mercoledì 23 dicembre 2009
trasloco
venerdì 11 dicembre 2009
parole per il futuro
BRASILE Meglio tardi che mai. Per decenni il Brasile è stato responsabile della deforestazione dell'Amazzonia, una devastazione che minaccia la sicurezza di uno degli ecosistemi fondamentali. Oggi il governo di Lula ha cambiato rotta: Copenaghen può essere il momento di rendere ufficiale la svolta.
CINA E' il paese che emette più anidride carbonica di tutti gli altri. Ma sta già pagando un prezzo pesante, in termini di vite umane, al cambiamento climatico. Se potesse scegliere tra il carbone e le tecnologie più avanzate della terza rivoluzione industriale cosa farebbe?
EFFICIENZA ENERGETICA E' la base per il riassetto energetico. Molti tagli di emissioni si possono realizzare eliminando gli sprechi e l'inefficienza.
FONDI I fondi per il trasferimento delle tecnologie avanzate ai paesi meno industrializzati sono un atto di giustizia: non si può penalizzare proprio chi è stato escluso dalla seconda rivoluzione industriale. Bisogna permettere a questi paesi di fare il salto della rana passando direttamente alla Terza rivoluzione industriale.
IDROGENO Le rinnovabili sono una fonte pulita ma non costante: c'è bisogno di un serbatoio per immagazzinare l'energia prodotta durante i momenti di picco. Questo serbatoio è l'idrogeno che permette anche di riutilizzare in modo flessibile l'energia accumulata.
KYOTO E' stato il momento che ha segnato l'inizio del percorso dalla geopolitica alla politica della biosfera.
LAVORO La Terza rivoluzione industriale dà spazio a sistemi labour intensive e produrrà milioni di posti di lavoro.
NUCLEARE Il nucleare è la tecnologia della guerra fredda. In più di mezzo secolo non ha risolto i suoi problemi, anzi li ha aggravati: rischi di incidenti durante tutte le fasi del ciclo di produzione, rischio terrorismo, rischio scorie. E nessun beneficio economico.
OBAMA La svolta di Obama è la premessa per un cambiamento che dovrà essere molto più radicale: senza la visione d'assieme, senza la capacità di pensare a lungo termine, il rilancio delle fonti rinnovabili è privo di solide basi.
POST KYOTO La conferenza di Copenaghen può avere successo se si fa il salto dalla prospettiva degli obblighi a quella delle opportunità. Invece di pensare solo a quantificare quello che non si deve fare bisogna cominciare a dire quante fonti rinnovabili, quanti edifici sostenibili, quanto idrogeno, quante smart grid deve realizzare ogni paese.
RINNOVABILI Sono il primo pilastro della terza rivoluzione industriale. Due regioni spagnole, la Navarra e l'Aragona, in dieci anni sono arrivate al 70 per cento di elettricità da fonti pulite. Perché non fare altrettanto?
SCETTICI E' un gruppetto inesistente sotto il profilo scientifico. Riescono ad avere visibilità perché sono supportati dalle lobby delle vecchie fonti energetiche che li usano per seminare dubbi nell'opinione pubblica.
TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Permette sia lo sviluppo economico che la riduzione delle emissioni serra. Poggia su quattro pilastri: le energie rinnovabili, gli edifici sostenibili, l'idrogeno e le reti intelligenti, le smart grid per distribuire l'energia secondo il modello del web. La Terza rivoluzione industriale significa spostare il potere dalle oligarchie che gestiscono le grandi centrali elettriche alle persone. Oggi parliamo attraverso Skype e si creano network liberi di scambio e condivisione delle informazioni. Perché non farlo con l'energia?
UNIONE EUROPEA E' stata l'apripista della battaglia per la difesa della biosfera. E lo ha fatto in condizioni di isolamento e di grande difficoltà. Ora può guardare con più fiducia al futuro, soprattutto se saprà sfruttare le sue grandi potenzialità.
VEGETARIANI La seconda causa di cambiamento climatico al mondo è l'emissione di CO2 derivante dall'allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumiamo. Per abbattere le emissioni bisogna passare alla dieta mediterranea, come in Italia, mangiando molte verdure e molta frutta.
mercoledì 9 dicembre 2009
high line park
High Line Park è il nuovissimo parco di NY, nato da un sogno collettivo che ha impedito la distruzione di un sito storico della città trasformandolo in luogo di aggregazione dando una risposta concreta all’eccezionale possibilità di creare un luogo pubblico e utile alla comunità.
La trasformazione della vecchia ferrovia High Line in parco è avvenuta anche, se non soprattutto, grazie all’attività della community Friends of the High Line che è riuscita a coinvolgere e sensibilizzare tutti gli abitanti delle aree attraversate, chiedendo loro di condividere idee su come realizzare il sogno di questa trasformazione.
High Line Park è processo di design e di realizzazione gestito collettivamente.
Il racconto di questa esperienza sociale è raccolta nel sito ufficiale che racconta, aggiorna e aggrega ed è memoria storica dei progetti, le idee e i pensieri di chi ha partecipato e continua a farlo.
martedì 8 dicembre 2009
lunedì 7 dicembre 2009
sabato 5 dicembre 2009
italia rinnovabile
Ancora oggi in Italia oltre il 93% dell’energia proviene da fonti fossili inquinanti. Il rapporto descrive un percorso che trasforma l'attuale situazione in un sistema energetico sostenibile.
Le fonti rinnovabili saranno in grado di coprire oltre il 60% della domanda di energia primaria del Paese, riducendo le emissioni di gas serra del 71% al 2050, rispetto ai livelli del 1990.
Qui trovate una sintesi del rapporto.venerdì 4 dicembre 2009
cominciamo noi
L'indagine porta in superfice "cinque eco-crimini che commettiamo ogni giorno", a partire dal caffè della mattina.
L'energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo dai paesi tropicali, infine produrre sei tazzine di espresso al giorno - una a cui in molti arrivano - in un anno generano 175 kg di CO2, cioè quanto un volo di 2000Km.
Un caffè in meno al giorno è un risparmio del 16%.
La toilette: ogni kg di rotoloni fatti con carta igienica "riciclata al 100%", riduce di 30 litri il consumo di acqua e di 3 kilowattora quello di elettricità.
Terzo: la moda usa-e-getta che riempie gli armadi di abiti indossati pochissime volte e spesso per una sola stagione.
Un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi finiscono nella spazzatura ogni anno.
Quarto delitto ambientale: quando la pulizia diventa una ossessione. In Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi. Una famiglia media che manda quattro o cinque lavatrici a settimana crea più di mezza tonnellata di CO2.
Al quinto posto arriva un vero crmine contro l'umanità: il cibo buttato via. Questo che non è solo un eco-crimine è ripugnante e anche il più diffuso. La famiglia americana media getta via il 30% degli alimenti che compra, 48 miliardi di dollari che finiscono nella spazzatura ogni anno.
Il latte fresco buttato via in Inghilterra, per essere prodotto ha creato altrettante emissioni CO2 di 10.000 automobili.
Copenaghen comincia in casa nostra ogni mattina e se la sostenibilità non è una favola tocca a noi scrivere il lieto fine.
venerdì 27 novembre 2009
tab
321 water [o meglio 3 to 1] è una bottiglia con sistema di filtraggio immediato che ci ricorda che, almeno in Autralia, servono tre litri di acqua per produrne uno [sembra invece che servano 10 litri di acqua per produrre 1 litro di CocaCola].
Hydros Bottle è invece un sistema di filtraggio che entra in funzione al momento della bevuta.
Vapour è definita come anti- bottle, disegnata per stare in tasca quando non serve e riutilizzabile all'infinito.
giovedì 26 novembre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
greenbean
Questo blog è iniziato nel dicembre 2007 citando il libro Mondo S.r.l.:
"Inizia l'era della responsabilità sociale, una sfida per tutte le aziende che vogliono restare sul mercato. Ecco alcuni dati:
- il 51% dei maggiori sistemi economici mondiali è costituito da multinazionali e non da nazioni;
- il 40% degli scambi economici globali avviene tra quelle multinazionali;
- solo 21 nazioni hanno un prodotto interno lordo superiore al fatturato annuo di ognuna delle 6 maggiori multinazionali.
Pare che a responsabilità limitata sia rimasto solo il nostro pianeta con le sue risorse non rinnovabili mentre gran parte dell'economia mondiale è nelle mani delle Società per Azioni, ormai più potenti dei governi.
Le decisioni di acquisto non saranno più prese sulla base di paramentri come prezzo, qualità e disponibilità, ma sull'attenzione dedicata ai fattori ambientali, umani ed economici che influiscono sull'intera catena del valore di beni e servizi.
Le imprese più avvedute e intraprendenti si stanno già muovendo per garantirsi un futuro attraverso questi paramentri.
Solo i produttori che sapranno integrare nelle proprie attività questi concetti essenziali verranno premiati sul mercato globale."
In questi due anni la parola sostenibilità è passata sulla bocca di molti, troppi.
Ancora troppo poche sono le aziende che accettano la sfida dell'innovazione, perchè questo è la sostenibilità - la capacità di innovare le proprie strategie di gestione del business.
Marketing manager e imprenditori si dimostrano ancora dubbiosi e tentennano, mentre la crisi erode i profitti e riduce le opportunità per il futuro.
L'alibi resta ancora l'idea che la sostenibilità sia un costo... è vero! Costa in creatività, ingegno e visione.
Spesso l'alibi è anche l'opinione diffusa che il consumatore [non lo chiamerò mai più cosi] non abbia una reale disponibilità a pagare un surplus per prodotti green... è vero, solo in parte.
Ma perchè dovrebbero? La sostenibilità non può essere una tassa sul futuro, non è un optional, è un bisogno primario.
Il consumatore [ooohps... ] pagherà in fiducia, fedeltà e promozione del brand e tanto dovrebbe bastare per dire grazie.
Sul fronte dei consumi la sostenibilità ha superato il concetto di etica, ora è pragmatica, pura e semplice, una situazione binaria: futuro si - futuro no.
Lo scorso 25 settembre ho scritto: "Ciò che spinge Peter Parker, meglio noto come Spiderman, a non mollare mai, sono le parole pronunciate da suo zio Ben: "Da un grande potere derivano grandi responsabilità".
Se è vero che oggi sono le aziende ad avere il potere di guidare il cambiamento, mi auguro che i manager che le governano abbiano in famiglia uno zio Ben."
Mi piace ricordarlo.
Ora questo blog diventa parte integrante del progetto greenbean.
Un modo per l'agenzia di cui sono co-fondatore di parlare non di se stessa, ma di quello che vede e che sente; un modo per non chiudersi nella logica cliente-agenzia, ma restare quello che vuole essere: un sistema aperto, un aggregatore di idee, persone e professionalità che insieme voglio portare aria nuova nelle piccole e grandi cose, delle persone e delle aziende.
mercoledì 28 ottobre 2009
martedì 27 ottobre 2009
venerdì 25 settembre 2009
memo
Se è vero che oggi sono le aziende ad avere il potere di guidare il cambiamento, mi auguro che i manager che le governano abbiano in famiglia uno zio Ben.
giovedì 24 settembre 2009
sempre di più
L’osservatorio sulla salute e il benessere che Sana conduce ormai da un triennio con un survey su un campione rappresentativo della popolazione mostra con chiarezza quanto le nuove sensibilità ambientali stiano profondamente contagiando le scelte di consumo degli italiani. Prefigurando ormai un green package di consumi che sta divenendo patrimonio condiviso di un segmento consistente della popolazione italiana.
Estremamente diverso da quello radical, rigoroso e integralista, che ha da sempre interessato le frange verdi più politicizzate della popolazione. 44% della popolazione dichiara che l’attenzione dell’impatto ambientale dei consumi e della vita quotidiana è aumentata (11%molto,33% abbastanza, 1% abbastanza o molto diminuita) rispetto ad un anno fa : quasi un italiano su due quindi, un dato davvero clamoroso. Se si considera che non si tratta di una generica affermazione ma una verificata traduzione in comportamenti congruenti in tutti i settori espositivi di Sana : l’alimentazione, il corpo, l’ambiente.
La sensibilità alle problematiche ambientali è in larga misura indotta da un dibattito che ormai è divenuto ricorrente sui media ma anche nei discorsi della quotidianità che sempre più spesso vertono su questi temi. Ridurre l’impronta ambientale significa tutelare la natura e l’ambiente ma anche garantire la propria salute e sicurezza. La salute da variabile indipendente, mi ammalo perché è toccato in sorte proprio a me, sta divenendo una variabile dipendente : entro certi limiti, seguendo certe regole, adottando certi comportamenti e astenendomi da altri, posso influire sul mio stato di salute.
Sono due ordini di motivazioni, che vanno divenendo strettamente interconnesse tra loro, alla base del consumo di prodotti naturali : motivazioni ego riferite che fanno perno principalmente sulla salute, sugli effetti negativi del degrado di questa sul proprio benessere e motivazioni etero riferite che vertono principalmente sulla responsabilizzazione anche individuale per la ecosostenibilità dei consumi e dell’imperativo etico di consegnare alle future generazioni un pianeta ancora vivibile.
Alimentazione ed esercizio fisico sono le due aree privilegiate per questa strategia : l’attenzione a ciò che si mangia esce dall’ambito abituale e depressivo a connotazione ipocondriaca per rivolgersi a scelte vitalistiche che hanno il loro perno proprio in una naturalità reale e non da claim pubblicitario. Quindi anzitutto prodotti biologici – il consumo che si era assestato lo scorso anno dopo i forti incrementi del passato ha ripreso a crescere – indicati come consumo abituale da oltre ¼ degli italiani, una forte ostilità nei confronti degli OGM, una preferenza per i prodotti del territorio. Perché sono più freschi, consumano meno CO2, e si ritengono ( in larga misura a ragione) rispettosi della stagionalità e della biodiversità. Una qualche ombra invece sulla dieta mediterranea probabilmente perché da tempo ignorata nella comunicazione di grandi imprese che pure sono i grandi protagonisti e beneficiari del suo goodwill ( per tutti : i produttori di pasta). Lo spreco alimentare, non solo per la congiuntura economica ma anche perché considerato il più socialmente offensivi tra le forme di spreco, praticamente azzerato.
Infine un riferimento ai comportamenti ecocompatibili: circa un italiano su tre (73%) ha messo in atto almeo un acquisto all’insegna dell’ecocompatibilità ambientale: un trend in impetuoso aumento 54% nel 2007 (primo anno dell’Osservatorio), 61% nel 2008, 72% nel 2009.
(fonte: www.societingblog.com)
mercoledì 23 settembre 2009
N.Y. garbage
Con il progetto New York City Garbage (qui il sito ) l'artista Justin Gignac confeziona, in scatole di plastica trasparente, i rifiuti raccolti durante manifestazioni di grande richiamo.
In otto anni circa 1.200 mq di rfiuti sono stati venduti in oltre 25 paesi del mondo, in confezioni da 50$ e 100$.
Una forma di riciclo che non ti aspetti...
lunedì 14 settembre 2009
domenica 13 settembre 2009
venerdì 11 settembre 2009
le dimensioni contano?
RWN, utility che si occupa della generazione, trasmissione e del commercio di luce e gas e che presidia anche il business dell’acqua, che conta oltre 63.000 dipendenti, ci dice che le dimensioni contano.
Io non credo: conta l'etica, la creatività, la capacità di innovare, le dimensioni aiutano, ma non bastano.
mercoledì 2 settembre 2009
ecodrive
La guida sarà aggiornata una volta all'anno, oltre ad illustrare gli obiettivi delle azioni e delle misure messe in campo dal nostro Paese nel quadro della lotta al cambiamento climatico, in particolare sul contenimento delle emissioni di gas serra.
Di seguito le regole indicate per una guida eco-sostenibile.
NORME DI GUIDA
1. Accelerare gradualmente
2. Inserire al più presto la marcia superiore
3. Mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme
4. Guidare in modo attento e morbido evitando brusche frenate e cambi di marcia inutili
5. Decelerare gradualmente rilasciando il pedale dell'acceleratore e tenendo la marcia innestata
6. Spegnere il motore quando si può, ma solo a veicolo fermo.
7. Mantenere la pressione di gonfiaggio degli pneumatici entro i valori raccomandati
8. Rimuovere porta-sci o portapacchi subito dopo l'uso e trasportare nel bagagliaio solo gli oggetti indispensabili mantenendo il veicolo, per quanto possibile, nel proprio stato originale
9. Utilizzare i dispositivi elettrici solo per il tempo necessario
10. Limitare l'uso del climatizzatore
LE CONDIZIONI DEL VEICOLO
1. Curare la manutenzione del veicolo eseguendo i controlli e le registrazioni previste dalla casa costruttrice. In particolare, cambiare l'olio al momento giusto e smaltirlo correttamente.
2. Controllare periodicamente la pressione di gonfiaggio quando gli pneumatici sono freddi, almeno una volta al mese e prima di lunghi percorsi. Pressioni di esercizio troppo basse aumentano significativamente i consumi di carburante in quanto diventa maggiore la resistenza al rotolamento. In tali condizioni, inoltre, lo pneumatico è soggetto ad un'usura più rapida e ad un deterioramento delle prestazioni.
3. Variazioni delle dimensioni degli pneumatici, possono alterare le prestazioni originali.
4. Utilizzare gli pneumatici invernali solo nelle stagioni in cui le condizioni climatiche li rendono necessari in quanto essi causano un incremento dei consumi di carburante oltre che del rumore di rotolamento.
5. Non viaggiare in condizioni di carico gravose: il peso del veicolo ed il suo assetto influenzano fortemente i consumi e la stabilità del veicolo. Ricordare che è vietato superare la massa massima complessiva del veicolo indicata sul libretto di circolazione (veicolo sovraccarico).
6. Togliere portapacchi o portasci dal tetto al termine del loro utilizzo. Questi accessori, infatti, come altre modifiche della carrozzeria quali spoiler o deflettori, peggiorano l'aerodinamica del veicolo influendo negativamente sui consumi di carburante.
7. Evitare di viaggiare con i finestrini aperti in quanto ciò determina un effetto negativo sull'aerodinamica del veicolo e, conseguentemente, sui consumi di carburante.
8. Utilizzare i dispositivi elettrici solo per il tempo necessario. Il lunotto termico del veicolo, i proiettori supplementari, i tergicristalli, la ventola dell'impianto di riscaldamento, assorbono una notevole quantità di corrente, provocando di conseguenza un aumento del consumo di carburante.
9. L'utilizzo del climatizzatore incrementa sensibilmente i consumi, anche del 25% in certe condizioni. Pertanto, quando la temperatura esterna lo consente, evitarne l'uso ed utilizzare preferibilmente gli aeratori.
LO STILE DI GUIDA
1. Dopo l'avviamento del motore è consigliabile partire subito e lentamente, evitando di portare il motore a regimi di rotazione elevati. Non far riscaldare il motore a veicolo fermo, né al regime minimo né a regime elevato: in queste condizioni infatti il motore si scalda più lentamente, aumentando consumi, emissioni ed usura degli organi meccanici.
2. Evitare manovre inutili quali colpi di acceleratore quando si è fermi al semaforo o prima di spegnere il motore. Questo tipo di manovre, infatti, provoca un aumento dei consumi e dell'inquinamento.
3. Spegnere il motore in caso di sosta o di fermata.
4. Selezione delle marce: passare il più presto possibile alla marcia più alta (compatibilmente alla regolarità di funzionamento del motore ed alle condizioni di traffico) senza spingere il motore ad elevati regimi sui rapporti intermedi. Utilizzare marce basse ad elevati regimi per ottenere accelerazioni brillanti comporta un sensibile aumento dei consumi, delle emissioni inquinanti e dell'usura del motore.
5. Velocità del veicolo: il consumo di carburante aumenta esponenzialmente all'aumentare della velocità. Si rende, pertanto, necessario mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme, evitando frenate e riprese superflue che provocano un incremento del consumo di carburante e delle emissioni. Il mantenimento di un'adeguata distanza di sicurezza dal veicolo che precede favorisce un'andatura regolare.
6. Accelerazione: accelerare violentemente bruscamente penalizza notevolmente i consumi e le emissioni. Si consiglia, pertanto, qualora le condizioni di marcia lo consentano, di accelerare con gradualità.
7. Decelerazione: decelerare, preferibilmente, rilasciando il pedale dell'acceleratore e tenendo la marcia innestata, facendo attenzione ad evitare il fuori giri per non danneggiare il motore (in questa modalità il motore non consuma combustibile, se dotato del dispositivo "cut-off").
lunedì 24 agosto 2009
italians
... convegono qui le eredità (le 3 C) della cultura sociale italica: la radice contadina, quella cattolica e quella comunista...
... per uno strano percorso infatti i consumatori italiani vogliono il benessere (materiale) ma non vogliono accettare la logica economica da cui questo benessere di fatto discende.
Permane così l'ambivalenza, anzi una latente ostilità verso l'economia (vista come qualcosa di manovrato dai "potenti" contro la gente comune) mentre il benessre rientra ormai nella sfera dei "diritti di base" che non dipendono dal mercato o dai talenti, ma dal solo fatto di "esserci".
Non siamo riusciti a diventare cittadini partecipi e responsabili ma stiamo riuscendo a diventare cittadini-consumatori che esigono prodotti e servizi efficenti, poco costosi, non problematici.
... questa sovrapposizione di identità rischia di portarci ad uno scontento sistematico che non riesce a tradursi in progetto-azione alternativa.
A livello della cultura quotidiana manca ogni conoscenza, anche a livello minimale, dei meccanismi di produzione, di marketing e di economia, mancano conoscenze attendibili sul transgenico, sull'ecologia, sulla complessità dei sistemi istituzionali e produttivi, sull'evoluzione della tecnica e delle sue potenzialità ma anche i limiti applicativi.
Il consumatore medio non vuole pensare che esistano limiti intrinsechi allo sviluppo e cioè, nella sua equazione personale, alla possibilità di avere per se più benessere materiale e uno stile di vita più rilassato.
Preferisce attribuire l'esistenza di questi limiti all'egoismo dei potenti e alla complicità con essi dei politici, oppure allo spreco effettuato da "cittadini di 2° livello" (dai meridionali, dagli immigrati, dai dipendenti statali).
Non vi è spazio mentale ed emotivo per qualcosa come l'etica sociale in senso proprio, caso mai solo per afflavi emotivi di solidarietà, di fratellanza universale, di ecologismo romantico verso la "madre natura".
Non esiste perchè la visione del mondo appare rigorosamente individualistica ed egocentrica, estesa al massimo a clan parentali o corporativi, tutto ciò proprio mentre l'interdipendenza delle economie, delle politiche e della quastione ecologica, oltre che della ricerca scientifica, renderebbero sempre più necessaria una coscenza "planetaria" di appartenenza a questa "terra-patria".
... è nel consumo di oggetti, servizi, evasione, mezzi di comunicazione, esperienze, occasioni sociali di acculturazione, che l'uomo del 3° millenio cerca quel "making sense" della vita quotidiana di cui sembra avere bisogno e che di fatto determina le traiettorie del desiderio e del progetto, il livello di soddisfazione del vivere.
Se lo scenaio (questo scenario) avesse qualche credibilità allora il senso di gruppi di riflessione e di intervento sulla sostenibilità non può limitarsi a cercare soluzioni "razionali" che si pensa possano, proprio perchè tali, convincere attraverso l'evidenza a modificare la forma mentis e i comportamenti.
Sebbene questo compito sia necessario o addirittura indispensabile, è in qualche modo "secondario" rispetto ad un altro compito, che è quello di prendere atto di quanto tutto ciò che quelli di buona volontà potranno comprendere sarà difficile "da spiegare alla gente", anche se possiamo immaginare che il vento stia cambiando, che rinasca una voglia di eticità e che le aziende possano costituirsi motore di questa evoluzione etica laddove la politica non sembra in grado di suscitare e governare.
(fonte: PLANOMIA - Sostenibilità e comportamenti di consumo - Giovanni Siri)
mercoledì 5 agosto 2009
kontakilometri
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul rapporto realizzato dall'Eurobarometro della Commissione Europea nel 2009 per verificare l'attitudine dei cittadini europei al consumo sostenibile.
Gli italiani - sottolinea la Coldiretti - si dimostrano piu' interessati al “contachilometri” ecologico in etichetta rispetto alla media dei cittadini europei che pur mostrano, con il 72% una grande sensibilità per rendere obbligatoria questa indicazione del consumo di anidride carbonica (CO2) ad effetto serra in etichetta.
Ben il 37% dei consumatori italiani ritengono inoltre - continua la Coldiretti - che la distribuzione commerciale dovrebbe fornire maggiori informazioni sui prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale ai quali secondo il 25% dovrebbe essere addirittura dedicato un angolo apposito all'interno dei negozi mentre il 15% ritiene che debbano essere comunque resi piu' visibili sugli scaffali.
L'impatto sull'ambiente dei prodotti è infatti molto importante per la decisione di acquisto di oltre la metà degli italiani (54%) che - continua la Coldiretti - gli attribuiscono un valore doppio rispetto alla marca, che si ferma al 24%.
All'estero la sensibilità di alcune catene della grande distribuzione commerciale europee nel cogliere i cambiamenti nel comportamenti dei consumatori ha già portato in alcuni casi alla scelta di dedicare ampi spazi sugli scaffali a prodotti locali del territorio o a segnalare all'opposto, con particolari accorgimenti, i prodotti provenienti da Paesi lontani con rilevanti costi ambientali.
E' il caso - ricorda la Coldiretti - di una grande catena di distribuzione inglese che applica un aeroplanino sulle confezione della frutta e verdura importate da altri continenti o quello di altri gruppi che ospitano all'interno dei locali un vero mercato per la vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli.
In Italia la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli, che non inquinano e salvano il clima: dall'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di cibi in vendita alla disponibilità di spazi adeguati nella distribuzione commerciale, dove poter acquistare alimenti locali che non devono essere trasportati per lunghe distanze, dai mercati degli agricoltori di campagna amica dove si vendono prodotti locali fino all'inaugurazione del primo circuito a chilometri zero di ristoranti, gelaterie, osterie e snack bar.
A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 km per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull'atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall'emissione di gas ed effetto serra.
Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere solo a tavola fino a 1.000 kg di anidride carbonica (CO2) l'anno.
E' stato infatti calcolato ad esempio che - conclude la Coldiretti - il vino dall'Australia per giungere sulle tavole italiane deve percorre oltre 16.000 km con un consumo di 9,4 kg di petrolio e l'emissione di 29,3 kg di anidride carbonica mentre le prugne dal Cile che devono volare 12.000 km con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 kg di anidride carbonica e la carne argentina viaggia per 11.000 km bruciando 6,7 kg di petrolio e liberando 20,8 kg di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei.
(fonte: www.coldiretti.it)
martedì 4 agosto 2009
venerdì 31 luglio 2009
se...
Se alla gente venisse detto che d'ora in avanti dovrà razionare l'elettricità, il nostro stile di vita risulterebbe senza dubbio compromesso. Ma vietare per legge che al termine dell'orario di lavoro negli uffici si lascino accese le luci, abitudine diffusa nelle grandi città, mi pare che non implicherebbe essenziali limitazioni per lo stile di vita di nessuno.
Se alla gente venisse detto che non può avere un iPod o un portatile, il nostro stile di vita risulterebbe senza dubbio compromesso, Ma chiedere che tutti gli iPod e i portatili siano costruiti con materiali facilmente riciclabili mi pare che non implicherebbe essenziali limitazioni per lo stile di vita di nessuno.
(Thomas L. Friedman - Caldo, piatto e affollato)
martedì 28 luglio 2009
global warming vs food
Il Barilla Center for Food and Nutrition sul problema del cambiamento climatico e sulle sfide ambientali e alimentari dei prossimi decenni ha recentemente pubblicato un documento d'indirizzo che affronta in particolare il nesso fra global warming e settore agroalimentare.
Dal documento emerge una inadeguata consapevolezza della sfida che i cambiamenti climatici rappresentano e delle implicazioni che comporta, sia da parte degli operatori nazionali che internazionali, sia dei consumatori di prodotti agroalimentari.
Per arrivare ad una consapevolezza condivisa a tutti i livelli sono 6 le raccomandazioni contenute nel report.
1. PROMUOVERE E DIFFONDERE L’IMPIEGO DI INDICATORI DI IMPATTO AMBIENTALE OGGETTIVI, SEMPLICI E COMUNICABILI
Si fa riferimento a tutte le attività individuali, sociali ed economiche, per promuovere una crescente consapevolezza degli impatti sull’ecosistema e favorire l’emergere di comportamenti virtuosi.
2. INCORAGGIARE POLITICHE ECONOMICHE E SISTEMI DI INCENTIVI / DISINCENTIVI EQUI ED EFFICACI
A fronte di un’ampia condivisione del principio a livello teorico, la ricerca di soluzioni condivise e accettate appare – come è ovvio – più difficile. Oggi il dibattito registra posizioni diverse relativamente a temi quali: l’efficacia del mercato dei certificati di scambio delle emissioni di anidride carbonica; l’uso della leva fiscale; l’introduzione di incentivi verso l’acquisto di beni e servizi a maggiore sostenibilità ambientale.
3. RI-LOCALIZZARE LE COLTURE, RIDURRE L’INCIDENZA DELL’ALLEVAMENTO, SALVAGUARDARE IL PATRIMONIO FORESTALE
Occorre prendere atto dei probabili effetti del cambiamento climatico, sia in termini di impatti sulla produttività agricola (impoverimento di alcune aree geografiche), sia delle strategie di prevenzione oggi indispensabili (riduzione dell’impatto ecologico delle attività di zootecnia), al fine di gestire attivamente i processi in atto e attutirne gli inevitabili impatti economici e sociali.
4. FAVORIRE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E PROMUOVERE TECNICHE DI COLTIVAZIONE SOSTENIBILI (BEST PRACTICE)
Al riguardo l’IPCC ha prodotto linee guida che raccolgono un elevato livello di consenso scientifico, e che possono essere efficacemente implementate. Del resto, non si può rispondere a una sfida come quella del climate change con strumenti del passato: occorre investire sull’innovazione tecnologica e sul trasferimento di conoscenza dal mondo della ricerca a quello delle imprese.
5. PROMUOVERE POLITICHE DI COMUNICAZIONE TRASPARENTE (FINO AL GREEN LABELLING)
Si tratta di promuovere una comunicazione maggiormente trasparente relativamente agli impatti ambientali dei singoli prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita. Una corretta informazione ai consumatori e ai vari operatori economici lungo tutta la supply chain è il prerequisito per l’adozione di stili di consumo più responsabili in termini di utilizzo delle risorse naturali da parte dei cittadini.
6. PROMUOVERE STILI DI VITA ED ALIMENTARI ECOSOSTENIBILI
Su questo versante vari temi meritano di venire citati: dall’eccesso del consumo di carne a livello mondiale (alla luce dell’Ecological Footprint connesso alle attività zootecniche), all’esigenza di ripensare il sistema dei trasporti dei prodotti agricoli per favorire un consumo maggiormente di prossimità, laddove possibile, a un consumo più orientato al rispetto dei cicli stagionali.
Per scaricare il report clicca qui
venerdì 17 luglio 2009
watermap
La campagna di promozione è patrocinata dal Municipio XIII del Comune di Roma, dalla Presidenza del Consiglio della Regione Lazio e dalla Provincia di Roma.
Anche in questo caso, come molte iniziative che stanno nascendo, l'obiettivo è quello di ridurre l'inquinamento ambientale prodotto dal PET utilizzato per la conservazione delle acque minerali, formulando un sistema di equilibrio tra uso e ripristino delle risorse naturali.
WATERMAP, utile per trovare le fontane che erogano acqua potabile, per muoversi con facilità per visitare musei e attrazioni; contiene informazioni in più lingue e verrà distribuita gratuitamente nei punti di maggior raccolta: aeroporti, stazioni, metropolitane, alberghi, siti archeologici.
WATERMAP a breve sarà disponibile in formato PDF per il download, in seguito sarà disponibile anche su Google Maps e sotto forma di applicazione per iPhone.
(fonte: watermap.it)
giovedì 16 luglio 2009
coccodè
Tratto da www.societingblog.com
"Quando mi si chiede, succede sovente, una esemplificazione pratica della transizione dal marketing al societing - una profonda rivisitazione di questa disciplina alla luce dei nuovi scenari , delle nuove consapevolezze del consumatore - sarei tentato di indicare questo volume come una summa preziosa, una fedele interpretazione dell’auspicato new deal del marketing.
Un libro quindi sulla pubblicità ma anche, l’ autore ne sia o meno consapevole, il più illuminante esercizio di nuovo marketing.
Dove il consumatore non è visto come soggetto da colpire, da catturare ma come coproduttore, interlocutore con cui intessere realmente un dialogo, con cui stabilire quella relazione tanto teorizzata dal marketing ma in realtà così poco praticata. Svolgendo in maniera ironica, divertente, garbatamente trasgressiva una funzione pedagogica, didattica senza mai la tentazione del paternalismo, in una delle aree cruciali per il nostro benessere come il mangiare.
Una pubblicità che si rinnova ogni giorno e sempre basata su reason why, su evidenze immediatamente riscontrabili all’interno di Eataly. La pubblicità che diviene cassa di risonanza dell’ininterrotto fuoco di artificio di eventi e di innovazioni che si succedono ad Eataly praticamente ogni giorno.
Mai spettacolo fine a se stesso ma sempre coerenti ed esemplificativi della filosofia e della vocazione dell’azienda. Il fil rouge? Valori veri, alti, non enunciati ma concretamente testimoniati . Che illustrano la filosofia, forse la mission, di Eataly : svolgere un ruolo di talent scout nel raccogliere e rendere accessibile, a prezzi ragionevoli, il meglio della produzione enogastronomica del nostro Paese.
Eataly è aperto 364 giorni l’anno : chiude per festa un unico giorno l’anno. Il 25 aprile. A buon intenditore…"
lunedì 13 luglio 2009
sabato 11 luglio 2009
venerdì 10 luglio 2009
green economy
Vi riporto l'intervento di Gianpaolo Fabris al workshop Aspen di Venezia "Nuovi consumatori, nuovi stili d vita" - I protagonisti della green economy.
Tante imprese oggi dimostrano una lungimiranza ambientale maggiore rispetto all’operare degli Stati. Attivissimi questi in proclami sull’urgenza di promuovere le energie alternative, ridurre le emissioni, la dipendenza energetica, contrastare il riscaldamento del pianeta quanto poi inadempienti nelle realizzazioni. Latitano ampiamente, nonostante la drammaticità dei problemi, efficaci strategie pubbliche di intervento.
L’alibi a cui si fa più spesso ricorso, così come del resto per i ritardi sulle riforme, è la crisi che indurrebbe a rinviare al “dopo”. C’è da chiedersi come mai, invece, nel Paese in cui la crisi si è abbattuta con maggiore virulenza si stiano progettando ed attuando interventi significativi proprio in questa direzione. Ma anche, in una nazione povera e di prima industrializzazione come la Cina, il presidente Wen Jiabao stia insegnando al mondo come si coniuga economia di mercato con il più ambizioso programma di energie rinnovabili ed efficienza energetica.
Nel nostro Paese, ma non soltanto nel nostro, sta nascendo uno zoccolo di imprese che hanno fatto della sensibilità ambientale e di interventi d’avanguardia il loro modus operandi conseguendo risultati davvero importanti.
Accanto a queste ce ne sono certamente tante altre che usano lo stesso alibi/giustificazione degli Stati, adottano la politica dello struzzo, non vedono l’urgenza del problema, prosperano sull’indeterminatezza o assenza delle normative al proposito. Le tante da cui prende spunto poi l’ambientalismo radicale a testimonianza dell’impossibilità di salvare il pianeta in presenza dell’odiato capitalismo. Dimenticando, come dice Giorgio Ruffolo nel titolo di un bel recente libro, che il capitalismo ha i secoli contati.
Sono invece imprese, minoritarie come numero ma esemplari nelle loro realizzazioni, a svolgere una funzione di supplenza, ad assumere responsabilità per alcune delle funzioni che dovrebbero essere dello Stato.
Imprese che non debbono miopemente confrontarsi con scadenze elettorali, che possono guardare lontano, elaborare un pensiero strategico ispirato all’ambiente che diviene, nei fatti e non a parole, parte significativa della loro mission.
Imprese che hanno rinunciato a considerare il profitto soltanto a breve o la sua massimizzazione come un feticcio. Si tratta, in molti casi, di una sorta di silenziosa rivoluzione produttiva e di mercato che non ha niente a che vedere con operazioni di green washing per millantare un credito o da strumentalizzare in termini di relazioni pubbliche.
Fare i nomi di alcune di queste significherebbe non dare il giusto riconoscimento alle tante che sono impegnate in quest’area. Che costituiscono oggi la vera locomotiva del sistema paese sul fronte dell’ambiente.
Alcune hanno realizzato un business con l’ambiente, molte altre effettuano grossi investimenti senza ricevere un ritorno nell’immediato ma nella consapevolezza, realistica ed etica insieme, della doverosità del loro operare.
Gli ambiti in cui si muovono sono tanti e complessi, a cominciare dal risparmio energetico e la sostituzione di impianti che non lo consentono. Il ricorso ad energie rinnovabili con incisivi processi di riconversione: dai pannelli solari, il fotovoltaico, la geotermia.
Eliminazione di qualsiasi componente che sia anche solo sospetta di pericolo per la salute.
Drastica riduzione delle emissioni di CO2 con l’obiettivo di azzerarle e compensazione del proprio impatto ambientale mediante il ricorso alla riforestazione.
Forte ispirazione della produzione in termini di sostenibilità nel reperimento di materie prime e di rispetto per Paesi che le producono.
Attenzione ad una risorsa preziosa come l’acqua, al suo consumo moderato, ad evitare il suo inquinamento anche a livello delle falde.
Impegno a valorizzare risorse del territorio circostante sia in termini di capitale umano ma anche di prodotti/strutture che provengono da più immediato milieu geografico.
Consapevolezza del problema dei rifiuti, ecocompatibilità e biodegradabilità delle confezioni, in alcuni casi l’assunzione di ritirare o riciclare i prodotto in disuso, con una forte tensione alla riduzione del packaging. Che ritorna alla sua funzione ontologica di protezione e non all’effetto matrioska che il marketing gli aveva attribuito dilatando, a spese dell’ambiente, la sua funzione di vendita.
Sono molte inoltre le imprese attive nello svolgere una funzione didattica/di sensibilizzazione ambientale nei confronti dei propri consumatori.
Addirittura - come alcune multiutility - si promuovono campagne per insegnare all’utenza come limitare i consumi degli stessi prodotti che vendono.
mercoledì 8 luglio 2009
homeless
Orsi polari senza-tetto si aggirano per Roma alla ricerca di cibo e riparo.
Alcuni disorientati in mezzo al traffico, altri sfiniti a terra mostrano un cartello con scritto "Vittima del riscaldamento globale".
E' l'ultima provocazione di Greenpeace alla vigilia del G8, perché i leader mondiali riuniti all'Aquila prendano provvedimenti utili a frenare il cambiamento climatico in atto. In estate i ghiacci della calotta polare vanno rapidamente riducendosi e gli orsi stanno letteralmente perdendo la loro casa.
Eccoli quindi a zonzo per la città eterna; numerosi gli avvistamenti al Circo Massimo, in via della Conciliazione, a Castel Sant'Angelo e davanti al Colosseo.
(fonte: Repubblica.it)
martedì 7 luglio 2009
seven
Un Nuovo peccato è stato individuato: la falsa etichetta. Peccato commesso dai prodotti che danno l'impressione di aver ricevuto la certificazione da una terza parte... che non esiste.
Dalla ricerca condotta da Terrachoice (nel mercato nordamericano) emerge anche che giocattoli, prodotti per bambini in genere, cosmetici e prodotti per la pulizia sono i principali peccatori.
Cliccare sull'immagine per saperne di più.
lunedì 6 luglio 2009
venditori di fumo
Il 91% delle pubblicità analizzate dal rapporto è illegale, perché non conforme alla legislazione vigente, non riporta alcuna informazione sulle emissioni di CO2 o le riporta in forma scarsamente visibile. “L'illegalità sembra essere più la norma che l'eccezione.
L'industria automobilistica continua a farsi beffa della salute di cittadini e ambiente, negando ai consumatori la possibilità e il diritto di fare una scelta oculata e sostenibile, per il portafoglio e per l'ambiente.” - afferma Daniel Monetti di Terra! Su un campione di 492 inserzioni pubblicitarie esaminate, solo il 9% può essere considerato conforme alla normativa, riportando in maniera corretta le informazioni sui consumi e sulle emissioni di CO2 dei veicoli reclamizzati.
Il 5,68% delle pubblicità analizzate non riporta alcuna informazione su emissioni e consumi, mentre la stragrande maggioranza, l'85,6%, le riporta in dimensioni ben lontano dall'essere di facile lettura o della stessa evidenza rispetto alle informazioni principali fornite nel materiale.
Assieme, il 91% delle pubblicità analizzate, risulta non conforme alla legislazione vigente, in quanto non riporta alcuna informazione sulle emissioni di CO2, o le riporta in forma illeggibile o scarsamente evidente.
A seguito dell'indagine sulle pubblicità illegali, Terra! ha trasmesso un esposto all'Istituto della Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), all'Unioncamere e le Camere di Commercio delle città sede dell'indagine (autorità indicata quale responsabile dell'attuazione della legge sulla pubblicità dell'auto), per denunciare 96 differenti pubblicità illegali facenti riferimento ad altrettanti modelli di automobili, censite nel rapporto. Terra! ha proposto diverse integrazioni al DPR che regola le pubblicità dell'auto, suggerendo una formulazione più chiara, basata sulla scala graduata a colori già usata per indicare l'efficienza energetica degli elettrodomestici. In Italia, le emissioni di gas serra sono aumentate del 7,1%, invece di diminuire come è avvenuto nella maggioranza dei paesi europei.
Il dato preoccupante è rappresentato proprio dai trasporti su strada, responsabili di quasi il 70% dell'aumento di emissioni di gas a effetto serra tra il 1990 e il 2007. In questo modo il nostro paese si allontana sempre di più dagli obiettivi di Kyoto. Fonte: www.terraonlus.it Per maggiori informazioni leggete il rapporto Venditori di fumo
giovedì 2 luglio 2009
stepbystep
mercoledì 1 luglio 2009
la pagella dei G8
L'associazione ambientalista dà i voti alle politiche dei paesi del G8 contro l'effetto serra.
Promosse (per aver rispettato gli impegni a ridurre) solo Germania, Gran Bretagna e Francia. Ferme Italia e Giappone. Salgono Usa e Russia.
lunedì 29 giugno 2009
martedì 23 giugno 2009
lunedì 22 giugno 2009
sabato 20 giugno 2009
venerdì 19 giugno 2009
il cibo degli italiani
Acquisti più verdi e sostenibili
Dalla ricerca emerge in primo luogo una tendenza consolidata: i comportamenti d’acquisto dei consumatori premiano la fiducia nella marca dei prodotti e nel punto di vendita. La sicurezza e la qualità del prodotto sono considerate dei prerequisiti all’acquisto: nel 72% dei casi viene verificata solamente la data di scadenza, soprattutto dalle fasce di età più giovani (25-44 anni) e al Centro Sud. Nel 49,3% dei casi ci si affida anche alla notorietà/reputazione di marca, mentre nel 34,3% di quella del venditore/punto di vendita.
Nella valutazione del prodotto il 65% del campione attribuisce importanza alla voce “Ambiente/Inquinamento”, con maggiore incidenza presso i soggetti più maturi, le donne residenti al Nord di Italia; il 70% attribuisce importanza agli aspetti etico-sociali, con incidenza leggermente più alta presso i soggetti più maturi.
Bassa emissione di CO
Alla tematica della sostenibilità viene assegnata un’importanza crescente nel sistema dei valori e nelle scelte d’acquisto dei consumatori. Questo anche se i termini “Carbon free” e “Carbon neutral”, utilizzati per indicare i prodotti realizzati attraverso una filiera agroalimentare a bassa emissione di CO2, sono di fatto sconosciuti presso tutti i target intervistati: il 94% del campione dichiara di non averne mai sentito parlare anche se l’espressione “sostenibilità” viene ricondotta correttamente all’area ambiente ed ecologia.
Un dato che dovrebbe comportare, per le imprese del settore, ampi spazi di manovra per attivare interventi di comunicazione e di education in grado di influenzare le decisioni di acquisto del consumatore sul tema della eco-sostenibilità.
Imprese e impatto ambientale
Le imprese interpellate nel corso dell’indagine tendono a sottolineare il valore per la food industry della certificazione della qualità e della sicurezza dei prodotti: il 71% del campione la ritiene importante e ben l’88% ritiene che le certificazioni di sicurezza e qualità emesse da terze parti indipendenti siano in ogni caso da comunicare non solo alla gdo, ma anche al consumatore finale.
Nelle risposte delle imprese trova conferma il trend a favore dei prodotti verdi e sostenibili emerso dalle risposte dei consumatori: a giudizio delle imprese, il grado di considerazione dei temi ambientali ed etico sociali tenderà a crescere nei prossimi anni (82% del campione)
(fonte: GDO WEEK)
giovedì 18 giugno 2009
acqua veritas
mercoledì 17 giugno 2009
quale intelligenza?
Su ogni oggetto che compriamo è nascosto un "cartellino del prezzo" aggiuntivo: sono i costi che paga il pianeta, e quindi la nostra salute. Ma ci è impossibile valutarli correttamente, perché non ce ne accorgiamo: il nostro cervello non è attrezzato per farlo. Non basta quindi un'informazione trasparente per diventare i consumatori consapevoli di un mercato ecosostenibile.
Occorre un radicale cambiamento cognitivo, che ci permetta di reagire a una vernice al piombo con la stessa istintiva percezione di pericolo che da millenni proviamo alla vista di un predatore.
Daniel Goleman introduce con questo libro un concetto rivoluzionario: la cura per l'ambiente non è un movimento o un'ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo. È l'intelligenza ecologica, da sviluppare come specie, non come individui, indispensabile per affrontare sfide troppo complesse per vincerle da soli.
Perché l'uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare. L'intero pianeta Terra.
(fonte: www.ibs.it)
martedì 9 giugno 2009
tu vuò fa l' american!
Puorte o cazone cu 'nu stemma arreto 'na cuppulella cu 'a visiera alzata. Passe scampanianno pe' Tuleto camme a 'nu guappo pe' te fa guardà!
Tu vuò fa l' americano! mmericano! mmericano siente a me, chi t' ho fa fa? tu vuoi vivere alla moda ma se bevi whisky and soda po' te sente 'e disturbà.
Tu abballe 'o roccorol tu giochi al basebal ' ma 'e solde pe' Camel chi te li dà? ... La borsetta di mammà!
Tu vuò fa l' americano mmericano! mmericano! ma si nato in Italy! siente a mme non ce sta' niente a ffa o kay, napolitan! Tu vuò fa l' american! Tu vuò fa l' american!
Comme te po' capì chi te vò bene si tu le parle 'mmiezzo americano? Quando se fa l 'ammore sotto 'a luna come te vene 'capa e di: "i love you"!?
Tu vuò fa l' americano mmericano! mmericano siente a me, chi t'ho fa fa? tu vuoi vivere alla moda...
venerdì 5 giugno 2009
communication design
Riporto integralmente dal blog di The Hub Milano.
“The main activity of designers will be as social innovators“, parola di Ezio Manzini in un intervista/evento organizzata da o2NYC , meno di un mese fa, dal titolo “Sustainability: The Exit Strategy. Small, local, open and connected. An Evening with Ezio Manzini”.
Nella sua relazione, Ezio disegna una exit strategy per conscious designers pronti ad “offrire soluzioni per il cambiamento climatico, ridurre l’impatto dei materiali, ideare strumenti di design per una società migliore”. Parole chiave della conversazione sono il movimento del green design, quello dello Slow food, il ruolo dei designer per incidere nei processi di social innovation.
In particolare su quest’ultimo punto, Ezio sostiene che, a differenza delle trasformazioni guidate da scienziati, economisti, realtà del terzo settore e privati, i “designed systems” si rivelano più forti e replicabili. I designers trasformano le idee in pratica: l’obiettivo è trasformare i prototipi in prodotti. (“The role of designer then shifts from making things into mass produced consumer objects, to shepherding local sustainable practices into wider mainstream society”).
Nell’era dei network, il fenomeno dell’innovazione sociale è generato dagli attori del cambiamento coinvolti “direttamente” nella risoluzione dei problemi. I designers dovrebbero creare le condizioni affinchè le collaborazioni e l’agire collettivo risultino possibili ed efficaci: “we create the conditions, not the solution“.
Nell’economia sociale questo dovrebbe essere il lavoro principale dei designer, e non relegato ad attività e momenti di volontariato.
Lo scenario è in cambiamento, e le evidenze non mancano: il Social Innovation Fund e l’Office of Social Innovation in USA; il riconoscimento ufficiale da parte della UE nel definire l’innovazione sociale quale asset strategico per uno sviluppo sostenibile, l’attenzione dell’accademia, i principi del co-working, del social business basato sulla condivisione delle conoscenze e dei processi.
“Now is the time. We need radical change; increasing consciousness is not enough“
Tutto ciò mi dice che anche nella comunicazione (e nel marketing) si deve fare un enorme balzo in avanti per PROMUOVERE SOLUZIONI, GENERARE SCENARI e AMPLIFICARE I SEGNALI.
In poche parole occorre sviluppare un approccio di Communication Design per aiutare il processo d'innovazione.
giovedì 4 giugno 2009
stern = severo
E' esattamente questo rapporto a dividere in fazioni spesso ideologicamente schierate governi, agenzie, istituzioni, associazioni; è contro questo rapporto che si è scagliata la prosa lucida e disinibita di Nigel Lawson.
Decisamente da leggere e meditare.