamenti climatici - che lascia al buio la sede del Municipio Cà Farsetti sul Canal Grande e la torre di Mestre.

Il giro del mondo dell'Ora della Terra è iniziato giovedì sera con Tel Aviv, ed è ripreso questa mattina in Nuova Zelanda, nelle Isole Fiji e nel piccolo arcipelago di Tuvalu, uno dei più minacciati dal pericolo dell'innalzamento dei mari.

E' stato il Wwf Australia che l'anno scorso ha ideato l'evento. Quest'anno a Sydney si sono spenti l'Opera House e l'Harbour Bridge. Poi via via è toccato a Seul, Perth, Manila e Kuala Lumpur. La maratona prosegue a Bangkok, Giakarta, Dacca, Bangalore e Mumbai. Hanno aderito anche Dubai e Kuwait. Alle 19 ora italiana è la volta di Damasco, As-Salt, Kfar-Saba. In Europa i primi a partecipare all'avvenimento sono Sofia ed Espoo in Finlandia, a seguire Budapest, Ginevra, Varsavia.

Per il Wwf Italia la manifestazione rappresenta l'avvio della piattaforma virtuale di GenerAzione clima che attiverà quest'anno sei cantieri: piccoli impegni concreti, efficienza energetica, trasporti, normativa, biodiversità, aziende. Per la crescita della comunità è fondamentale la partecipazione concreta di tutti a favore di una riduzione del 30% delle emissioni entro il 2020. Il sito generazioneclima.wwf.it sarà la piazza virtuale del countdown Wwf al 2020, un luogo in cui tutti sono chiamati a dare il proprio contributo attraverso l'assunzione di impegni concreti a partire dall'appuntamento di Earth Hour. (www.repubblica.it)

Io nel mio piccolo ho oscurato TH!NK

giovedì 27 marzo 2008

save today, save tomorrow

Eco-spot, riciclato!

martedì 25 marzo 2008

rinunciare si può


Secondo la ricerca Nielsen Global Food Packaging, metà dei consumatori globali potrebbero abbandonare la “confezione comoda” per aiutare l’ambiente, ma sempre meno persone sono disposte a rinunciare all’imballaggio che assicura igiene e protezione.

Un consumatore globale ogni due abbandonerebbe tutte le forme di imballaggio fornite per scopi di comodità se questo dovesse portare benefici all’ambiente.

E’ quanto emerge dalla ricerca Nielsen Global Food Packaging. Il 49% dei consumatori globali infatti abbandonerebbe le confezioni disegnate per facilitare lo stoccaggio in casa, il 48% il packaging che può essere utilizzato per cucinare o essere riutilizzato come contenitore richiudibile e il 47% le confezioni disegnate per facilitare il trasporto.

I consumatori però sono meno disposti a rinunciare alla confezione progettata per mantenere i prodotti puliti e intatti (27%), all’imballaggio che mantiene i prodotti in buone condizioni (30%), alle istruzioni per l’uso e per la cottura (33%) e agli imballaggi che mantengono i prodotti più a lungo e più freschi (34%). Solo un consumatore globale su dieci non rinuncia a nessun aspetto della confezione per il miglioramento dell’ambiente.

“La nostra ricerca ha evidenziato come le risposte dei consumatori riflettano stili di vita diversi nelle diverse regioni, tutte considerazioni importanti per i produttori di beni di Largo Consumo” ha dichiarato Patrick Dodd, President The Nielsen Company, Europe.

Il 55% dei consumatori europei potrebbe rinunciare a confezioni in cui si può cucinare o a confezioni che possono essere tenute in casa come contenitori richiudibili e il 60% circa dei consumatori europei e nord americani si è dichiarato disponibile a rinunciare all’imballaggio adatto allo stoccaggio in casa. Tra gli asiatici, invece, dove le case tendono ad essere più piccole e lo spazio per il deposito è limitato, questa percentuale scende al 42%.

In America Latina, la regione del mondo più preoccupata per il cambiamento climatico secondo il Nielsen Global Environmental Concern Barometer, i consumatori sono più disposti a rinunciare a tutti i tipi di imballaggio se questo portasse benefici all’ambiente.

Complessivamente, i due aspetti del packaging a cui i consumatori non sarebbero disposti a rinunciare sono la confezione di tipo “protettivo” – che mantiene i prodotti in buone condizioni, e gli aspetti igienici dell’imballaggio – che mantengono i prodotti puliti.

“I consumatori di tutto il mondo, preoccupati per la salvaguardia dell’ambiente, chiedono azioni sempre più forti e concrete ai distributori e ai produttori di beni di Largo Consumo per la protezione dell’ambiente. E se la confezione non fosse una priorità per i consumatori, è certamente una priorità crescente che l’industria alimentare non può ignorare” ha dichiarato Dodd. Infatti, secondo la ricerca semestrale Nielsen Global Environmental Concerns, la percentuale dei consumatori che hanno affermato di essere molto preoccupati per lo spreco della confezione è passata dal 31 al 40% tra maggio e novembre 2007. Nell’ultima ricerca, la preoccupazione per lo spreco delle confezioni è aumentata più di quelle ambientali superando la preoccupazione per il cambiamento climatico, per la scarsità d’acqua, per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e per l’utilizzo di pesticidi.

Secondo le ricerche Nielsen packs@work™, i distributori e i produttori di generi alimentari stanno cercando di far fronte alle richieste dei consumatori che chiedono maggiori soluzioni di imballaggio riciclabile permettendo in questo modo di minimizzare l’impatto sull’ambiente.
In diversi Paesi, consapevoli dal punto di vista ambientale, gli studi Nielsen packs@work rivelano le preferenze dei consumatori per l’imballaggio riciclabile, biodegradabile e sicuro dal punto di vista dello smaltimento – utilizzando materiali come la carta, il cartone e/o il vetro piuttosto che la plastica o il polistirolo.

La confezione di vetro, per esempio, è considerata igienica, inerte, riciclabile, resistente alle alte temperature e potenzialmente capace di prolungare la durata del prodotto. Il suo appeal estetico dà segnali positivi sull’autenticità, sulla qualità e sull’efficacia del prodotto.

(fonte www.advertiser.it)

lunedì 17 marzo 2008

tanchiù bob

"Non troveremo mai un
fine per la nazione
né una nostra personale
soddisfazione nel mero
perseguimento del
benessere economico,
nell'ammassare senza
fine beni terreni.

Non possiamo misurare
lo spirito nazionale
sulla base dell'indice
Dow-Jones, né i successi
del paese sulla base del
prodotto nazionale lordo.

Il prodotto nazionale lordo comprende anche
l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette,
e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle
carneficine dei fine-settimana.

Il prodotto nazionale lordo mette nel conto le serrature
speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni
per coloro che cercano di forzarle.

Comprende la distruzione delle sequoie e la morte della
fauna nel Lago Superiore. Comprende programmi televisivi
che
valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti
ai nostri bambini.

Cresce con la produzione di napalm, missili e testate
nucleari, e comprende anche la ricerca per migliorare
la disseminazione della peste bubbonica. Il prodotto
nazionale lordo si accresce con gli equipaggiamenti
che la polizia usa per sedare le rivolte nelle nostre città,
e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si
ricostruiscono i bassifondi popolari.

E se il prodotto nazionale lordo comprende tutto questo,
non calcola però molte altre cose.
Non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della
qualità della loro educazione o della gioia dei loro
momenti di svago.

E' indifferente alla decenza del luogo di lavoro o alla
sicurezza nelle nostre strade. Non comprende la bellezza
della nostra poesia o la solidità dei valori familiari,
l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri
pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia
nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il prodotto nazionale lordo non misura né la nostra arguzia
né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra
conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al
nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende
la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere
orgogliosi di essere americani."


(Robert Kennedy - 18 marzo 1968)

sabato 15 marzo 2008

da noi nulla?


(…) Il Governo spagnolo ha creato, lo scorso 15 febbraio 2008, un Consiglio Statale per la Responsabilità Sociale d’Impresa attraverso un Decreto Reale (221/2008), che ne regola composizione, obiettivi e funzionamento.

Il Consiglio sarà un organo interministeriale, a carattere consultivo, multi-stakeholder (è composto infatti da rappresentanti di: associazioni di impresa, sindacati, altre organizzazioni rilevanti per la CSR, pubbliche amministrazioni; Presidente è Ministro del Lavoro e Affari Sociali) e paritetico.

Il Consiglio è incaricato dello sviluppo e dell’implementazione delle politiche di CSR, attraverso la realizzazione di varie iniziative come creazione di Forum di discussione tra i soggetti più rappresentativi in questo campo, analisi dello sviluppo della CSR in Spagna, UE e altri paesi (…)


(Fonte: Sodalitas CSR Monitor)

mercoledì 12 marzo 2008

date una chance ai fagioli

Quanto l’olio di frittura utilizzato nei McDonald’s fosse simile al petrolio l’abbiamo pensato tutti, ma che questo stesso olio passi dalla padella all’automobile potrebbe sembrare uno scherzo, invece è questo il percorso che farà l'olio da cucina usato per preparare hamburger e patatine.

Così ha deciso McDonald’s. La famosa catena di fast food americana convertirà la sua flotta di furgoni per la consegna, in modo da poter utilizzare come carburante un biodiesel ricavato dal suo stesso olio da cucina riciclato.

La McDonald's punta ad adeguare tutti i suoi 155 veicoli entro il 2008, perché possano usare al più presto il biodiesel che sarà composto per l’85% di olio da cucina usato e raccolto dai 900 ristoranti McDonald’s e per il 15% dall’olio di semi di colza.

Intanto in un recente report delle Nazioni unite si dichiara che la produzione di carne è tra le prime 3 fonti di CO2, responsabile per il 18% del totale delle emissioni, più dell’industria dei trasporti.

Per produrre 1 kg di carne si producono 34,6 kg di CO2. Inoltre i bovini, notoriamente flatulenti, sono responsabili per il 37% delle emissioni globali di metano.

Andateci piano con la carne, date una chance ai fagioli.

mercoledì 5 marzo 2008

eco-sfuso

Comprare sfuso, un po' per volta, senza esagerare, senza sprecare. Come si faceva con le vecchie nazionali senza filtro. O il litro di latte nella bottiglia che ti portavi da casa. Come una volta, quando la miseria ti faceva contare i grammi ad uno ad uno. Solo che oggi lo si fa anche per l'ambiente, non solo per la crisi economica che torna a farsi sentire.

E così riecco gli italiani alle prese con un modo di fare la spesa che avevano dimenticato o che i più giovani non avevano mai conosciuto: pasta, riso o caffè comprati seguendo al dettaglio la voglia, la fame, i soldi in tasca. Detersivi, vino e latte fresco venduti rigorosamente alla spina. Sempre di più e sempre più spesso si acquista così. Usando poi contenitori biodegradabili o riciclabili, usati e portati da casa. Senza pacchi o confezioni magari ammiccanti, seducenti ma a perdere.

E' intrecciata di modernità e d'antico la ricetta per vincere la guerra all'immondizia, per non finire travolti dalle 31 milioni di tonnellate di spazzatura che ogni anno l'Italia produce, di cui ben 12 sono solo di imballaggi. Di scatole, flaconi, pacchi, bottiglie di plastica che nel sacco della spesa rappresentano il 5% del peso ma nella nostra pattumiera occupano il 50% dello spazio.

Così tra crisi economica e voglia di ecologia, cambiano i consumi. La rivoluzione sfusa è partita dal Piemonte, prima regione nel 2006 a sovvenzionare un progetto con la vendita alla spina dei detersivi, e goccia a goccia dilaga.

Si moltiplicano i prodotti in listino e nei supermercati si creano zone riservate. Tecnologiche, futuribili. Come gli Ecopoint della Crai dove da una sorta di organo a canne trasparenti premendo una leva scendono a scelta caffè, pasta, riso, cereali, legumi e spezie o caramelle nella quantità desiderata. Merce, spesso di marca, rigorosamente raccolta in sacchetti biodegradabili, trasportata su carrelli riciclati.


Conviene, si risparmia, e si inquina meno. "Senza la tradizionale confezione la merce va a prezzi inferiori dal 20 al 70%", assicurano i responsabili Crai. Dodici per ora i punti vendita "ecologici", il prossimo aprirà in provincia di Napoli: 750mila le confezioni risparmiate con questo sistema in un anno mentre la vendita dei cibi sfusi è cresciuta del 10%.

La civiltà dei rifiuti, i rifiuti della civiltà, ha scritto e raccontato l'economista Guido Viale. Che consiglia: "L'unica ricetta per vincere è diminuire gli imballaggi, è dimenticare l'usa e getta, è puntare sul riciclo dei contenitori se si pensa che nella nostra pattumiera il 50% dello spazio è preso dalle confezioni". Oggetti di plastica che ci mettono mille anni ad essere "assorbiti" dalla natura.

Il Piemonte ha risposto in concreto e per primo con le catene della grande distribuzione, da Coop ad Auchan e Crai, nel 2006 ha messo in piedi, realizzato dall'associazione Ecologos, il progetto detersivi self service che ha fatto risparmiare nella sola regione più di centomila flaconi. In altre parole significa non aver usato 6,11 tonnellate di plastica per le confezioni e 3,41 tonnellate di cartone per l'imballaggio.

Il meccanismo è semplice: il consumatore acquista il flacone una sola volta al prezzo di 50 centesimi e si rifornisce con quello ogni volta che ne ha bisogno, si incolla il tagliando di acquisto e paga alla cassa. Una strada seguita, tanto che i detersivi alla spina ora si trovano da Torino alla Sardegna passando per Firenze perché, come dicono alla Coop di Ponte a Greve, "costano meno, e in poco tempo sono diventati da noi il prodotto più scelto con 40mila litri in un anno".

E se la vendita di prodotti liquidi per la pulizia la richiesta cresce del 20% all'anno, più difficile quella dei generi alimentari come il latte crudo. In Italia sono 600 i distributori automatici, 360 in Lombardia. Copiati da quelli esistenti in Svizzera e Austria, sono nella maggior parte dei casi sistemati all'esterno delle aziende agricole ma anche davanti ai supermercati e vendono dai 70 ai 200 litri al giorno. Mentre a Roma c'è chi gira per i mercati col furgone: appuntamenti fissi, quotidiani per chi arriva come un tempo con la bottiglia vuota.

Perché cambia il modo di comprare?. "Nella vendita dei prodotti sfusi la spinta economica è sicuramente il motivo più forte anche se forse c'è anche il fascino della nostalgia, di quando si comprava con i vuoti a rendere, quel tanto che si voleva", dice Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi all'università di Modena e Reggio che ricorda come la pubblicità dei prodotti punti spesso al "buon tempo andato" tra detersivi alla cenere e spuma di campagna.

Con gli anni il consumatore italiano si è fatto furbo, racconta il professore, non si fa più sedurre come una volta solo dalle marche. "Per questo credo che funzionino i prodotti sfusi. anche perché le grandi catene distributive diventano garanti della merce anche se non è del brand famoso o pubblicizzato".

(tratto da www.repubblica.it)

sabato 1 marzo 2008

plauso

Nel febbraio 2007 il sindaco di Londra ha pubblicato un proprio Piano di Azione per contrastare il cambiamento climatico, ponendo ambiziosi obiettivi di riduzione di CO2 per Londra.

Green Homes e Green Organisations sono due website ora appositamente realizzati che aiutano i residenti nella città con una serie di strumenti e informazioni necessarie per sostenerli nello sforzo di migliorare l'efficenza energetica e ridurre le emissioni di CO2.