mercoledì 31 dicembre 2008

andare oltre


WBCSD (World Business Council for Sustainable Development) ha recente pubblicato una interessante ricerca (download .pdf) che segnala come (negli USA) sia arrivato il momento di passare dalla fase dell’introduzione di prodotti “sostenibili” alla fase del sostanziale rinnovamento del modello di business.


Essere green è necessario ma non basta più, occorre andare oltre, ponendosi tre nuovi obiettivi.

INNOVAZIONE nei processi produttivi, nel design e nella filiera di fornitura per massimizzare il valore sociale del prodotto/servizio minimizzandone l’impatto ambientale.

CONDIVISIONE del modello di busines, con i clienti e gli altri stakeholder, usando il marketing e la comunicazione con un approccio 2.0

ELIMINAZIONE di tutto ciò che non è più sostenibile, coinvolgendo distribuzione e istituzioni.

Sembra quindi esserci lo spazio per un modo nuovo di pensare al business, al consumo e alla responsabilità sociale.

Qualche idea?

lunedì 29 dicembre 2008

qb


QB, consumo quanto basta.
La campagna è dell'ottobre 2004 ma quanto mai attuale. Obiettivo del progetto era la realizzazione una
campagna di comunicazione rivolta ai cittadini del Veneto in qualità di consumatori, basata sul concetto di “frugalità”.

La frugalità è intesa come necessità di orientare gli attuali modelli di comportamento e di consumo del singolo individuo verso una logica di ecosostenibilità dei comportamenti quotidiani e di contenimento degli sprechi.

I contenuti del messaggio riguardano i rifiuti, l’uso dell’acqua e l’inquinamento dell’aria che rappresentano alcuni dei problemi ambientali individuati come prioritari nel Veneto.


Realizzata da
ARPAV si spera che venga ripetuta al più presto e condivisa su tutto il territorio nazionale. Oltre che pagine stampa e affissione era stato realizzato uno spot geniale nella sua semplicita e coerenza tra trattamento, contenuti e messaggio.

sabato 20 dicembre 2008

Pino ringrazia

Piccoli alberi di natale (alti circa 15cm) ricavati da pezzi di schede madre riciclate da pc, con led luminosi: Pino ringrazia. Li trovate su internet, ad esempio su dcigift.com.

giovedì 18 dicembre 2008

eco-mobility3


"E' Parma la città italiana dove ci si sposta in maniera più eco-sostenibile."

Lo certifica la seconda edizione della ricerca "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborata da Euromobility e Kyoto Club in collaborazione con Assogasliquidi e Consorzio Ecogas e con il patrocinio del ministero dell'Ambiente.

Lo studio tiene conto soprattutto della qualità dell'offerta di alternative all'utilizzo individuale dell'auto privata, quindi della diffusione del car e bike sharing, dei taxi collettivi, delle piattaforme logistiche per i mezzi, dei mobility manager, della quantità e qualità delle piste ciclabili e delle corsie preferenziali. Elementi che vengono poi incrociati con i dati sullo stato di salute dell'aria.

A elevare Parma al di sopra degli altri comuni è la qualità del trasporto pubblico, la gestione della mobilità e la diffusione delle auto a basso impatto. (fonte: repubblica.it)

Abitandoci mi sorprendo e poi, rileggendo il report, comprendo l'equivoco: la ricerca guarda all'offerta di alternative, non al loro effettivo utilizzo. Creare alternative forse non basta, quello che serve, e manca, è la capacità delle amministrazioni pubbliche di fare cultura, di creare consapevolezza e adesione ad un progetto.

La crisi della politica è anche questo e così aumentano le opportunità per le aziende che fanno della sostenibilità la loro mission.

mercoledì 17 dicembre 2008

plan A

Circa 2 anni fa Mark&Spencer ha lanciato il proprio piano di sostenibilità, denominato Plan A, suddiviso in 100 eco-obiettivi da raggiungere in 5 anni. L’azienda, cercando costantemente la collaborazione con i propri clienti e fornitori, ha intrapreso la tortuosa strada per combattere il cambiamento climatico, ridurre i rifiuti, salvaguardare le risorse naturali, promuovere un commercio equo e solidale, tutelare la salute.

Questo video illustra i risultati raggiunti fino ad ora.

Non esiste un Plan B.

lunedì 15 dicembre 2008

sabato 13 dicembre 2008

eco-Simply


Consumi ridotti e utilizzo di energia rinnovabile, riciclo di materiali e rifiuti, offerta di prodotti ecocompatibili ed equosolidali, attenzione al territorio: sono queste le peculiarità del supermercato Simply Sma inaugurato il 4 dicembre in quel di Botticino alle porte di Brescia.


La formula commerciale Simply Sma, appartenente a Sma spa (Gruppo Auchan), da oggi può far leva sul nuovo concetto di spesa ecologica annoverando in questo progetto pilota molteplici attività che toccano i temi dell’energia, dei rifiuti, dei prodotti e del sociale.

Sviluppato su una superficie di 1.200 mq, il punto di vendita vede al suo interno molte soluzioni e interventi tecnici volti a ridurre al minimo i consumi sfruttando al meglio il valore energetico prodotto quali, per esempio, gestione automatica dell’illuminazione con fotocellule, utilizzo di ampie vetrate per sfruttare la luce naturale, l’installazione di impianti di condizionamento a basso consumo, l’inserimento di coperture sui banchi surgelati, l’utilizzo del calore prodotto dalla centrale frigorifera reimpiegato per il riscaldamento dell’acqua.

Ma l’impegno si misura anche all’esterno del supermercato dove la struttura è stata completamente isolata al fine di ridurre il fabbisogno energetico per il suo condizionamento oltre all’installazione di lampioni fotovoltaici con fonte luminosa a led per l’illuminazione del parcheggio.


Dal 2009 il tetto del punto di vendita sarà dotato, inoltre, di un impianto fotovoltaico che produrrà 44.000 kwh annui. Punto fondamentale del progetto Simply Sma è anche il recupero e il riutilizzo dei materiali al fine di evitare l’accumulo eccessivo dei rifiuti.

Questa sensibilità la si evince sin dalle attrezzature: il legno utilizzato per la realizzazione dei banchi gastronomia e del pane così come la plastica dei carrelli, dei cestini e dei separatori dei banchi gastronomia e panetteria sono di materiale riciclato; le piastrelle sono rivestite da vetro ricavato da neon esausti: gli shopper sono biodegradabili.


L’obiettivo principale resta in ogni caso la sensibilizzazione dei clienti alle tematiche sociali e ambientali.

Per questo Simply Sma offre al consumatore “prodotti ecoattenti” contrassegnati da una comunicazione in store efficace. L’offerta ecoattenta comprende prodotti bio, a km zero, equosolidali e sfusi (detersivi liquidi, caramelle, cereali, frutta secca).

Simply Sma ha portato a termine, inoltre, un accordo con Cauto, onlus locale, per il ritiro di tutti i prodotti invenduti ma ancora consumabili affinché siano fonte di alimentazione per le persone meno abbienti della zona. Non ultima la collaborazione con Legambiente per la valorizzazione di una parte del territorio che circonda il punto di vendita.


Ecco le novità

Investimento:
15% in più rispetto a un punto di vendita tradizionale Risparmio energetico complessivo 220.000 kwh annui equivalenti a 28.000 euro ovvero il consumo di 20-25 famiglie

Involucro edilizio:
La struttura è stata isolata al fine di ridurre il fabbisogno energetico per il suo condizionamento attraverso una migliore coibentazione

Impianto di condizionamento:
Sistema roof-top avanzato che recupera l’aria calda o fredda all’interno del pdv facendola transitare nelle batterie di condensazione per risparmiare energia

Impianto di riscaldamento:
Recuperatori di calore della centrale frigo alimentare

Impianto freddo alimentare:
Elettrovalvole avanzate a commutazione elettronica in alternativa a quelle meccaniche convenzionali a poli schermate, Lampade con reattori elettronici in alternativa ai ferromagnetici per l’illuminazione dei banchi, condensatori assiali con ventole per regolare la velocità delle ventole; centrali frigorifere ottimizzate con accorgimenti tecnici che ne migliorano il rendimento; banchi surgelati con vetri di copertura a scorrimento verticale; Ventilatori ottimizzati per gli estrattori della sala macchine.

Impianto elettrico:
Parzializzazione dei filari mediante relè crepuscolari per l’illuminazione nell'area vendita standard;
Regolatore di flusso luminoso per i faretti dell’illuminazione nell’area vendita specialistica per la riduzione dei consumi; Lampioni fotovoltaici con fonte luminosa a led per l’illuminazione del parcheggio.

Energie rinnovabili:
Impianto fotovoltaico da 40 kW per un complessivo da 44.000 kwh annui

Materiale riciclato:
Pannelli truciolari con legno riciclato per la scaffalatura della gastronomia e della panetteria; carrelli e cestini realizzati con plastica riciclata dai tappi delle bottiglie; separatori banchi frigo realizzati con plastica riciclata; smalto delle piastrelle di rivestimento dei bagni ricavato dal vetro dei tubi neon esausti

Riutilizzo:
Shopper; vasche raccolta acqua piovana per irrigare il verde dei parcheggi; recupero dei prodotti inadatti alla vendita per la donazione ad associazioni di volontariato tramite accordo con Cauto Onlus; isola verde nel parcheggio per la raccolta e il riciclo di plastica, alluminio, pile e carta

Offerta ecoattenta:
Equosolidale
Biologico
Km zero
Sfusi (con un risparmio del 30% rispetto a prodotti similari già confezionati)
Ricariche

(fonte: Mark Up)

giovedì 11 dicembre 2008

lowcost

Dalla ricerca GPF commissionata da Dacia (Gruppo Renault) emerge un’inedita fotografia del nostro Paese di fronte alla crisi economica in atto: nei modelli di consumo crescono senso di responsabilità, frugalità consapevole e voglia di innovare. Diminuisce sensibilmente il desiderio di esibizione sociale.

Gli Italiani non vogliono più consumare ma poter scegliere con senso di consapevolezza, responsabilità e propensione alla sperimentazione.

Sembra questo il senso generale emerso dall’indagine GPF “Come cambiano gli Italiani: nuovi valori e nuovi paradigmi d’acquisto low-cost nell’era della crisi”, commissionata da Dacia. L’indagine qualitativa è stata condotta, a novembre 2008, attraverso interviste etnografiche e di gruppo.

I risultati delle indagini sono stati incrociati con il database GPF sulla società italiana (3SC) con l’obiettivo di verificare come i nuovi paradigmi di acquisto, in modo particolare quello low-cost, vengano interpretati dalle diverse categorie “sociologiche”.


Emerge la fotografia di una società in evidente trasformazione, all’interno della quale, dopo anni di immobilismo, aumenta sensibilmente la componente più aperta all’innovazione e al cambiamento che si orienta verso l’adozione di stili di vita e di consumo nuovi – primo tra tutti il low-cost. Nel Paese delle griffe, un segnale particolarmente rappresentativo dei “tempi che cambiano” è il calo dell’ansia di esibizione sociale e della seduzione degli status symbol, a fronte di un crescente desiderio di approfondimento, conoscenza ed arricchimento personale.


Sintesi dei risultati

La crisi e l’austerità volontaria
Il grave momento di crisi economica e di recessione rende il tema del low cost più che mai attuale. La situazione, tuttavia, era cambiata già prima della crisi: se, infatti, i segnali della crisi erano già evidenti e a luglio 2008 – data dell’ultima rilevazione 3SC – il 68,2% degli italiani dichiarava che si sarebbe orientato da lì in poi verso marche/ prodotti meno costosi, è anche vero che negli ultimi anni si è andata delineando una nuova sensibilità culturale che potremmo chiamare “austerità volontaria”.

Dal 2006 ad oggi è cresciuto di 4 punti percentuali (dal 44 al 48%) il numero di italiani che si dichiara d’accordo con l’affermazione “non mi interessa guadagnare di più per poter spendere di più”, mentre il 55% degli italiani afferma di riconoscersi nella filosofia della “semplicità volontaria”.

Ciò che sta accadendo è un vero e proprio cataclisma socioculturale: oggi, per la prima volta, si assiste ad una battuta d’arresto dei valori di edonismo e consumismo che avevano caratterizzato la società italiana sin dagli anni ’80. Negli ultimi due anni, infatti, è sceso di 5 punti percentuali il numero di coloro che si riconoscono nell’affermazione “In un momento come questo, bisogna badare soprattutto ai propri interessi personali”, passando dal 63 al 58%.

Al contrario, sono tornati a crescere valori come l’amore per l’arte e la cultura, il senso di comunità, l’impegno e l’attenzione verso l’ambiente. L’ambiente, infatti, risulta essere la prima preoccupazione per il 71% degli italiani.


L’austerità volontaria non come rinuncia ma come stile di vita
La sobrietà dei consumi si configura, dunque, non come una rinuncia ma piuttosto come la nuova “cifra culturale” del nostro tempo. Così, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa tendenza convive con un interesse per la moda, l’estetica, l’espressione di sé, che non sono affatto in crisi: negli ultimi due anni, al contrario, l’interesse per la moda è cresciuto lievemente, di 1 punto percentuale. È in crisi, invece, l’interesse per l’apparenza in quanto tale, esemplificato dall’adozione e l’esibizione di prodotti status symbol, che ha lasciato spazio alla voglia di autenticità.

Il low cost è “il” consumo contemporaneo
In un contesto di liberazione dagli stereotipi e di ricerca di semplicità, il low cost è divenuto non “una” ma “la” modalità di consumo della società contemporanea, quella più capace di catturare lo spirito del tempo.

Il consumatore è divenuto lucido, competente, esigente, autonomo, refrattario a farsi manipolare dal marketing e dalla pubblicità. Il 71% degli Italiani, infatti, si dichiara d’accordo con l’affermazione che “Il prezzo basso, conveniente, oggi non è più sinonimo di bassa qualità ma di correttezza da parte del produttore”.


I marchi dichiaratamente low cost sono ormai “sdoganati” e non creano alcun “complesso” di immagine: il 78,7% degli italiani dichiara infatti che “aziende come Ryanair, Ikea, Dacia etc. hanno dimostrato che non sempre a prezzi bassi corrisponde bassa qualità”.


Low cost si dice in molti modi…
La pervasività è l’attualità del low cost come modalità di consumo è dimostrata dal fatto che non si può più parlare “del low cost” ma “dei low cost”: tutti (o quasi) gli Italiani, con modalità e declinazioni valoriali diverse, praticano oggi modalità di consumo low cost. Si va dal low cost vissuto come risparmio subìto e rinuncia del “piccolo borghese”, al low cost “residuale” di chi ancora si riconosce nei valori di apparenza e consumismo degli anni ’80 ma che non disdegna di affidarsi a marchi “sdoganati “ e oramai “ecumenici” come Ikea o Ryanair.

Si arriva ai cosiddetti “radical chic”, che fanno del low cost la loro strategia di affermazione ideologica e di differenziazione, e ai giovani della “net society” che ne fanno strumento di liberazione dall’etichetta e dagli stereotipi, fino a quanti fanno del low cost una scelta di etica e di responsabilità sociale.


L’auto low cost
In questo contesto non sorprende che siano sempre più gli italiani aperti all’idea di acquistare un’auto low cost, sebbene l’auto resti in questo Paese lo status symbol per eccellenza. Infatti, il 62,8% degli italiani dichiara “È essenziale che l’auto faccia fare anche una bella figura”.
La propensione generica per un’auto “no frills”, in Italia si attesta a circa due italiani su tre (il 65.1%), con una propensione massima che sfiora un terzo degli intervistati (30,2%).

Tuttavia, in un clima socio-culturale in cui l’austerità volontaria sta diventando sempre più rilevante e “trendy” – anche e soprattutto nei settori più avanzati della società – l’auto low cost va configurandosi non più solo come una scelta di ripiego, un risparmio subìto, ma come una scelta “furba”, “intelligente”, differenziante che, prima di tutto, fa star bene con sé stessi.

Sempre più, dunque, l’auto low cost si sta trasformando da scelta razionale e obbligata – risparmio subìto e rinuncia - a scelta di cuore e di espressione dell’identità personale, in cui i valori di anticonformismo da una parte (l’auto low cost “radical chic”) e di autenticità dall’altra (l’auto low cost della semplicità e dell’etica del risparmio) sono i driver motivazionali più forti che spingono all’acquisto di questo prodotto.

lunedì 8 dicembre 2008

ecopallet

Fino ad ora ho dedicato pochi post citando esplicitamente aziende che hanno saputo dare un segnale forte nell'ambito della sostenibilità, sicuramente uno spazio merita PALM S.p.A.,

La sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale d’impresa sono passate, in pochi anni, da opzione strategica a emergenza, ancora più pressante oggi a causa delle crisi economiche, finanziarie ed etiche che caratterizzano le principali economie del mondo, non solo occidentale.

Non è più un’opinione, ma una certezza, il fatto che solo le imprese che sapranno maggiormente impegnarsi nelle pratiche di responsabilità sociale e di sostenibilità ambientale usciranno prima e rafforzate dall’attuale crisi, garantendosi crescita e sviluppo.

In questo contesto tutto il comparto produttivo e distributivo deve maturare la consapevolezza della necessità di nuove linee guida da seguire in tutte le operazioni di acquisto, sia dirette che indirette, per un controllo efficace della catena di fornitura.

Ecco quindi che le professionalità presenti in azienda debbono darsi come priorità quella di ridurre l’impatto ambientale del ciclo produttivo, con una visione a largo spettro, obbligandosi a richiedere prodotti e servizi a basso impatto, puntando su materie prime di origine certificata, facilmente riutilizzabili, riciclabili e smaltibili.

La Green Supply Chain diviene quindi un obiettivo strategico, raggiungibile solo ragionando in termini di eco-efficienza fin dalla progettazione del prodotto, con un approccio “from cradle to grave” che garantisca un alto livello di eco-compatibilità del prodotto per tutto il suo ciclo di vita (Life Cycle Thinking).

Pedina fondamentale, se non chiave di volta, del sistema produttivo e distributivo, diventa allora il pallet, supporto concreto e metafora perfetta, dello sviluppo sostenibile.

Tutti i professionisti della logistica e degli acquisti sanno quale ruolo svolga oggi il pallet, divenuto indispensabile strumento di lavoro nella movimentazione delle merci.

Consapevole del ruolo di questo strumento, in una logica di Green Supply Chain, PALM S.p.A. già da diversi anni ha sviluppato un processo virtuoso di produzione che le ha consentito il raggiungimento di una posizione di leadership.

E’ nato così Green Pallet (www.greenpallet.it), un prodotto 100% sostenibile in virtù della sua progettazione e realizzazione, basata sul rispetto dei principi di eco-design (riduzione del peso e del volume delle materie prime impiegate), uso esclusivo di legname certificato FSC o PEFC (per combattere il taglio illegale e sostenere la corretta gestione di boschi e foreste), uso di energia da fonti rinnovabili nello stabilimento di produzione.

Ulteriore sviluppo del Green Pallet è poi divenuto il Pallet a km0, prodotto che alle caratteristiche di cui sopra, somma la provenienza del legname, reperito nel territorio, con conseguente abbattimento dell’impatto dei trasporti e sviluppo dell’economia locale.

PALM S.p.A. è però consapevole che essere virtuosi non è sufficiente se non si è in grado di interagire con gli altri operatori del mercato.

Per questa ragione PALM S.p.A. ha promosso, ed è attore principale, di network di imprese che hanno nella sostenibilità la loro mission condivisa, network che sono diventati veri “social network d’impresa” e che promuovono il livello 2.0 della sostenibilità.

Imprese amiche dell’Ambiente: raggruppa aziende sensibili alla sostenibilità ambientale, definisce linee guida da seguire e diffonde le best practices (fare rete).

AssoSCAI (Associazione per lo Sviluppo della Competitività Ambientale d’Impresa): ha la mission di sviluppare una nuova cultura imprenditoriale e promuove la corretta gestione ambientale attraverso il rilascio dell’etichetta ambientale che certifica il rispetto degli standard ISO 14021:2002 (fare sistema).

Acquisti&Sostenibilità: associazione no-profit, per creare valore sociale in campo economico e ambientale, attraverso il controllo della catena di fornitura (fare valore).

PALM S.p.A. non si limita quindi ad offrire un prodotto, ma mette a disposizione di imprese e distribuzione risposte sociali rilevanti per il consumatore finale, che con sempre maggior forza e capacità di controllo, richiede prodotti e servizi che sappiano essere vettori di sviluppo sostenibile oggi e per le generazioni future, in termini di impatto ambientale, sicurezza, salute ed etica.

domenica 7 dicembre 2008

eco-mobility2


Trendwatching.com ha pubblicato un assaggio dei trend 2009, tra questi "econcierges" cioè le aziende, i servizi e i prodotti dedicati alle persone per aiutarle ad essere più verdi e, sopratutto, risparmiare o fare soldi attraverso l'essere verdi.

Tra i diversi esempi citati "eco:Drive", innovativa applicazione di FIAT che ha l'obiettivo di migliorare l'efficacia della guida fino al 15%.

Ridotto impatto ambientale e risparmio di carburante: attraverso la porta USB posta sull'autovettura si scaricano i dati di guida, il software fa una valutazione e suggerisce i miglioramenti da apportare al proprio stile di guida.

venerdì 5 dicembre 2008

ethical leader


Ethical Corporation ha pubblicato l'elenco delle persone che nel 2008 hanno fatto fare un balzo in avanti alla responsabilità sociale d'impresa.

Il primo della lista è un certo Obama, poi trovate anche Jessica Sansom, CSR manager di innocent drink, inserita per i risultati ottenuti nella sostenibilità della supply chain.

Ancora una volta la dimostrazione che le piccole aziende sono le prime a poter fare grandi cose.

giovedì 4 dicembre 2008

eco-mobility


Al Motor Show è stato presentato il progetto "e-mobility", partnership tra Enel e Smart.


A Roma, Pisa e Milano verranno messe a disposizione 100 vetture elettriche che potranno fare il pieno di energia in oltre 400 punti di ricarica dedicati. L'energia erogata sarà tutta certificata R
ECS.

Evidenti i vantagg
i in termini di abbattimento delle emissioni e di risparmio per gli utenti (con 10€ di benzina si possono percorrere 120km, con la stessa cifra in energia elettrica circa 280km).

Nella cartella stampa distribuita manca però un dato fondamentale: la footprint della produzione delle auto e dei punti di ricarica.

Difficile credere che aziende con un marketing così sofisticato, ignorino il fatto che non basta più proporre prodotti e servizi che "scaricano" sui clienti la responsabilità della salvaguardia dell'ambiente, quello stesso ambiente che dalla produzione di quegli stessi beni e servizi che si propongono come soluzione ne esce, forse, ulteriormente danneggiato.

Prima di acquistare un prodotto o servizio "ecologico" ci si dovrebbe chiedere quale impatto ambientale ha avuto la produzione e la distribuzione dello stesso, perchè spesso la soluzione serve solo ad aggravare il problema.